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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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venerdì 19 dicembre 2014
Lo scandalo delle coop friulane
Cari amici ed amiche,
leggete l'articolo scritta da Oscar Puntel e Carmelo Abate su "Panorama" che è intitolato "Coop friulane, lo scandalo coperto".
Dell'articolo è interessante la parte che recita:
"Le voci giravano da oltre un anno tra assemblee, riunioni degli organi direttivi, soffiate sui bilanci. C’è chi addirittura parla di lettere ufficiali recapitate negli uffici del governatore della Regione Friuli-Venezia Giulia. Eppure, adesso che la bomba è scoppiata, viene fuori che la situazione contabile dei due grandi colossi storici del mondo cooperativo, la Coop Operaie e la Coop Carnica, era a conoscenza di tutti meno che dell’organo politico legalmente responsabile della vigilanza, ovvero la giunta regionale guidata da Debora Serracchiani, vicesegretario nazionale del Pd.
Che proprio una legge regionale, la numero 27 del 3 dicembre 2007, stabilisce abbia "compiti di controllo e di vigilanza" sulle cooperative. Così invece non è stato e ora si cerca di raccogliere i cocci, mentre migliaia di risparmiatori, artigiani, commercianti friulani e veneti passeranno un Natale a dir poco amaro. Per la Coop Operaie la Procura di Trieste ha appena chiesto il fallimento, dopo aver preso atto di un buco da 37 milioni di euro che lascia 600 dipendenti con il fiato sospeso e 17 mila soci con il cerino in mano. Mille tra di loro sono pronti a chiedere un risarcimento alla regione, mentre altri hanno allo studio una class action nei confronti della Lega coop, alla quale potrebbe unirsi anche il Comune di Trieste.
L’inchiesta, condotta dai pm triestini Federico Frezza e Matteo Tripani (e che i giornali nazionali hanno finora ignorato o quasi), vede indagato per falso in bilancio l’ex presidente Livio Marchetti, in carica per un decennio prima di essere spodestato dalla magistratura. Nel mirino degli inquirenti è finita una serie di operazioni immobiliari infragruppo, condotte (scrivono) per "gonfiare il patrimonio netto e rientrare solo fittiziamente nei parametri per il prestito sociale". In sostanza, attraverso questo trucco si sarebbero messi a bilancio come plusvalenze 15 milioni di vendite di immobili effettuate a società partecipate interamente da Coop Operaie. Un’operazione di maquillage finanziario che, mentre le norme sul prestito sociale vietano possa superare di tre volte il patrimonio netto, avrebbe permesso di raccogliere sempre più soldi dei risparmiatori, che hanno investito un importo medio di 6 mila euro.".
In pratica, la gestione allegra di due cooperative, la Coop Carnica e la Coop Operaie, due città importanti del Friuli Venezia Giulia, Trieste e Udine, sono state rovinate sul piano economico.
A questo punto, serve una seria riflessione.
A causa dell'infame "Legge Mosca" (una legge del 1974) le cooperative godono di privilegi a livello fiscale.
Ergo, esse pagano meno tasse.
Evidentemente, codesto provvedimento con cui si fece la "Legge Mosca" fu stato preso nel solito clima di compromesso con il Partito Comunista Italiano.
Però, molte cooperative (non onlus) sono aziende come le imprese private.
Ora, qualcosa è andato fuori controllo.
Tra il caso romano e quello friulano (di cui sto parlando in questo momento) qualcosa è andato fuori controllo.
Le cooperative possono tenersi più soldi di quanto non possano fare i comuni imprenditori, visto che pagano meno tasse.
Però, come nel caso friulano, ci sono cooperative che hanno gestioni "allegre" e che perdono soldi.
Evidentemente, questa "Legge Mosca" non ha fatto bene al mondo delle cooperative.
Il fatto che esse possano tenersi più soldi fece si che i loro soci pensassero di potere fare quello che volevano.
Purtroppo per loro, si è manifestata una legge del mercato che è spietata: se spendi più di quello che guadagni, perdi!
A questo punto, ritengo che la "Legge Mosca" sia da abrogare e che le cooperative debbano diventare esattamente come le aziende normali.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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