Nel 561, fu scoperto il sepolcro di sant’Antonio abate e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia, dove nell’XI secolo, a La Motte aux Bois, fu costruita una chiesa in suo onore.
In questa chiesa, a venerare le reliquie, giungevano folle di malati, soprattutto di ergotismo canceroso, causato da un fungo presente nella segale, usata per fare il pane. Il morbo era conosciuto, sin dall’antichità, come “ignis sacer” (fuoco sacro), perché procurava un insopportabile bruciore. Per ospitare tutti gli ammalati pellegrini, fu costruito un ospedale e fu fondata una Confraternita di religiosi, l’antico “Ordine Ospedaliero degli Antoniani”, che vi prestasse servizio. Al villaggio fu dato nome di La Motte Saint Didier (attuale Saint-Antoine-l’Abbaye). Il Papa accordò loro il privilegio di allevare maiali per uso proprio, a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente per le strade e i cortili senza che nessuno potesse toccarli se muniti di una campanella di riconoscimento. Il grasso di questi maialini, infatti, veniva usato per curare l’ergotismo, chiamato il “fuoco di sant’Antonio” come il meno invasivo herpes zoster. Ecco perché nella tradizione popolare e religiosa, il maiale fu associato al grande eremita. Egli venne anche eletto santo patrono dei maiali, di tutti gli animali domestici e delle stalle. Nel giorno della sua festa liturgica, è uso far benedire le stalle e tutti gli animali.
In questa chiesa, a venerare le reliquie, giungevano folle di malati, soprattutto di ergotismo canceroso, causato da un fungo presente nella segale, usata per fare il pane. Il morbo era conosciuto, sin dall’antichità, come “ignis sacer” (fuoco sacro), perché procurava un insopportabile bruciore. Per ospitare tutti gli ammalati pellegrini, fu costruito un ospedale e fu fondata una Confraternita di religiosi, l’antico “Ordine Ospedaliero degli Antoniani”, che vi prestasse servizio. Al villaggio fu dato nome di La Motte Saint Didier (attuale Saint-Antoine-l’Abbaye). Il Papa accordò loro il privilegio di allevare maiali per uso proprio, a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente per le strade e i cortili senza che nessuno potesse toccarli se muniti di una campanella di riconoscimento. Il grasso di questi maialini, infatti, veniva usato per curare l’ergotismo, chiamato il “fuoco di sant’Antonio” come il meno invasivo herpes zoster. Ecco perché nella tradizione popolare e religiosa, il maiale fu associato al grande eremita. Egli venne anche eletto santo patrono dei maiali, di tutti gli animali domestici e delle stalle. Nel giorno della sua festa liturgica, è uso far benedire le stalle e tutti gli animali.
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