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lunedì 29 aprile 2019

Questo sindacato è inutile? No, è dannoso

Sul blog di Nicola Porro vi è un articolo di Daniele Capezzone che è intitolato "A che serve oggi questo sindacato?".
Ne riporto uno stralcio:

"Ci siamo. Tra due giorni è Primo Maggio, e non occorre essere profeti o veggenti per prevedere la sceneggiatura della giornata: in tarda mattinata, comiziaccio a Bologna dei leader della trimurti Cgil-Cisl-Uil per dire che il governo è cattivo e Salvini cattivissimo, fascista lui e fascistissimo chi lo fiancheggia (e per spiegare, naturalmente, che “ci vuole più Europa”); pomeriggio e sera con il tragico concertone romano di Piazza San Giovanni, con inevitabile gara degli “artisti” a chi lancerà l’insulto con più fortuna “social” contro i razzisti al governo. Tutto scritto: pare di averlo già visto, già sentito.

Eppure – senza asprezze – servirebbe qualche voce a sinistra, qualche testa pensante, qualche persona solitaria e coraggiosa, capace di fare la domanda: ma a che serve oggi questo sindacato?
I dati delle iscrizioni sono impietosi ed eloquenti: siamo a un sindacato essenzialmente di pensionati (iscritti con trattenuta e rinnovo automatico…) o, ad esser buoni, di qualche sempre più limitato segmento di occupati tradizionali. Tutto il resto (cioè ormai il grosso della società italiana), quindi giovani, disoccupati, sottoccupati, stragrande parte dei lavoratori del privato, autonomi, non hanno nulla a che vedere con la triplice sindacale. Vivono una vita diversa: un altro mondo, un altro pianeta, rispetto alle parole del trio Landini-Furlan-Barbagallo
".

Riguardo alle questioni lavorative, parlerò in seguito, anche riguardo all'esperienza che sta facendo.
Di certo, io sono più estremo di Capezzone, nel definire il sindacato di oggi non solo inutile ma anche dannoso.
Da tempo, questo sindacato si è sempre posto contro le imprese, nel nome della "lotta di classe" di stampo marxista.
Il risultato è stato che ciò ha contribuito a fare scappare gli imprenditori.
Quei pochi imprenditori rimasti hanno un potere di ricatto sui dipendenti, poiché la massa di disoccupati è tanta ed essi possono dire ai loro sottoposti: "O lavori alle mie condizioni o te ne vai!".
Questi ultimi sono disposti ad accettare qualsiasi condizione, per non restare a casa.
Così, questi sindacati hanno parlato tanto di "dignità del lavoro" ma (per i motivi prima esposti) hanno contribuito a togliere dignità al lavoro.
Purtroppo, per la presenza del più forte partito di ispirazione comunista in Occidente, qui in Italia, i sindacati hanno avuto troppo potere e gli effetti si sono visti.
Essi hanno fatto scioperi ad ogni piè sospinto, anche per cose che con il lavoro non c'entravano nulla.
Penso agli scioperi fatti per le visite dei presidenti americani.
Questo (insieme a tutti gli altri mali dell'Italia) ha contribuito a fare scappare gli imprenditori.
Da qui sono nati molti problemi, a cominciare dalla disoccupazione.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.