Sul blog "Basta Casta" è stato riportato un articolo di Mario Giordano che è intitolato "Uscire dall'Euro? Esiste addirittura un piano segreto. Mario Giordano: vi spiego in cosa consiste e perché a noi conviene".
Dell'articolo sono interessanti le parti che recitano:
"Nell’ottobre 2013, per esempio, Mediobanca ha preparato un rapporto di 122 pagine che è rimasto finora completamente riservato. Mai stato pubblicato. In Italia non ne ha parlato nessuno. L’unico a farne un accenno è stato il quotidiano inglese "Telegraph" in un articolo del 30 ottobre. Eppure si tratta di un documento esplosivo perché sostiene, in pratica, che l’Italia è vicina al capolinea, che il sistema sta per esplodere e che il nostro Paese sarà costretto a uscire dall’euro...
Il passaggio chiave di questo documento riservato, che ho modo di consultare mentre scrivo, è a pagina 35-36 quando gli analisti di Mediobanca citano il cosiddetto "ciclo di Frenkel", cioè i sette passaggi chiave attraverso i quali un sistema a cambi fissi che non funziona si avvia alla distruzione.
E' uno degli argomenti principi di tutti i teorici del no-euro, perché il calvario di un’unione monetaria in difficoltà si manifesta sempre allo stesso modo, in tutte le crisi mondiali, dal Cile all’Argentina, e si conclude con l’ultima delle sette fasi, cioè quella del "collasso", in cui tutto salta per aria. Ecco, secondo Mediobanca, uno degli istituti finanziari più autorevoli del nostro Paese, il "ciclo di Frenkel si applica perfettamente» all’Europa del Sud (pagina 35) e dunque quello che ci aspetta è inevitabilmente il settimo punto del "ciclo" (pagina 36): "Il collasso: un attacco speculativo costringe i Paesi a lasciare il sistema a tassi fissi e a svalutare la moneta".
Ma perché dobbiamo aspettare il giorno del giudizio universale senza sapere nulla? Perché dobbiamo restare nell’ignoranza? Il "Telegraph", nel riferire del documento Mediobanca, sottolinea che per l’Italia il crash non sarebbe così disastroso: abbiamo un debito estero inferiore agli altri Stati del Sud, ancora molti risparmi privati, un avanzo primario in bilancio. "L’Italia può lasciare l’euro quando vuole, ed è abbastanza grande da superare lo shock." Ma perché di tutto ciò non si può parlare apertamente? Perché si tengono i loro studi nei cassetti? "C’è paura ad affrontare questi temi, soprattutto ad affrontarli apertamente, ma sono all’ordine del giorno sulle piazze finanziarie" ci confessa una voce raccolta nel fondo di un caveau. E ci dà qualche indicazione per raccogliere la prova di quel che dice.
I report di questo genere, in effetti, abbondano. E tutti prendono in considerazione il crollo della moneta unica. "Uscita dall’euro e break-up" è il documento pubblicato dalla banca d’affari Nomura nel novembre 2012, "Risposta a 10 domande sull’Euro break-up" è il documento pubblicato da J.P.Morgan nel dicembre 2011, "Piano per un ordinato break-up dell’Unione monetaria europea" è lo studio realizzato da Jens Nordvig e Nick Firoozye sempre per Nomura nel gennaio 2012. Nel luglio del medesimo anno è la volta della Merrill Lynch: secondo il report della banca d’affari, l’Italia avrebbe "tutto l’interesse" a uscire ordinatamente dall’euro, a patto che lo faccia prima degli altri (Grecia e Spagna). A perderci sarebbe soltanto la Germania.
uscire o morire
Della stessa opinione anche un centro studi molto quotato nella City londinese, il Lombard Street Research, che nell’elaborare un report dedicato all’Olanda e all’euro (marzo 2012), a pagina 18 ipotizza, fra le altre, anche la possibilità che esca dalla moneta unica solo l’Italia, aggiungendo che di tutte le uscite questa sarebbe una delle meno costose. "L’Italia potrebbe tornare rapidamente a crescere» sostengono gli analisti. Anzi: il ritorno alla vecchia moneta sarebbe per il nostro Paese quasi una passeggiata, soprattutto se paragonato a ciò che ha passato negli ultimi dieci undici anni. Ma il report prende in considerazione anche altre possibilità: che lascino la moneta unica solo la Grecia e il Portogallo, oppure la Spagna, oppure l’Olanda con la Germania, oppure anche l’Olanda da sola. Sembra quasi una partita a poker: chi farà la prima mossa? E soprattutto: chi rimarrà fregato con le carte (inutili) dell’euro in mano?
Comunque, al di là delle singole e molto tecniche questioni affrontate da questi studi, quello che a noi interessa è sottolineare che il tema dell’uscita dall’euro, negli uffici dell’alta finanza, è all’ordine del giorno. Se ne parla nei corridoi, nei sottoscala, nei bunker riservati dei grandi centri direzionali. Lo conferma l’economista Eugenio Benetazzo, definito il Roubini italiano, uno dei pochi che aveva previsto in anticipo la crisi del 2008 con un best seller (Duri e puri) assai controcorrente. Nel suo Neurolandia Benetazzo parla degli "eurokiller", e cioè di quei "grandi operatori istituzionali, banche d’affari, amministratori di risparmio gestito, fondi pensione, che ritengono che l’euro abbia gli anni contati per ragioni strutturali e socioeconomich". E perciò "stanno attivando politiche per trarre beneficio dal previsto default".".
Che questo Euro sia un problema è cosa vera.
Già il formato dell'unità base dell'Euro che è in metallo (come lo era il Marco tedesco) dimostra che la valuta europea era pensata per la Germania.
L'unità di base della Lira italiana, invece, era cartacea, la banconota da 1.000 Lire.
Inoltre, la Banca Centrale Europea non è una vera banca centrale, poiché non c'è un vero organo politico elettivo a livello europeo di cui essa sia riferimento.
Non è così, invece, per la Federal Reserve americana, che fa riferimento al Presidente e al Congresso e, basta che il Presidente dica di stampare, quella inizia subito a stampare moneta.
E' logico che in queste condizioni l'Euro sia legato agli interessi delle banche tedesche, tenendo conto anche del fatto che la Banca Centrale Europea sia in Germania, a Francoforte.
Per avere una posizione di vantaggio sull'Europa, le banche tedesche usano l'Euro (una moneta apolide e senza un vero Stato di riferimento) per fare della speculazione.
Da qui nasce tutto l'inghippo.
Cordiali saluti.
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