Che le nostre libertà individuali siano in pericolo è sotto gli occhi di tutti.In nome dell'"emergenza sanitaria", si stanno riducendo le libertà.
Sia chiaro, nessuno vuole negare la presenza del Coronavirus ma la cosa non deve essere neppure drammatizzata, dato che la mortalità è meno del 3%.
Però, la nostra libertà è ridotta.
Persino sui social network, si è creata una sorta di psico-polizia che punta a bloccare ogni espressione di pensiero al di fuori del mainstream.
Contro chi la pensa in modo diverso dal mainstream è stata messa in piedi anche una campagna di odio.
Basti pensare agli insulti che ha ricevuto Flavio Briatore, il quale è stato contagiato dal Coronavirus e al quale va la mia solidarietà.
Anch'io ho ricevuto sui social network dei commenti che non ho gradito.
Per questo motivo, ripropongo il mio articolo pubblicato sul numero di giugno de "La Civetta", la rivista dell'Associazione Culturale "Pensiero e Tradizione" di Mantova, articolo che è intitolato "Il virus dell'odio".
Questa è una deriva pericolosa.
Chi dice delle cose diverse da quello che dice il "mainstream" diventa un "nemico del popolo" o un "negazionista".
Ora, mi risulta che il termine "negazionista" sia da usare per chi nega crimini efferati contro l'umanità come il Genocidio Armeno e la Shoah e non per chi dice delle cose diverse da ciò che dice il "mainstream" riguardo al Coronavirus.
Il bello è che coloro che si dicono "antifascisti" e "democratici" siano gli stessi che sostengono questo tipo di sistema che è contrario ad ogni idea democratica..
E poi, hanno il coraggio di dire che "ne usciremo migliori di prima".
Da quello che vedo, non mi pare.
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