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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 2 settembre 2016

Una mia riflessione sul sisma

Cari amici ed amiche,

la foto qui sopra mostra il monumento del pittore Cola dell'Amatrice (1480 o 1489-1547 o 1559), uno dei personaggi più importati di Amatrice, che è stato distrutto dal sisma.
Ora, in TV, io sento parlare gli abitanti di Amatrice e degli altri paesi colpiti dal sisma.
Essi dicono di non volere lasciare i loro territori.
E' quasi un "leit-motiv".
Personalmente, io ammiro questa gente.
Questo amore per il proprio paese è ammirevole.
Se, per esempio, qui a Roncoferraro accadesse una cosa del genere, io non saprei come comportarmi.
La tentazione di mollare il paese e di vedere nel sisma quasi un'"occasione" di fare ciò sarebbe molto forte.
La mia sarebbe la tipica reazione di uno che non ha radici in quel determinato territorio in cui sta.
Dico ciò senza cattiveria.
Io non rappresento certo la "roncoferraresità" più ortodossa.
Sono un "oriundo", essendo di padre abruzzese e di madre siciliana, ma sono anche una persona che, per esempio, ha sviluppato la maggioranza delle amicizie al di fuori di Roncoferraro, ove cambia persino il dialetto mantovano.
Questa cosa si vede anche nella mia collaborazione con il Comitato Manifestazioni Roncoferraro.
Lì c'è un gruppo di persone che è molto affiatato e che tra di loro parlano un dialetto mantovano-roncoferrarese stretto e che si capiscono al volo.
Io, che ho una rete di amici esterna a Roncoferraro (come ho scritto prima, il dialetto mantovano cambia di zona in zona) e che, per ovvie ragioni, non parlo il dialetto mantovano in casa, qualche difficoltà ce l'ho.
Per esempio, nel viadanese l'attrezzo in legno con cui si mescola il risotto si chiama "tarel" .
Qui a Roncoferraro si chiama "steca".
Tra l'altro, vi è un paradosso.
Quando partecipo alle manifestazioni del Cenacolo dei poeti mantovani "Al Fogolèr", io sono praticamente l'unico roncoferrarese.
Però, notoriamente, non scrivo poesie in dialetto mantovano-roncoferrarese ma in una sorta di "volgare maccheronico" (ispirato in parte a Jacopone da Todi e in parte a Teofilo Folengo) con parole latine e siciliane.
Quindi, nell'ambito delle manifestazioni del "Fogolèr" mi trovo ad essere l'unico roncoferrarese ma nel contempo non scrivo poesie nel dialetto locale.
Inoltre, anche i temi delle mie poesie non sono popolari a Roncoferraro.
Questo è paradossale.
Per questo, ammiro molto la gente di Amatrice, di Arquata del Tronto e degli altri Paesi colpiti dal sisma.
Quella gente ha un'identità e la difende.
Cordiali saluti.


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Ringrazio un caro amico di questa foto.