Durante la Santa Messa di ieri, Sua Eccellenza monsignor Roberto Busti, Vescovo di Mantova, ha commento il Vangelo secondo Giovanni.
Io prendo spunto da tale commento, per parlare del Vangelo secondo Giovanni.
Com'è noto, la Bibbia è divisa in Antico e Nuovo Testamento.
L'Antico Testamento parla del popolo d'Israele e trentanove dei suoi quarantasei libri sono comuni con quelli della Bibbia ebraica.
Gli altri sette libri (considerati apocrifi dalla tradizione ebraica) sono detti deuterocanonici e sono: Giuditta, Tobia, I Maccabei, II Maccabei, la Sapienza, il Siracide e Baruch.
A questi si aggiungono la Preghiera di Azaria, il Cantico di tre giovani alla fornace, la storia di Susanna, Bel e il Drago ed una versione greca di Ester.
Il Nuovo Testamento, invece, parla di Gesù, degli Apostoli e della Chiesa.
Esso è diviso nei quattro Vangeli (Matteo, Marco, Luca e Giovanni), nel Libro degli Atti degli Apostoli, nelle lettere di San Paolo (Lettera ai Romani, I Lettera ai Corinzi, II Lettera ai Corinzi, Lettera ai Galati, Lettera agli Efesini, Lettera ai Filippesi, Lettera ai Colossesi, I Lettera ai Tessalonicesi, II Lettera ai Tessalonicesi, I Lettera ai Timoteo, II Lettera a Timoteo, Lettera a Filemone), nella Lettera agli Ebrei, nella Lettera di Giacomo, nella I Lettera di Pietro, nella II Lettera di Pietro, nella I Lettera di Giovanni, nella II Lettera di Giovanni, nella III Lettera di Giovanni, nella Lettera di Giuda e nell'Apocalisse.
Ora, focalizziamo la nostra attenzione sui quattro Vangeli.
I primi tre, che furono scritti da San Matteo, San Marco e San Luca, sono sinottici.
Più o meno dicono la stessa cosa.
Il quarto, quello scritto da San Giovanni è diverso.
Questo Vangelo, infatti, racconta cose che gli altri non raccontano.
In esso vi sono elementi criptici che gli altri non hanno.
Ora, nel Vangelo secondo Giovanni si parla dei miracoli di Gesù.
I miracoli citati sono sei e sono: la rivelazione di Gesù durante il Battesimo, il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino nelle nozze di Cana, la guarigione di un figlio di un funzionario regio, la guarigione di un infermo alla piscina di Betsaida, la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la guarigione di cieco nato.
Ora, qui vi è un riferimento alla numerologia ebraica.
Secondo tale numerologia, il sei è il numero imperfetto.
Il numero che rappresenta la perfezione e la pienezza è il sette.
Dio fece il mondo in sei giorni e al settimo si riposò.
Il sette rappresenta l'unione tra il Cielo e la Terra, i tre elementi del Cielo e i quattro della Terra.
Nella qabbalah ebraica, sette sono le divinità mitologiche indicate.
Sette sono i bracci del candelabro della Menorah.
Sette sono i doni dello Spirito e sono: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio.
Sette sono le Chiese citate nell'Apocalisse (che, guarda caso fu scritta da San Giovanni) e che sono la Chiesa di Efeso, quella di Smirne, quella di Pergamo, quella di Tiatira, quella di Sardi e quella di Filadelfia, quella di Laodicea.
Sempre nell'Apocalisse, sette sono i Sigilli che verranno rotti alla fine del mondo.
Al contrario, il sei è un numero imperfetto.
Per questo motivo, il numero 666 è considerato il numero diabolico, il numero della Bestia.
Infatti, come il numero sette, anche il numero tre ha un significato importante.
Il numero sei ripetuto per tre volte indica la piena imperfezione, il massimo del vizio.
Chi rappresenta il massimo del vizio?
Ovviamente, il personaggio che rappresenta il massimo del vizio è Satana.
Allora, perché nel Vangelo vengono citati sei miracoli.
Il settimo miracolo c'è ed è la resurrezione di Gesù, che avverrà dopo la Sua morte in croce.
Inoltre, nel brano che è stato citato ieri (il miracolo nelle nozze di Cana) si parla del vino.
Ora, nella Bibbia il vino viene citato spesso.
Ieri, ho pubblicato su questo blog una mia poesia intitolata "La colonna dell'Apprendista di Rosslyn".
Questa mia poesia inizia con queste parole latine: "Forte est vinum...fortior est rex... fortiores sunt mulieres...super omnia vincit veritas.".
Questa frase latina (che è scolpita sulla pietra dell'architrave sopra la colonna dell'Apprendista della Cappella di Rosslyn) è un frase presa dal libro di Esdra (Antico Testamento) e (secondo certe storie) lega la cappella al Tempio di re Salomone.
Anche San Giovanni citò il vino.
Il vino fa parte della cena pasquale ebraica.
Un calice di vino, infatti, viene messo sulla tavola per il profeta Elia.
Il vino rappresenta il bene dello stare insieme (nel nostro caso, come Chiesa) ed il sangue di Cristo nell'ultima Cena, che ha nella nostra Eucaristia la massima espressione.
Ricordo anche un'altra cosa.
San Giovanni fu anche l'apostolo che prese la Vergine Maria, la madre di Gesù Cristo, in casa sua, dopo la morte del figlio.
Quindi, egli fu colui che ascoltò più da vicino le storie su Cristo.
Anche per questo motivo, nella loro speculazione, i massoni hanno preso San Giovanni come loro "Santo Patrono".
La realtà è ben diversa.
San Giovanni rappresenta colui che si affida a Dio (attraverso Gesù Cristo) e che quindi mostra quello che dovrebbe essere una fede vera.
Cordiali saluti.
San Giovanni Apostolo ed Evangelista, dipinto del XVII secolo, di scuola italiana. |
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