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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 1 dicembre 2011

UNA E INDIVISIBILE, COMMENTO AL LIBRO DEL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO


Cari amici ed amiche.

Avvalendomi dell'articolo sul blog dell'Istituto di ricerca storica delle Due Sicilie, che è intitolato ""Una e indivisibile", riflessioni (poco accorte) sui 150 anni della loro Ita(g)lia!", commento il libro scritto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che è intitolato "Una e indivisibile. Riflessioni sui 150 della nostra Italia".
In questo libro, il presidente Napolitano ha fatto una raccolta dei discorsi pronunciati da lui da Trieste a Lampedusa sull'unità del nostro Paese.
Il libro porta all'attenzione i vari personaggi del Risorgimento, da Garibaldi a Cavour e parla della forte partecipazione di tutta la società italiana dell'epoca.
Tocca tutte le tematiche, comprese l'attuale situazione di squilibro tra Nord e Sud e l'esigenza di una politica autonomista.
Tuttavia, io vorrei fare una riflessione.
Qui non deve essere messa in discussione l'unità del nostro Paese.
L'unità del nostro Paese è un valore a cui non si può rinunciare poiché per millenni la nostra penisola fu abitata da genti italiche.
Invece, deve essere messo in discussione il processo di unificazione del nostro Paese, un processo che il presidente della Repubblica, a mio modesto parere, ha presentato in chiave positiva.
La realtà, la storia vera, dice il contrario.
Il processo di unificazione fu fatto nel segno di un forte anticlericalismo (per non dire anticattolicesimo) e di una politica espansionistica implementata da uno Stato (il Regno di Sardegna) ai danni degli altri Stati italiani e dell'Impero Austro-Ungarico.
Quindi, non ci fu un naturale processo di unificazione ma una vera politica di aggressione da parte del Regno di Sardegna ai danni degli altri Stati italiani e dell'Impero Austro-Ungarico.
In pratica, la monarchia dei Savoia diventò casa regnante in Italia dopo avere attaccato e distrutto gli altri regni (che erano non meno legittimi del loro Stato) ed imposto la loro legge sui loro territori e contro la Chiesa.
Un processo di unificazione naturale non avrebbe comportato l'uso delle armi ed il nuovo Regno d'Italia sarebbe stato il prodotto della fusione dei regni preesistenti ed avrebbe preso il meglio di ciascuno di loro.
Inoltre, il re (a prescindere dal fatto che fosse stato un Savoia o meno) avrebbe dovuto farsi incoronare dal Papa, il capo visibile della Chiesa universale.
Infatti, non è credibile la tesi che dice che coloro che stavano nel Regno di Sardegna fossero liberi, civili e bene amministrati mentre gli altri fossero prigionieri, poveri e da civilizzare.
E' una tesi che non sta né in cielo né in terra.
Ad esempio, la mia Mantova fu un possedimento degli Asburgo (Impero Austro-Ungarico) e non stette così male. Anzi, la corte di Vienna parlava anche l'italiano. Inoltre, l'attuale divisione dei Comuni intorno al capoluogo della provincia virgiliana risale al tempo degli Austriaci. Basti pensare ai Comuni di San Giorgio, Porto Mantovano e Virgilio che nacquero proprio nel periodo dell'Impero Austro-Ungarico. Infatti, furono separati da Mantova, per gestire meglio territorio.
Lo stesso discorso può valere anche per il Regno delle Due Sicilie.
Ricordo che, sotto i Borboni, Napoli fu una città prospera.
Invece, la storiografia ufficiale, che è un ottimo strumento di propaganda, dà solo una visione parziale.
Forse, cercando di capire quello che accadde nel XIX, si possono comprendere certi mali del nostro Paese.
Uno di questi è lo scarso senso civico.
Esso è causato dal fatto che tanta parte degli italiani senta queste istituzioni come non sue.
Infatti, l'Italia nacque contro la Chiesa.
Nei primi anni del Regno d'Italia ci fu uno scontro tra la monarchia e la Chiesa. Ora, tanta parte degli italiani si trovava a dovere scegliere se essere prima italiana o cattolica.
Inoltre, un lombardo o un siciliano a cui furono imposte le regole del Regno di Sardegna si sentiva quasi sottomesso ad uno Stato straniero.
Da qui si può anche capire l'esigenza di una maggiore autonomia delle varie parti del nostro Paese.
Quindi, la storia vera non è raccontata dalla storiografia ufficiale.
Com'è noto, Roncoferraro (il Comune in cui abito, in Provincia di Mantova) è un Comune risorgimentale.
Ivi nacque Giuseppe Nuvolari, il luogotenente di Garibaldi.
Mi sarebbe piaciuto organizzare un evento culturale che avrebbe contemplato anche la storia raccontata da fonti diverse da quella della storiografia ufficilale.
Avevo fatto anche un'istanza in Comune.
Peccato che non sia stato ascoltato.
La storia va letta e capita così com'è.
Se la si propone solo interpretandola in un modo si rischia solo da dare una visione parziale...e di fare della propaganda.
Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.