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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 25 maggio 2013

Giù le mani da don Puglisi!



Cari amici ed amiche.

Vi riporto queste citazioni di don Pino Puglisi:


"La capacità di accogliere e comprendere i fragili e i delicati frammenti interiori che un individuo trasmette incoraggia ad esplorare il suo mondo e a trasformare la sua paura in libertà, la disperazione in speranza, la solitudine in condivisione."

e:

"Non ho paura delle parole dei violenti ma del silenzio degli onesti.".

Don Giuseppe Puglisi, il parroco siciliano del quartiere palermitano "Brancaccio" che fu ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, è beato.
La Chiesa ha iniziato a portarlo agli onori degli altari.
Ora, don Puglisi è (e deve essere) un vero e proprio simbolo, il simbolo della lotta alla mafia.
Un simbolo è qualcosa che unisce.
La parola stessa (che deriva dal termine greco "symballein", che significa "ciò che unisce") lo dice.
Ora, mi fanno vomitare coloro che associano la figura di Beato Giuseppe Puglisi a un partito politico.
Mi fanno vomitare coloro che sfruttano l'immagine di don Puglisi per fare della lotta alla mafia una lotta politica.
Questo non fu ciò che volle il Beato Giuseppe Puglisi.
Il Beato Puglisi è un simbolo e come tale deve unire e non dividere.
Ora, qualcuno ieri ha paragonato la figura di don Andrea Gallo al Beato Giuseppe Puglisi.
Questo paragone è infelice e lo trovo offensivo nei confronti del Beato Giuseppe Puglisi.
Don Gallo, infatti, non è un simbolo.
Leggete l'articolo scritto da Federico Catani sul sito "Campari & De Maistre"  e che è intitolato "L'addio di don Gallo è la vittoria di Sodoma".
Catani ha colto nel segno.
Don Gallo non è una figura che unisce.
Con le sue discutibili messe (condite da pugni chiusi e canzoni non meno discutibili come "Bella ciao"), don Gallo ha creato divisione tra i cattolici, dando anche la peggiore interpretazione del Concilio Vaticano II.
Ha spacciato per religione cristiana vera un'idea politica che niente ha di cristiano.
Dell'articolo, prendo questo spezzone interessante:

"Non si è mai fatto nulla per tenerlo a bada. Nulla per silenziarlo. Nulla per correggerlo e punirlo. Nulla. Questa è, infatti, la Chiesa del nulla. E una Chiesa così, incapace di difendere se stessa e l'insegnamento che le ha lasciato Nostro Signore Gesù Cristo, merita solo di scomparire, di essere decimata, di essere perseguitata. Una Chiesa che tace per non scontentare il mondo ha tradito la sua missione. Una Chiesa che dà la Comunione, ovvero quanto c'è di più sacro, a pubblici peccatori, preferendo gli applausi al rispetto verso il Preziosissimo Sangue di Cristo e il suo Sacratissimo Cuore trafitto, merita il castigo. Parlo, ovviamente, della componente umana. So benissimo che la Chiesa non è la somma dei suoi uomini e so pure altrettanto bene che pastori santi ve ne sono. Ma serve una catarsi generale, che colpisca anche i buoni, anche noi che stiamo qui a scrivere comodamente seduti davanti al pc e che proprio buoni non siamo. Senza purificazione non si cambierà rotta. E la rotta che stiamo seguendo adesso porta dritto dritto al precipizio. Anzi, forse già siamo caduti nel baratro più oscuro e profondo.


Che vescovi sono quelli che consentono e celebrano un funerale come quello di don Gallo? Che pastori sono quelli che tollerano l'errore e, anzi, spesso lo incoraggiano? Che esempio danno il card. Bagnasco e i suoi confratelli nell'episcopato quando non difendono le pecore e gli agnelli loro affidati, ma permettono che si perdano all'inferno? Ditemelo voi, perché io non ho risposte umane. Posso solo pensare ad un accecamento luciferino, al colpo da maestro di Satana, all'impero delle tenebre che ha preso il sopravvento. E' forse normale sentire la Cei cianciare di tutto, dall'Imu al Pil, dalla legge elettorale alla coesione tra le forze politiche e non udirla spendere una parola, anche una sola mezza parola, sugli atti blasfemi, più o meno espliciti, che si susseguono continuamente in Italia e nel mondo? Parliamo di blasfemie, dunque di azioni lesive non tanto della dignità dei credenti, che in genere se ne fregano, essendo ignoranti e smidollati, quanto piuttosto dei diritti e dell'onore di Dio. Su quel fallito che ha fatto la parodia della consacrazione eucaristica al "concertone" del primo maggio si è pronunciato solo il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini. Sull'arrivo nelle sale italiane del film "Le streghe di Salem", invece, ha inveito solo il coraggioso mons. Luigi Negri, che potremmo definire il "leone di Ferrara". Prese di posizione lodevolissime, ma isolate. Per il resto, i vescovi hanno taciuto, vilmente taciuto. E così tacciono su moltissimi altri problemi riguardanti la fede, comprese le posizioni di don Gallo
.".

Ora, don Gallo è un personaggio che in greco potrebbe essere definito "dyaballein"  che significa "colui che slega, che divide".
Egli ha creato divisione tra i cristiani.
Com'è stato "dyaballein" don Gallo, lo sono anche quelli che usano la lotta alla mafia per fare della lotta politica.
La mafia si può sconfiggere solo con l'unione di chi lotta contro di essa.
Don Puglisi ci ha insegnato questo.
Ora, chi dice di lottare contro la mafia ergendo la falce ed il martello o facendo i "V Day" contro chi non la pensa come loro fa un grosso favore alla mafia stessa.
Se io fossi un mafioso, sarei ben felice di sentire le parole di certi personaggi che insultano la parte politica avversa, magari dicendo che essa fosse sua complice.
Per la mafia vale il detto che recita: "Divide et impera".
A dividere, però, non sarebbero i mafiosi ma coloro che dicono di combatterli.
Don Puglisi non ci ha insegnato a fare della lotta alla mafia uno scontro politico.
Don Puglisi ci ha insegnato ad essere uniti contro un male qual è la mafia.
Non dimentichiamolo.
Cordiali saluti.






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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".