Cari amici ed amiche.
Prendo uno spunto da questa riflessione dell'Assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava:
"(Ln - Milano, 15 mag) "Il mais deve continuare a essere prodotto per consumo umano e animale. Quello che è prodotto per la filiera alimentare qui deve tornare. Cercheremo di trovare quelle modalità che ne possano migliorare la qualità. Il ricorso massiccio al biogas è l'ultima delle soluzioni: stiamo lavorando in questo senso e attendiamo dalla Direzione generale Sanità le risultanze sulla situazione attuale e sui possibili impieghi di questi prodotti. Nelle prossime settimane ci saranno novità importanti".
E' quanto ha evidenziato l'assessore regionale all'Agricoltura, rispondendo, oggi, in Commissione consiliare, a un'interpellanza sul tema della contaminazione da aflatossine nel mais e sullo stato di attuazione dell'intesa di filiera mais a uso energetico, promossa in collaborazione con Veneto ed Emilia Romagna, con l'obiettivo che il prodotto non conforme non entri nella catena alimentare umana e zootecnica. "Continuo a pensare - ha aggiunto l'assessore, ricordando che il dibattito di oggi si è svolto in un clima di confronto costruttivo e di sostanziale condivisione delle posizioni espresse - che, compatibilmente con il fatto che le aflatossine
non creino problemi igienico-sanitari, il prodotto mais debba restare all'interno della filiera agroalimentare".
OBIETTIVI DELL'INTESA DI FILIERA - La collaborazione tra le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - oltre che a favorire l'incontro di domanda e offerta - è finalizzata a favorire il recupero della maggior quota possibile di mais nazionale; a individuare una destinazione adeguata per il mais non idoneo all'impiego nell'alimentazione, quale l'utilizzo negli impianti di produzione di energia; ad assicurare elevati livelli qualitativi delle produzioni nazionali, a garanzia del benessere degli animali allevati e della tutela dei consumatori, attraverso l'applicazione di adeguate procedure di tracciabilità delle partite di mais non idonee all'alimentazione e l'intensificazione dell'attività di controllo.
La possibilità di valorizzare a fini energetici tali frazioni incentiva gli operatori del settore maidicolo a mettere in atto ogni azione possibile di recupero di mais nazionale per gli usi tradizionali, considerata la scarsità della produzione di mais nel 2012. (Ln)".
non creino problemi igienico-sanitari, il prodotto mais debba restare all'interno della filiera agroalimentare".
OBIETTIVI DELL'INTESA DI FILIERA - La collaborazione tra le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - oltre che a favorire l'incontro di domanda e offerta - è finalizzata a favorire il recupero della maggior quota possibile di mais nazionale; a individuare una destinazione adeguata per il mais non idoneo all'impiego nell'alimentazione, quale l'utilizzo negli impianti di produzione di energia; ad assicurare elevati livelli qualitativi delle produzioni nazionali, a garanzia del benessere degli animali allevati e della tutela dei consumatori, attraverso l'applicazione di adeguate procedure di tracciabilità delle partite di mais non idonee all'alimentazione e l'intensificazione dell'attività di controllo.
La possibilità di valorizzare a fini energetici tali frazioni incentiva gli operatori del settore maidicolo a mettere in atto ogni azione possibile di recupero di mais nazionale per gli usi tradizionali, considerata la scarsità della produzione di mais nel 2012. (Ln)".
Ora, quello del mais e delle aflatossine è un problema serio.
Com'è noto, il mais può essere infettato da una muffa, l'Aspergillus flavus.
Questa muffa sviluppa le aflatossine, delle tossine che provocano gravi malanni, come il cancro a fegato,
Quindi, tutti i cibi contaminati da questa muffa non sono commestibili.
Per il mais contaminato dalle aflatossine il destino sarebbe la produzione di biogas.
In sé, questa cosa non sarebbe male, se non fosse che tutto il mais che andrebbe a finire negli impianti in cui si produce il biogas andrebbe perduto e non potrebbe più essere usato per il consumo umano.
L'unica soluzione possibile sarebbe quella delle biotecnologie.
Si può produrre del mais geneticamente modificato e, secondo gli studi, esso può ridurre il rischio di attecchimento delle spore di Aspergillus flavus e, di conseguenza, del rischio di produzione di aflatossine.
Tuttavia, anche qui ci sono dei problemi.
Il primo riguarda il rischio di incroci (attraverso impollinazione) con le specie di mais autoctone.
Il secondo è quello di possibili effetti sulla salute umana che un prodotto OGM potrebbe avere.
Per esempio, potrebbe generare allergie in alcune persone più sensibili.
Tuttavia, io penso che la strada delle biotecnologie non debba essere esclusa a priori.
Dobbiamo mantenere il mais nella catena alimentare dell'uomo e degli animali.
Cordiali saluti.
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