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venerdì 26 dicembre 2014

Re Enrico VIII e gli errori dei cattolici

Cari amici ed amiche,

com'è d'uso fare nelle feste natalizie, parlo della storia inglese del XVI e del XVII secolo.
Di re Enrico VIII Tudor (28 giugno 1491-28 gennaio 1547) ho detto vita, morte e miracoli.
Ora, però, faccio anche una mia considerazione che può risultare "provocatoria".
Che il re inglese fosse stato nel torto marcio fu ovvio ma anche la Chiesa cattolica commise degli errori nell'affrontarlo.
In realtà, la politica del re non piaceva a tutta l'Inghilterra.
Il nord del Paese era in subbuglio per via dello scisma anglicano.
Siamo tra gli anni 1536 e 1537.
Appoggiata dalla nobiltà locale e in superiorità rispetto alle forze regie, la gente si rivoltò contro le riforme appoggiate dal re e portate avanti dal Primo Ministro Thomas Cromwell.
Il 13 ottobre 1536, scoppiò una rivolta chiamata "Pellegrinaggio di Grazia".
Le motivazioni furono le seguenti:


  • Tassazione elevata che aveva colpito tutti i ceti sociali nell'anno precedente
  • Malcontento politico, molti inglesi del nord non avevano fatto gradito che Enrico avesse ripudiato Caterina d'Aragona e non avevano gradito che Anna Bolena l'avesse rimpiazzata come consorte e sovrana perché si vociferava che fosse protestante ed era considerata troppo europea. La sua successiva esecuzione nel giugno 1536 con accuse che erano suonate pretestuose non avevano fatto altro che indebolire la reputazione personale e politica di Enrico, anche il suo fidato consigliere Thomas Cromwell non era gradito dalla nobiltà locale per via dei suoi bassi natali.
  • Malcontento religioso la chiesa locale era, per molta gente, il centro della vita stessa della comunità e molta gente comune era preoccupata che le proprie chiese venissero confiscate dalla corona e c'erano state diverse insinuazioni circa il fatto che il Battesimo sarebbe stato soggetto a tassazione. Per altro i recenti articoli di fede e la nuova liturgia messa in piedi dal governo nel 1535 stavano riformando la dottrina religiosa e il nord del paese era molto conservatore.
Qui, sia i cattolici inglesi del nord e sia il Papato commisero degli errori.
In primo luogo, sebbene più numerosi delle forze regie, i rivoltosi avrebbero dovuto organizzarsi meglio e cercare aiuto in Scozia e in Irlanda.
In secondo luogo, le forze rivoltose non avrebbero dovuto trattare con quelle regie, quando il re promise il perdono.
Anche i muri sapevano che re Enrico VIII non avrebbe mantenuto quelle promesse e che così facendo egli avrebbe attuato una regola classica, la regola del "divide et impera".
Il re era vendicativo. Lo sapevano tutti.
Robert Aske, il capo della rivolta, non doveva disperdere i rivoltosi.
Infatti, Aske fu ingenuo nel credere che il re si sarebbe riconciliato con Roma, che avrebbe fatto cessare le confische delle terre della Chiesa e la dissoluzione dei monasteri.
Le uniche cose che il re concesse furono:
  • La sospensione della tassazione.
  • Il ripristino dei Sacramenti nel Bishop's Book del 1537.
Fu chiaramente la classica "zolletta di zucchero" per acquietare le persone e colpire i rivoltosi poi.
Anche il Papato sbagliò.
Nel 1539, Papa Paolo III (29 febbraio 1468-10 novembre 1549) depose l'arcivescovo di Armagh (in Irlanda) George Cromer (morto nel 1543), poiché abbracciò la politica del re e fu sospettato di eresia, e nominò un amministratore apostolico, Robert Wauchope, il quale venne elevato al rango di arcivescovo nel 1545.
Perché il Papa non fece la stessa cosa in precedenza con l'arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer (1489-1556)?
Le teorie di Cranmer erano filo-protestanti.
Se il Papa avesse nominato un amministratore apostolico di Canterbury in contrapposizione a Cranmer anche tra coloro che rimasero cattolici nel sud dell'Inghilterra ci sarebbe stato un sussulto e re Enrico VIII si sarebbe sentito con il fiato di tutti sul collo e con il nord dell'Inghilterra, la Scozia e l'Irlanda contro sarebbe stato costretto a trattare veramente.
Invece, il Papa si limitò a ribadire la scomunica ai danni del re nel 1538 e ci furono delle morti che si sarebbero potute evitare. 
In politica (come nella vita) certe ingenuità si pagano.
Cordiali saluti. 








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