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giovedì 29 settembre 2016

Adesso si riabilita il presidente Berlusconi?

Cari amici ed amiche,

come riporta "Il Giornale", per il presidente Berlusconi c'è aria di "riabilitazione".
Vi riporto un pezzo dell'articolo scritto da Paolo Bracalini ed intitolato "Quegli oracoli sbugiardati: vent'anni di profezie flop":

"Siamo già alla riabilitazione politica di Berlusconi? È ancora prematuro ma i segnali sono molteplici e inequivocabili, proprio nella sinistra che più lo ha demonizzato dal '94 (ma pure prima) in avanti. Persino il sommo sacerdote della fazione che l'ha descritto come l'incarnazione del Male, ossia Eugenio Scalfari, arriva a confessare addirittura un errore di giudizio: «Quando scese in campo scrissi che era il ragazzo coccodè, come nella trasmissione di Arbore.

Lì però sbagliai, non era affatto il ragazzo coccodè e ce lo ritrovammo sul gobbo per vent'anni e ancora non è finito». Il fondatore di Repubblica è uno tra i molti che, quanto a previsioni sul successo politico di Berlusconi, non ne ha azzeccata una. Nel '94, qualche mese dopo il trionfo elettorale di Forza Italia, già vedeva l'inizio della fine: «Berlusconi è il nuovo re - scriveva - per quanto? La sua stella non è più così fulgida». Ma Scalfari è in ottima e numerosa compagnia. Anche Beniamino Andreatta, padre nobile dell'Ulivo, già nell'ottobre del '94 era certo che «in pochi mesi di lui non sarebbe rimasto nulla sul piano politico», mentre l'ex segretario Dc Ciriaco De Mita aveva già suonato il requiem («Berlusconi avrà lo stesso destino dell'Uomo qualunque: una breve stagione prima di sparire nel nulla»). Massimo D'Alema si era spinto oltre: Berlusconi finirà a chiedere l'elemosina in via del Corso» previde agli inizi, dopo essersi già esibito in una profezia alla Fassino: «Ah-ah! È impensabile che il dottor Berlusconi entri in politica. Deve occuparsi dei suoi debiti. Stia fermo, tanto prenderebbe pochi voti. Non siamo mica in Brasile!» sentenziò D'Alema. La parabola era davvero imprevedibile se persino per una mente politica raffinata come quella di Francesco Cossiga, in un pranzo natalizio nel '93 - ha raccontato Giuliano Ferrara - sconsigliò con affetto Berlusconi di farsi avanti, «gli disse che i partiti avrebbero fatto di lui polpette», cosa che invece fece lui di loro pochi mesi dopo. Mentre Rocco Buttiglione avvertiva del rischio di una «deriva plebiscitaria» mentre salutava la fine del primo e secondo lui ultimo governo Berlusconi («è un avventuriero»).".


I fatti hanno smentito questi "profeti".
Il presidente Berlusconi è stato cacciato dalla scena politica attiva dopo vent'anni e con un'azione politico-giudiziaria molto discutibile.
Il popolo lo ha amato e (forse) ancora oggi lo ama.
Il presidente rappresenta ancora oggi l'uomo che dal nulla "si è fatto da solo" grazie al lavoro e al sacrificio.
Se Silvio Berlusconi è chi è diventato oggi è perché si è impegnato fino a sacrificare anche la sua stessa vita privata.
Questo ha sempre fatto rabbia ai suoi avversari, che per natura sono politici di professione, gente che nella vita non ha fatto nulla se non politica, politica e politica.
Oggi, anche i suoi avversari si stanno accorgendo di ciò.
Cordiali saluti.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".