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martedì 30 dicembre 2014

La confusione sul liberalismo.

Cari amici ed amiche,

c'è liberalismo e liberalismo!
Nel mondo anglosassone, in genere, per liberalismo si intende definire una dottrina politica ed economica di centrosinistra.
Pensiamo, ad esempio, il Liberal Party of Canada di Justin Trudeau.
In Italia e in genere in Europa, il liberalismo, invece, è di centrodestra.
Ora, le due forme di liberalismo vanno distinte.
In Europa, la sinistra è rappresentata dai partiti di estrazione marxista, come i partiti socialisti e comunisti.
Quindi, i liberali vengono spinti a destra.
Al contrario, nei Paesi anglosassoni, non c'è questa cultura marxista così forte.
Pensiamo alla storia inglese dei secoli XVI, XVII e XVIII.
In quel periodo, nacquero in Inghilterra due partiti, i Whigs e i Tories.
I primi si rifacevano alla borghesia progressista e al protestantesimo presbiteriano, oltre che all'esperienza di Oliver Cromwell (1649-1658).
I secondi erano legati ai proprietari terrieri, a re e alla Chiesa anglicana alta ed erano anche inclini a simpatizzare con i cattolici.
I Whigs erano progressisti ed i Tories erano i conservatori.
Ai Whigs era associato il termine liberalismo.
Poi, queste due forze si evolsero.
Oggi, i conservatori dei Paesi anglosassoni propongono una politica liberale (o meglio liberista) per ciò che riguarda l'economia, pur nella difesa dell'interesse nazionale,  e conservatrice per ciò che concerne i valori, difesa della famiglia in testa.
I progressisti, invece, hanno avuto anche una contaminazione del marxismo, per ciò che concerne i valori, e hanno aperto anche alle esperienze del '68, pur non essendo prettamente marxisti, come lo sono i partiti socialisti europei.
Per esempio, Justin Trudeau (Liberal Party of Canada) vuole proporre la "Carbon Tax".
Questo è una sorta di retaggio di quell'ambientalismo sessantottino che è contro una dottrina capitalistica.
Inoltre, essa è favorevole ad ogni deregulation a livello economico.
In Europa, invece, vi sono state l'influenza della Rivoluzione francese del 1789 e quella del marxismo.
Qui in Italia, che accade?
Oltre ai retaggi della Rivoluzione francese del marxismo, in Italia vi è dell'altro.
L'Italia è un Paese fuori da certi schemi.
In primo luogo, il nostro Paese non ha mai sviluppato un senso dello Stato forte poiché (come entità statuale) essa nacque solo nel XIX secolo, a differenza di altri Paesi come Francia, Inghilterra e Spagna.
In secondo luogo, essa risente ancora oggi dei retaggi delle dominazioni straniere.
Questo impedì la nascita di una coscienza politica.
In terzo luogo, dopo l'unità d'Italia (1861) lo Stato non venne riconosciuto da pezzi importanti della società, come la Chiesa cattolica ed i movimenti marxisti.
La prima vedeva nello Stato italiano "il trionfo delle massonerie" ed i secondi vedevano in esso lo "Stato borghese nemico degli operai".
Tutto questo, unito a ciò che accadde in epoca fascista, contribuì alla non nascita di un vero movimento di destra, intesa nell'accezione anglosassone del termine, una destra conservatrice per ciò che concerne i valori e liberale per ciò che riguarda l'economia, né fece nascere una sinistra moderata.
Per questo, qui in Italia, il concetto di liberalismo è confuso.
Da uomo di destra, dico che il liberalismo va bene per l'economia (ovviamente, coniugato alla logica della difesa dell'interesse nazionale) ma non per quanto concerne i valori.
Il "liberalismo di sinistra", quello senza la difesa dei valori fondanti di una società, che apre al marxismo e che non tutela l'interesse nazionale (tipo quello proposto dai Democrats americani) alla lunga diventa deleterio.
Cordiali saluti.

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