ringrazio l'amico Vito Schepisi di questa nota:
"Forse è un po' esagerato affermare che con il 20 gennaio 2017 viene meno il "politically correct". Esagerato si, ma che il pensiero di vincere la sfida dell’umanità, attraverso la rinuncia ad essere se stessi, abbia preso un duro colpo appare più verosimile.
Sarà poi la storia che ci dirà se il colpo potrà rilevarsi mortale, quanti danni sono stati provocati e se la sbornia d’ipocrisia potrà finalmente cedere il passo al buon senso.
Certamente i danni ci sono e costerà provvedervi.
Il nuovo Presidente degli USA Donald Trump non ha certo le sembianze dell’uomo della storia, ma è d’uopo immaginare che abbia quelle della provvidenza. Non possiede il carisma e la statura intellettuale per segnare da solo il cambiamento di un'epoca, ma immaginare che sia il segnale per un’inversione di tendenza è opportuno.
Trump è apparso come colui che meglio ha saputo interpretare quel malessere che sebbene, molto diffuso nelle democrazie occidentali, aveva preso forma e sostanza proprio nel paese socialmente meno conformista e più libero.
Negli Stati Uniti si è materializzata la necessità di dover recuperare sovranità e sicurezza, e Trump ha saputo trasmettere al popolo questo bisogno. L’ha fatto con semplicità e con soluzioni credibili, rinnovando il richiamo alla libertà del Paese che, più di altri, ha come pilastri proprio la sovranità e la sicurezza.
L'idea assurda di provvedere all'assorbimento del male attraverso l’integrazione e la resa è dunque fallita perché percepita come un ostacolo allo sviluppo e come un pericolo per la libertà.
Non è il buonismo, né la pretesa di alleviare tutte le sofferenze del mondo, e tanto meno pensare che si debba accantonare il disagio interno, i bisogni dei meno fortunati, la disoccupazione dei giovani, le criticità sociali, distraendo sforzi e risorse a favore di chi si sa già che innescherà altri problemi.
Sconfitto è l’apparato di potere trasversale che ha imbrigliato gli Stati Uniti d’America i cui collegamenti con la politica, la burocrazia e la finanza mondiale, capace di trarre vantaggi anche dai conflitti, hanno prodotto un progressivo deterioramento delle condizioni sociali ed economiche dei paesi di civiltà occidentale.
La sfida è ora quella di osservare il tempo che l’Europa impiegherà a prendere coscienza dei mutati equilibri.
La situazione è più che mai deteriorata. Il quadro è desolante. I focolai di crisi sono diversi e occorre fermezza e diplomazia per riallacciare i rapporti, sconfiggere i focolai del terrorismo e recuperare sovranità, sicurezza e legalità, soprattutto nei paesi più esposti, come, ad esempio, l’Italia.
E’ una sfida che si deve cogliere nella speranza che la reazione di chi non ammette sconfitte sia subito retrocessa dalla fermezza popolare di voler girare la pagina del mondo.".
Sono perfettamente d'accordo con queste parole di Vito Schepisi, al quale do i miei ringraziamenti.
Con l'ascesa di Donald Trump si certifica il fallimento della "cultura del politically correct".
Nelle nostre democrazie vi è un malessere molto grave.
L'idea secondo cui "si deve cedere sovranità" ha portato solo povertà, insicurezza, conflitto tra categorie e (soprattutto) la perdita di democrazia.
La situazione in cui versa questa Unione Europea ne è la dimostrazione più evidente.
L'ascesa di Trump certifica anche il fallimento dell'idea secondo cui la concezione dello Stato sovrano sarebbe di per sé negativa e portatrice di guerre.
Ricordo, infatti, che fu proprio la pace di Westfalia (o meglio di Osnabruck e Münster) che fu siglata nel 1648 non fu solo il trattato che pose fine alle guerre di religione ma fu anche il trattato che pose le basi dell'idea di Stato sovrano.
Fu un trattato di pace a stabilire la sovranità degli Stati.
Il sistema attuale dovrò cambiare, se non vorrà arrivare ad un punto di non ritorno.
Cordiali saluti.
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