vi invito a leggere l'articolo di Stefano Caviglia su "Panorama" che è intitolato "E il sindacalista si gonfia la pensione".
È accettabile che un sindacalista vada in pensione con un assegno basato in larga parte su uno stipendio di 8 mila Euro al mese, anche se lo ha percepito per gli ultimi due mesi di lavoro?
La Corte dei conti ha detto no e l'INPS si appresta a trarne le conseguenze.
L'INPS è pronta a fare una circolare.
Ora, sono 581 sindacalisti del settore pubblico già in pensione che beneficiano di un calcolo privilegiato dei contributi versati.
Il loro assegno non potrà essere toccato. Infatti, come si suol dire, i diritti acquisiti non si toccano.
Il 27% sarebbe la percentuale di ribasso che subirebbero, secondo i calcoli dell'INPS, queste pensioni privilegiate se fossero soggette ai criteri validi per tutti i gli altri cittadini.
I sindacalisti del pubblico impiego ancora in attività sono 1.400 e a questi dovrebbe essere tolto il privilegio se la circolare dell'INPS diventasse operativa.
Insomma, certi sindacalisti sono proletari a parole ma capitalisti nei portafogli.
Sono ironico.
Uno dei problemi del nostro Paese è la presenza di sacche di privilegi che tolgono fondi laddove servono.
Cordiali saluti.
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