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lunedì 1 giugno 2015

Renzi ha fallito!

Cari amici ed amiche,

sul quotidiano "Libero" è apparso un articolo intitolato "Elezioni Regionali, 13 "verdetti" dalle elezioni".
Dell'articolo (scritto da Pietro Senaldi) è interessante questa parte:



1) Renzi ha perso queste elezioni perché il Pd rispetto alle Europee perde voti in tutte le Regioni (in Umbria, Veneto, Marche, Liguria, Toscana perde il 10% e più dei consensi) e vince solo in Campania e Puglia, dove presentava candidati di forte personalità e non riconducibili al premier. A salvarlo di fatto è l’impresentabile De Luca, che porta il punto decisivo della vittoria.

2) Tramonta definitivamente il progetto renziano di un partito della Nazione: il Pd non riesce a rubare i voti dei moderati e il suo tentativo di conquistare gli elettori di Berlusconi lo porta a perdere consensi a sinistra a vantaggio di Sel e di Cinquestelle.

3) Il centrodestra è vivo e quando è unito, come in Liguria e Veneto, fa molto male.

4) La Lega è ormai oggettivamente più forte di Forza Italia e questo pone una questione di leadership che andrà risolta da qui a due anni. Ma non è detto che per forza vi debba essere uno scontro. Salvini dice di voler diventare uomo di governo e ci sono margini per un accordo con Berlusconi.

5) L’equivoco della Moretti politica di successo finisce qui. Ladylike rimedia una sconfitta personale dove perfino la candidatura del leghista Tosi finisce per levare voti a lei anziché a Zaia. E’ probabile oltre che auspicabile che la sua parabola finisca qui.

6) Tosi e Fitto hanno perso la loro battaglia personale. Il Veneto ha fatto un disastro: non ha tolto a Zaia abbastanza voti per diventare decisivo per formare il governo regionale. Meglio il pugliese, che supera di molto il candidato di Forza Italia ma è solo terza forza nella sua Regione. Segno che il suo progetto nazionale è destinato al fallimento.

7) La sinistra Pd se ritrova coraggio può dare battaglia a Renzi come vorrebbe D’Alema e far molto male al premier. La (possibile) lezione della Liguria pone Matteo davanti a una scelta: continuare a fare lo schiacciasassi e scommettere tutto sulla ripresa e la fine di Berlusconi o innestare una retromarcia tipo riforma della scuola e tornare a Canossa dai rottamati.

8) Le roccaforti rosse non esistono più. L’Umbria ribadisce di non essere renziana e conferma il messaggio negativo che già venne l’anno scorso da Perugia, dove un giovane avvocato sconosciuto di Forza Italia è riuscito a farsi eleggere sindaco.

9) La vittoria numerica renziana è destinata a ridimensionarsi fin da domani perché la Severino impone al premier di sospendere l'impresentabile De Luca. Renzi si è giocato la faccia per candidarlo ma sarebbe un errore enorme perseverare inventandosi leggine e cavilli per non farlo decadere.

10) Il bipartitismo in Italia non esiste e forse non esisterà mai. Il panorama politico si conferma, a distanza di due anni dalle Politiche del 2013, tripolare: Pd, centrodestra e Grillo. Forse Renzi sarà contento di avere due avversari anziché uno ma l’Italiacum e il ballottaggio a cui il Pd sembra condannato possono riservare delle sorprese amarissime a Matteo.

11) Cinquestelle non è una meteora. Si è affrancato dal suo fondatore Grillo e da Casaleggio e questa è stata la mossa decisiva per sopravvivere. I grillini possono davvero diventare il Podemos italiano, cavalcando le battaglie populiste del reddito di cittadinanza e dell’anti-casta. Specie se, come sembra, Renzi non riuscirà a risolvere i problemi economici del Paese.

12) Alfano da solo non ha speranze di sopravvivenza.

13) Ha vinto l’astensione, quindi alla fine hanno perso tutti: la classe politica viene bocciata. Gli italiani non sono soddisfatti dell’anno di governo del premier, che ha sbagliato con pensionati, imprenditori, partite Iva, professori, disoccupati, dirigenti pubblici, liberi professionisti, proprietari di case, famiglie
.


Per contro, anche nel suo periodo più negativo, il centrodestra acquista punti e il caso della Liguria è il paradigma di ciò.
In Campania non c'è stata una vera sconfitta per il centrodestra, come non c'è stata una vera vittoria per Matteo Renzi, visto che per Vincenzo De Luca c'è il problema dell'ineleggibilità e che l'astensionismo è stato forte. 
Con un'affluenza alta, De Luca non avrebbe vinto.
Avrebbe ripetuto la sconfitta del 2010. 
Inoltre, il Partito Democratico di Renzi ha puntato più volte a prendere il voto moderato di centrodestra ma non ci è riuscito.
Piuttosto che votare Renzi, i moderati preferiscono andare al mare.
Bisogna stare attenti a questa disaffezione verso la politica.
Infatti, quando c'è un distacco tra la politica ed i cittadini i populismi si fanno strada ed i consensi al Movimento 5 Stelle debbono suonare come campanelli di allarme.
Un articolo scritto su "Panorama" da Veronica De Romanis ed intitolato "Ma smantellando l'austerity i disoccupati non calano" parla della recente vittoria di Podemos in Spagna.
Movimenti come Podemos (in Spagna) o il Movimento 5 Stelle (qui in Italia) attaccano le politiche europee di austerity ma non danno soluzioni praticabili.
Per esempio, il Movimento 5 Stelle vuole istituire un reddito di cittadinanza.
Una cosa del genere può essere fatta solo con una disoccupazione totale inferiore o uguale al 5% e con una disoccupazione giovanile che non superi il 15%.
Qui in Italia, la disoccupazione giovanile supera il 42% e quella totale è al 13%.
E' troppo poca la gente che lavora e che produce ricchezza.
Oltre a ciò, c'è la questione dei pensionati che sono stati danneggiati dalla "Legge Fornero", legge che è stata definita incostituzionale dalla Corte Costituzionale. 
Ergo, questi pensionati hanno il diritto di ricevere quei soldi che a loro non erano stati dati per via di quella legge.
Per concludere, se non si produce ricchezza, una misura come il reddito di cittadinanza.
Per fare sì che si produca ricchezza serve più gente che lavora.
Prima di tutto, serve una vera flessibilizzazione del mercato del lavoro, cosa che in Spagna è stata fatta dal premier Mariano Rajoy.
Si prevede che in Spagna la disoccupazione calerà dal 24,5% del 2014 al 20,5% nel 2016.
Qui in Italia non è stato fatto nulla ed il "Jobs Act" di Renzi è acqua fresca.
Renzi non sta dando risposte.
Per questo, egli ha fallito. 
Cordiali saluti. 




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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.