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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 28 settembre 2016

Il centrodestra si compatta per il referendum

Cari amici ed amiche,

il centrodestra si compatta per il "No" al referendum sulle riforme costituzionali che ci saranno il 4 dicembre.

E sulla battaglia referendaria a trovare grande unità è proprio il centrodestra. I leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, ovvero Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni saranno fianco a fianco nella lotta per il "No". I leader del centrodestra si sono incontrati questo pomeriggio a Milano per fare il punto sulla situazione politica e sulle imminenti scadenze, a partire dal referendum sulla riforma istituzionale che si svolgerà il prossimo 4 dicembre. "I tre leader - si legge nella nota - hanno concordato sulla necessità di un forte impegno del centro destra, unito nella battaglia contro una falsa riforma, che non riduce i costi della politica, non rende le istituzioni più efficienti, ma limita gli spazi di democrazia nel paese e rischia di affidare a una minoranza non rappresentativa poteri illimitati, senza adeguati controlli e contrappesi. E' il contrario di quello di cui l’Italia ha bisogno: istituzioni efficienti, nelle quali finalmente i cittadini possano di nuovo riconoscersi, dopo anni di governi che non hanno mai ricevuto il voto degli italiani".
Non si può non essere d'accordo con questa nota.
Va detto che un altro guasto istituzionale che porterà questa "riforma" (se così possiamo chiamarla) sarà quello di togliere potere alle Regioni a statuto ordinario e di mantenere i privilegi (anche fiscali) di quelle a statuto speciale, le quali potranno dare pochi spiccioli allo Stato, il quale andrà a sua volta a gravare sulle Regioni che producono di più.
Quindi, questa "riforma" farà tanti danni.
Votare "No" non sarà un salto nel buio.
Il salto nel buio ci sarà se vincerà il "Sì".
Vedete, la Costituzione non è un totem intoccabile (cosa che pensano, per esempio, Marco Travaglio ed il Movimento 5 Stelle) ma va riformata con criterio.
Per esempio, per il risolvere il problema delle Regioni e dei ricorsi che esse fanno alla Corte costituzionale (che risulta così ingolfata) sarebbe bastato creare un bel federalismo che avrebbe dato a tutte le Regioni gli stessi poteri, i quali però sarebbero stati ben definiti rispetto a quelli dello Stato.
Nella "riforma" di Renzi tutto ciò non c'è.
Inoltre, la "riforma" di Renzi è una riforma che non ha né capo né coda.
Renzi ha fatto una "riforma" che scimmiotta una sorta di presidenzialismo mantenendo la struttura istituzionale di una Repubblica parlamentare.
Non avrebbe potuto fare una vera riforma presidenziale, anche alla francese?
Inoltre, con la Camera dei Deputati, il Senato deve rappresentare il popolo e quindi deve essere eletto dal popolo.
Con la riforma di Renzi, il Senato non sarà più eletto dal popolo ma sarà costituito da cento senatori che verranno messi lì dalle Regioni e dai Comuni e servirà come raccordo tra lo Stato e le Regioni e gli altri enti locali.
Ora, la funzione di "raccordo" potrebbe benissimo farla anche un Senato eletto dal popolo con collegi uninominali.
Un Senato del genere sarebbe costituito da ventuno senatori eletti (tenendo conto delle Province Autonome di Trento e Bolzano) e (magari) da cinque senatori nominati dal Presidente della Repubblica e cinque eletti all'estero.
Trentuno senatori sarebbero meno di cento.
L'alternativa sarebbe l'abolizione del Senato e le competenze di "raccordo" con le Regioni sarebbero date alla Conferenza Stato-Regioni.
Prima si dica "no" a questa pessima riforma e poi si pensi a fare qualcosa di serio per migliorare questa Costituzione.
Cordiali saluti.


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