in Belgio c'è stato il primo caso di eutanasia su un minore.
La cosa è stata sconvolgente.
Ora, vorrei ricordare questa cosa: in Belgio e nei Paesi Bassi l'eutanasia è largamente in uso.
Nei Paesi Bassi, addirittura, l'eutanasia non si pratica solo sui malati terminali ma anche su chi (per esempio) soffre di depressione e problemi analoghi.
Questo è grave.
Non chiamiamola "eutanasia". Chiamiamola "suicidio assistito".
In questo, gli svizzeri sono meno ipocriti.
Il concetto culturale dell'eutanasia altro non è che l'idea secondo cui chi è malato o chi ha problemi di depressione è una persona che non produce.
Anzi, ella è un costo per il sistema sanitario e per la società.
Ergo, chi non produce deve essere eliminato o (nel caso specifico) deve essere aiutato ad eliminarsi.
Queste teorie ricordano quelle di Thomas Robert Malthus (1766-1834).
Di lui, Ralph Waldo Emerson (1803-1882) disse:
"Malthus, affermando che le bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente, dimenticò che la mente umana era anch'essa un fattore nell'economia politica, e che i crescenti bisogni della società sarebbero stati soddisfatti da un crescente potere di invenzione.".
Quindi, piantiamola di parlare di "pietà nell'eutanasia".
Ricordo che l'eutanasia fu introdotta per la prima volta in Unione Sovietica e nella Germania nazista.
Quindi, piantiamola di parlare di "pietà".
Cordiali saluti.
La discussione dovrebbe vertere sul diritto del malato: se egli ritiene le cure palliative non sufficienti, perché lo Stato dovrebbe impedirgli di uccidersi?
RispondiEliminaRisponda a questa domanda: la vita è della persona o dello Stato? Tutto gira intorno a questo punto, ma lei si bada bene dall'affrontarlo. Ciò perché per lei la vita appartiene a Dio e non capisco perché non vuole ammetterlo.
Prova ne è che cita casi che nessun fautore italiano dell'eutanasia vuole e cioè che essa sia praticata sui bambini.
Pochezza di argomentazioni. Lei fa un favore ai suoi avversari.
Inoltre, siccome le faccende sono collegate, mi risponda a questa domanda.
RispondiEliminaLa Costituzione prevede che il malato può rifiutare le cure. Ciò significa che egli può rifiutare anche cure salva vita. Ergo, se le rifiuta, egli muore.
Dunque: mi sta dicendo che lei è favorevole alle cure forzate? Immagino di no. Ma allora quale sarebbe la differenza tra un malato che si lascia morire e uno che chiede di morire?
Lei a questa domanda non ha risposte e ne sono sicuro poiché pone, nel dire no all'eutanasia, motivazioni fittizie che ne celano altre.
Se sa che c'è una cura che può salvare la vita, di norma, un malato non la rifiuta.
RispondiEliminaE poi, non le permetto di giudicare.
Io ho avuto casi terminali di tumore in famiglia.
Nessuno di questi miei parenti ha chiesto l'eutanasia.
Di certe cose ne so più di lei.
Un malato rifiuta una cura solo se sa che essa non porterà a nessun risultato.
Se sa che la cura non porterà alcun risultato e che, anzi, gli darà delle sofferenze, il malato può rifiutare quello che è accanimento terapeutico.
Io sono contro l'accanimento terapeutico ma sono anche contro l'eutanasia.
Io posso dire che anche le motivazioni riguardo alla sua posizione pro-eutanasia sono fittizie.
RispondiEliminaLei dirà che io ragione in questo modo perché sono "un baciapile conservatore" ed io le dirò che le sostiene le idee pro-eutanasia perché è "un trinariciuto comunista mezzo hippy e radical chic".