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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 2 maggio 2013

Ministero dell'Integrazione? E' inutile!

Cari amici ed amiche.

Attraverso Facebook, l'amico Andrea Verde ha voluto condividere con me questa sua riflessione:


"Breve riflessione notturna sulla nomina di Cecile Kyenge a ministro dell'integrazione. Non condivido nè le critiche un po' pretestuose nei suoi confronti, né la sua celebrazione a nuova icona del "politicamente corretto" come non condivisi l'esaltazione della cosiddetta "generazione Balotelli". Pur guardando con moderata fiducia al governo Letta, trovo politicamente discutibile che si sia voluto inserire nella compagine governativa una persona simbolo della "diversità" proprio al ministero dell'integrazione come non condivido l'idea che ad esempio al ministero dello sport ci sia un ex sportivo. Questa nomina mi sa troppo di specchietto per le allodole ed ho paura che prevalgano, in tema di integrazione, logiche comunitariste. Già si scatenano i dibattiti in rete tra coloro che puntano ad esasperare il dibattito con accenti fortemente xenofobi e tra coloro che, in nome di un buonismo di stampo catto-comunista, sono pronti ad abbracciare il multiculturalismo senza un adeguato dibattito. Io penso che tra la negazione dei problemi (che l'integrazione comporta) e la loro esasperazione a fini elettoralistici esista una terza via; quella della responsabilità: Che significa lotta all'islam radicale, una legge, come in Francia, contro la burqa (segno di sottomissione e di umiliazione della donna), una legge contro i segni ostentatori religiosi nei luoghi pubblici (il velo a scuola o negli uffici..), l'obbligo per gli imam di predicare nelle moschee in lingua italiana, il controllo rigoroso della provenienza dei finanziamenti delle moschee, il divieto per un marito musulmano di impedire alla propria moglie di essere visitata da un medico di sesso maschile, norme sulla macellazione rituale ed etichettatura obbligatoria della carne (se mi vendono carne halal ho il diritto di saperlo!), la difesa della laicità positiva intesa come grammatica comune a tutti i cittadini fermo restando il massimo rispetto per i culti religiosi. Una buona integrazione implica la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana in presenza di precisi requisiti (conoscenza della lingua italiana, assimilazione dei valori repubblicani). Una buona integrazione implica la possibilità di avere un'immigrazione scelta e contingentata secondo i nostri bisogni. Una buona integrazione implica la lotta serrata a tradizioni ancestrali fuori dai nostri schemi. Noi siamo contro la lapidazione delle donne adultere, le mutilazioni genitali femminili, la poligamia, noi siamo per la parità tra uomo e donna. Questi sono valori non negoziabili. Mi occupo di questi problemi da dieci anni ed ho preso ad esempio il modello di integrazione francese. Penso di non peccare di superbia se dicessi che queste tematiche le conosco molto bene e che non serve necessariamente un ministro di colore per affermare questi principi. ".

Per mia natura, io sono contro la costituzione di un Ministero dell'Integrazione, che è anche un costo.
Vorrei citare uno Stato civile e moderno, Israele.
La legge israeliana che conferisce la cittadinanza dello Stato ebraico è molto restrittiva.
Un non israeliano, per avere la cittadinanza israeliana, deve giurare fedeltà allo Stato ebraico e democratico.
Quindi, deve conoscerne i valori e la cultura.
Mi sembra una norma civile.
A me piace.
Quello che sta accadendo in Italia mi sembra assurdo.
Qui si vuole fare un'"integrazione al contrario".
In pratica, secondo questa logica, saremmo noi italiani a doverci adattare agli immigrati.
Se una cosa del genere dovesse essere vera, sarebbe inaccettabile.
Uno Stato è abitato da un popolo.
Un popolo deve avere tradizioni e cultura.
Del resto, anche in altri Paesi vale questo principio.
Un esempio sono i tanto aperti Stati Uniti d'America.
Per avere la cittadinanza americana, un non americano deve risiedere per almeno due anni negli States, conoscere la lingua inglese e la storia americana.
Consultate pure il sito della USCIS (US Citizenship and Immigration Services).
Ora, io penso che l'istituzione del Ministero dell'Integrazione altro non sia che un cavallo di Troia per abolire lo Ius Sanguinis e sostituirlo con lo Ius Soli.
Di fronte ad una cosa del genere il popolo deve dire no.
Infatti, con lo Ius Soli si stravolgerebbero molte cose e mentre molti nordafricani, slavi e quant'altro prenderebbero la cittadinanza italiana, molti figli e nipoti di italiani che stanno all'estero non avrebbero più diritto di avere la cittadinanza e molti italiani all'estero rischierebbero di perderla.
Questo non è ammissibile!
Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.