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venerdì 5 dicembre 2014

Arroganza istituzionale



Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo del direttore di "Panorama" Giorgio Mulé che è intitolato "Il Cimitero delle illusioni".
Dell'articolo è interessante la parte che recita:

"Giorgio Napolitano e Angela Merkel ci presero per la gola e ci trascinarono nell’illusione che il Professore fosse l’unico antidoto per evitare che il Paese finisse sotto scacco come la Grecia. Per raggiungere tale scopo ci fecero accettare il rigore, la sobrietà, l’inglese e perfino l’inguardabile loden. Fu un disastro e ancora oggi ne mostriamo le cicatrici. Arrivarono le elezioni nel febbraio 2013 e il Professore fece politicamente la fine che meritava: l’irrilevanza.

Venne così il turno di Enrico Letta, altro premier non indicato dai cittadini, che in piena epoca di bipolarismo trovò straordinariamente il modo di mettere insieme un governo con 12 partiti. E Angela Merkel ancora lì a dire che il programma riformatore di Letta era "impressionante". Effettivamente fu impressionante, bisogna riconoscerlo, ma in senso negativo. Al punto che, meno di dieci mesi dopo, i suoi stessi compagni di partito guidati da Matteo Renzi lo fecero fuori in un’assemblea del Pd e, con il benestare del Quirinale e in barba a qualsiasi regola democratica, presero il potere. Inutile dire che la Merkel anche stavolta manifestò la sua «impressione» dopo avere ascoltato il programma di Matteo
.".

Ora, io penso che una cosa vada detta.
Quanto accaduto nel 2011 altro non è stato che l'atto finale di un processo di degradazione della politica iniziato agli anni '90, con "Tangentopoli".
Oggi, noi ci troviamo di fronte ad una situazione in cui la politica è tenuta sotto scacco dalla burocrazia (italiana ed europea), dalla tecnocrazia, dalla magistratura (che si prende il lusso di rallentare i processi e non solo) e (come sta accadendo a Roma) dalle mafie.
C'era stata una figura che aveva cercato di ridare forzo alla politica (mi riferisco al presidente Berlusconi) e l'avevano fatta fuori dalla scena politica con un golpe.
Così, noi ci troviamo di fronte a governi non eletti dal popolo che stanno facendo di tutto meno che gli interessi dell'Italia.
Essi mostrano arroganza istituzionale.
Basti pensare ai toni del premier Matteo Renzi, che bolla i suoi avversari con termini come "gufi", "professoroni", ecc.
Addirittura, egli sottovaluta la scarsa affluenza alle urne, durante le elezioni.
Renzi deve stare attento riguardo al fatto che la gente non vada a votare poiché questo è indice di uno scollamento tra politica e popolo.
Quando il popolo si stacca dalla politica, il rischio di una degenerazione della situazione è alto.
Cordiali saluti.

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