Il 23 maggio 1992, la mafia uccise con una vera azione di guerra il giudice Giovanni Falcone, la moglie di lui Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.
Il fatto avvenne sull'Autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo.
Ora, quel crimine veramente esecrabile fu un atto di guerra della mafia allo Stato.
Oggi, dopo tanti anni, questa ferita è ancora aperta.
La mafia ha subito colpi molto forti ed è più debole di prima ma è ancora presente.
Lottare contro la mafia è un dovere.
Però, questa lotta non deve essere buttata in politica.
Infatti, la lotta alla mafia è cosa di tutti.
Tuttavia, per vincere la mafia serve uno Stato che funziona.
Qui sta il problema.
Quanto accaduto di recente rischia di gettare nelle ortiche quanto di buono è stato fatto.
Basti pensare alla scarcerazione dei mafiosi.
Basti pensare alla crisi innescata dal Coronavirus e dalle mancate misure a tutela della produttività nel Paese.
Questo rischia davvero di vanificare il lavoro svolto e di fare sì che quel mostro chiamato mafia rialzi la testa.
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