Su "La Nuova Bussola Quotidiana", il dottor Stefano Magni ha scritto un ottimo articolo intitolato "Hong Kong ha perso la sua autonomia. Usa reagiscono".Il Parlamento cinese, l'Assemblea del Popolo, ha approvato 2878 deputati a favore, 6 contrari ed un astenuto la nuova "legge sulla sicurezza nazionale" di Hong Kong.
Ergo, l'ex-colonia britannica ha perduto la sua autonomia.
Questo è avvenuto il 28 maggio.
Quel giorno sarà ricordato come la fine dell'equilibrio di "un Paese, due sistemi".
Riporto questo stralcio dell'articolo di Magni:
“Di cosa hanno paura?”, i cittadini di Hong Kong che manifestano da mesi, si chiede un sacerdote cinese, don Stanislaus, intervenuto sull’agenzia missionaria Asia News. “Forse so cosa essi temono. Non vogliono creare un dipartimento politico nelle scuole; non vogliono che sia il [Partito] a gestire gli ospedali delle scuole; non vogliono che le croci e le chiese siano demolite; non vogliono che i missionari stranieri siano costretti a fuggire; non vogliono che le case vengano demolite; non vogliono manifestare [solo] sotto il permesso delle autorità; non vogliono denunciare problemi solo con l’approvazione dell’alto; non vogliono essere….; non vogliono diventare prigionieri [politici]; non vogliono essere come noi”".
In poche parole, Pechino vuole "normalizzare" (ovviamente, secondo il pensiero comunista) Hong Kong.
Dunque, saranno dati poteri straordinari alla polizia e alla magistratura, le quali potranno reprimere ogni tentativo di autodeterminazione del popolo di Hong Kong.
Ora, le potenze democratiche, come Stati Uniti d'America, Canada e Regno Unito, sono pronte a reagire.
Anche il Giappone e la Corea del Sud hanno reagito, anche se separatamente dagli altri Stati.
A Seul, i cittadini hanno protestato di fronte all'ambasciata di Pechino.
Invece, Taiwan si è schierata con gli USA e le altre potenze.
Il Regno Unito ha annunziato che aprirà la possibilità di acquisire la cittadinanza britannica a tutti gli abitanti di Hong Kong che lo richiederanno.
Gli USA sanzioneranno Pechino.
A fronte di ciò, il silenzio dell'Italia è assordante.
Anzi, pare che l'atteggiamento italiano sia quello di giustificazione dell'atteggiamento di Pechino.
Se l'Italia si schierasse con Pechino sarebbe una cosa molto grave e gli USA farebbero bene a tenerne conto.
Infatti, l'Italia un'alleata storica degli USA.
L'Italia è nella Nato.
Se incominciasse ad avvicinarsi a Pechino e alla Cina sarebbe un grosso problema.
Si creerebbe un'alleanza innaturale per il nostro Paese che sarebbe di fatto isolato in ambito europeo.
Dunque, il Governo del premier Giuseppe Conte stia attento a quello che fa.
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