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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 21 marzo 2014

I problemi economici dell'Italia



Cari amici ed amiche.

Sul giornale "Panorama" è comparso un articolo intitolato "I conti della politica/1".
Dell'articolo è interessante la parte che recita:

"Pochi, benedetti e subito: Matteo Renzi ha scelta la formula più semplice e popolare per saltare il fossato fiscale. Che  10 miliardi siano benedetti, non c'è bisogno di spiegarlo: gli ultimi dati Istat sui consumi e sulla fiducia hanno fornito un'ulteriore pezza d'appoggio. Se verranno erogati subito dipende dalla rapidità con la quale il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan troverà le risorse che oggi non ci sono. L'unica cosa certa è che il taglio non è sufficiente.".

Che nel biennio 2012-2013 i pensionati abbiano pagato ben 16,6 miliardi di Euro è vero.
Che la disoccupazione giovanile arrivi al 42% è vero.
Che la disoccupazione totale arrivi quasi al 13% è vero.
Che le previsioni dell'Unione Europea sulla variazione del PIL (Prodotto Interno Lordo) nel 2014 sia pari a +0,6% e che nel 2015 sia pari a +1,2%, inferiori a quelle del Governo Letta,  è vero.
Il problema dell'Italia parte dal fatto che non si produca ricchezza.
Perché non si produce ricchezza?
E' facile individuare i motivi: la mancanza di investimenti e le carenze strutturali di questa Unione Europea e dell'Euro.
Perché in Italia non si investe?
In Italia non si investe perché ci sono troppe tasse, c'è troppa burocrazia, c'è una giustizia farraginosa, non c'è un raccordo tra scuola e mondo del lavoro, mancano delle buone infrastrutture, non c'è autonomia energetica e c'è troppa spesa pubblica.
Il taglio delle tasse deve andare di pari passo con un taglio della spesa pubblica e della burocrazia.
Tagliare la burocrazia significa dovere distruggere quel sistema di "welfare" che si è fondato più su un sistema di prebende che non su un sistema che è stato costruito sulla meritocrazia,
Fare ciò sarà molto difficile poiché significa anche mettersi contro i sindacati, che hanno acquisito un potere enorme!
Sarà anche dura ma questa operazione va fatta.
Come si può fare?
Prima di tutto, si deve bloccare il turn over.
I burocrati che vanno in pensione non dovranno essere sostituiti.
Poi, si dovranno accorpare gli uffici e tagliare gli enti inutili.
Ciò farebbe tagliare la spesa pubblica.
Inoltre, per aprire un'azienda qui in Italia servono carte, giri in vari uffici e firme.
Lo stesso vale per altre pratiche.
Bisogna semplificare il tutto.
Bisogna modificare il titolo V della Costituzione, dando competenze chiare allo Stato, alle Regioni e alle altre autonomie.
La giustizia va riformata.
Non è possibile (per esempio) che un processo duri più di un anno.
Per esempio, in caso di assoluzione in primo grado, salvo che per reati gravi (come ad esempio l'omicidio o l'associazione a delinquere di stampo mafioso), un imputato non deve più essere perseguito.
Serve una riforma della scuola, una riforma che preveda anche più tirocini nelle aziende.
Anzi, si potrebbe fare entrare del capitale privato (magari quello di grosse aziende) nelle scuole.
Ricordo che le scuole private fanno risparmiare allo Stato 6 miliardi di Euro all'anno.
Sull'autonomia energetica, dire no all'energia nucleare è stato un grosso errore.
L'Italia deve importare gas e petrolio dall'estero, come deve importare dall'estero circa il 18% energia elettrica.
Bisogna rivedere le politiche energetiche, anche rimettendo in campo l'ipotesi dell'energia nucleare, su cui le ricerche vanno avanti.
Bisogna anche creare rapporti di partnership con Paesi che sono pionieri del campo, come Israele.
Bisogna investire di più sulle infrastrutture.
Servono infrastrutture più efficienti e moderne.
Certo, in Paese come il nostro non è facile, dato che ci sono tante montagne da perforare e valli da passare con viadotti.
Servirà sempre un costante monitoraggio ambientale ma è necessario fare opere come la TAV Lione-Torino, l'asse autostradale "Ti-Bre" (Brennero-Tirreno) o il Ponte sullo Stretto di Messina.
Oltre alla mancanza di investimenti, vi è la questione dell'Euro e delle politiche europee.
L'Euro è una moneta strutturalmente sbagliata.
Non ha dietro una vera banca centrale (come ce l'ha il Dollaro americano) e questo (di fatto)  la rende facilmente utilizzabile da certi Stati Europei, come la Germania, per abbattere la concorrenza di altri Paesi, come l'Italia.
L'Euro va cambiato, altrimenti fallisce.
Non deve più essere usato da Paesi (come la Germania) per colpire altri Stati e controllare l'Unione Europea.
Serve una vera Banca Centrale Europea, una banca controllata dalla politica.
Se non si facesse ciò, sarebbe meglio uscire dall'Euro, anche perché (come sostiene il giornalista Mario Giordano, nel suo libro intitolato "Non vale una lira. Euro, sprechi, follie: così l'Europa ci affama") usciremmo comunque, perché fallirebbe.
Per Renzi si presenterà un compito arduo!
Ce la farà a portarlo avanti?
Vediamo!
Ha voluto la bicicletta, facendo cadere Enrico Letta?
Ora, pedali!
Cordiali saluti.




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