Cari amici ed amiche.
Leggete la seguente nota che Marco Stella mi ha inoltrato su Facebook:
POLARIS V
Il sunto
Dal 2 al 4 dicembre 2011 si è tenuto in alta Tuscia, vicino Attigliano, il V incontro nazionale di Polaris.
L'afflusso si è avuto da dieci regioni italiane (il Centro Studi è presente in quattordici), ambo i sessi, fasce d'età: dai venti ai settant'anni e più.
Si è tenuta innanzitutto la relazione sull'evoluzione del Centro Studi, sul ruolo riconosciuto che occupa oggi e sugli obiettivi da centrare nel 2012.
In quest'ottica sono state prese alcune decisioni organizzative i cui dettagli non riguardano la presente relazione perché l'appesantirebbero ma che potremo fornire a chi li richieda con scopi costruttivi
ANALISI
Mutazioni internazionali
Con varie sfumature le analisi del Centro Studi convergono su quanto segue.
1) La casta finanziaria è all'assalto vorace in tutto il pianeta, un assalto vorace volto ad appropriarsi di ogni ricchezza e risparmio, ai danni della stessa produzione e dell'economia reale. Con il medesimo spirito che questa stessa casta apolide tenne nel 1929.
2) Il potere, finanziario, satellitare e comunicazionale, è sempre più accentrato ed oligarchico ed è ovviamente sbilanciato verso l'alta finanza.
3) Al tempo stesso la ridistribuzione economica planetaria e le varianti geopolitiche hanno determinato il designarsi di un poli-centrismo con il quale fa i conti, sia difensivamente che offensivamente, l'egemonia americana cui resta maggiormente legato il potere della casta internazionale.
4) L'equilibrio tra il serrate del potere centralizzato e le innovazioni delle economie emergenti e delle linee politche rinnovate (es. Turchia, Venezuela, Brasile) induce gli Usa a ridisegnare la cartina delle spartizioni con la Cina e, per compensazione, a favorire taluni “alleati” minori nei confronti degli altri. Di qui il sostegno agli anglofrancesi nel Mediterraneo a scapito dei Paesi dell'Europa del Sud e in particolare dell'Italia.
5) Obiettivo principale della rinnovata strategia americana è il ridimensionamento della Russia, accompagnato alla divisione europea. In questa medesima logica rientrano il sostegno americano ai fondamentalisti islamici waabiti, nella stretta cooperazione con Arabia Saudita e Qatar, e l'innalzamento di tensioni in Siria, luogo strategico di prima importanza, base russa nel Mediterraneo. In particolare si tenta di mettere Ankara contro Teheran mediante il recente contrasto tra Ankara e Damasco.
La tensione, che coinvolge l'Iran, potrebbe degenerare per un intervento israeliano in quanto Tel Aviv non è entusiasta che nella sua area l'iniziativa sia tornata a Washington dopo molti decenni.
6) In Europa si riscontra la riuscita disgregazione di una composizione fragile. Esistono oggi tre linee politiche ed economiche diverse e spesso concorrenziali (Londra, Francoforte e Parigi).
Accerchiata dagli esiti dei mutamenti internazionali ed anche dalle strategie e dai sentimenti americani, l'Europa ha intrapreso una serie di conflitti fratricidi dei quali le vittime principali sono i Paesi del Sud e in particolare l'Italia.
7) E' a rischio l'Euro?
Non del tutto. L'obiettivo della Grande Speculazione Internazionale non è focalizzato sull'annientamento della moneta unica europea. Anzi, il tentativo è quello di sottoporre un'unica area valutaria ad un controllo più serrato da parte dei centri di gestione tecnocratica del potere, attraverso una progressiva cessione di sovranità nazionale dalla periferia degli Stati nazionali al livello centrale dell'Unione Europea.
Stupisce che non siano state ancora analizzate le proposte di modificare lo statuto della Bce per farla diventare il "prestatore di ultima istanza" a livello europeo, così come proposto da più parti. Al contrario, ci dicono che sarebbe l'unica ancora di salvezza ma con la scusa di salvare la zona Euro dal collasso finanziario, la Bce avrà in mano le leve del potere monetario senza alcuna rappresentatitivà politica.
8) Il problema è dunque l'Euro?
Non di per sé. L'Euro ha due valenze contraddittorie. Ogni qual volta interviene un'ipotesi di transazioni valutate in Euro da parte del Terzo Mondo (che è il verio scenario di competizione politico-economica) gli Usa scatenano guerre, mostrando così di temerlo eccome.
Al punto d'aver rovesciato repentinamente il direttore dell'Fmi Strauss-Kahn che aveva dato parere favorevole all'introduzione di un paniere internazionale misto (Dollaro, Euro, Yuan) che avrebbe minato l'unicità del Dollaro.
Di converso la moneta unica non consente la competività internazionale di economie fondate sull'export perché non possono giocare la carta delle svalutazioni.
Il problema quindi sta:
a) nella politica monetaristica;
b) nell'autonomia - e predominanza – della Bce sulla politica;
c) nella non raggiunta unità politica europea;
d) nel rifiuto della presa d'atto, da parte europea, che gli Usa non sono alleati perché hanno deciso di esserci ostili ed hanno fissato nell'Europa, vaso di coccio, la terra di bottino.
In queste condizioni una politica fiscale unitaria europea non può essere che devastante perché non corrisponde a necessità uguali e, quindi, non farebbe che paralizzare società ed economie di metà continente.
In queste condizioni, fermo restando lo scenario attuale, rimanere nell'Euro sarà altrettanto disastroso, se non addirittura meno, di quanto lo sarebbe uscirne. E' un problema politico che sta a monte.
9) Il problema politico in Europa, al quale il Centro Studi può fornire linee di tendenza, analisi e proposte ma che, ovviamente, deve divenire azione della politica, si articola in più direzioni. Sintetizzando le principali le linee di fondo dovrebbero essere le seguenti.
a) Ridefinizione dei trattati europei.
b) Sottomissione della Bce alla politica europea.
c) Realizzazione di un'unità articolata (forse confederata) che permetta lo sviluppo contemporaneo di tre assi che si deve evitare si fagocitono tra di loro.
Ecco gli assi:
Parigi – Berlino – Mosca
Roma – Budapest – Kiev
Madrid – Roma – Atene
d) Superamento della politica monetaria in atto e riaffermazione di una politica economica improntata sul sociale.
e) Sviluppo dei rapporti culturali e commerciali con le zone di maggior interesse per l'Europa (Mediterraneo, Eurasia, Vicino Oriente).
Per inciso, in chiave di organizzazione, si è definito un pool interno al Centro Studi che s'incaricherà di raccogliere e selezionare documentazione da inviare regolarmente a Bruxelles.
Mutazioni nazionali
Con varie sfumature le analisi del Centro Studi convergono su quanto segue.
1) L'Italia è forse in assoluto la principale sconfitta dell'attuale ristrutturazione planetaria.
E' stata consegnata a commissari liquidatori che sono chiamati a garantire innanzitutto gli interessi della casta finanziaria e poi quelli delle singole potenze che ne spartiranno le spoglie (Inghilterra, Francia e Germania).
2) L'operazione è in atto su di una presunta crisi determinata artificialmente da speculatori e da agenzie di rating e presentata in modo fraudolento come analoga a quella strutturale greca.
Di fatto l'economia italiana è invece tuttora tra le più solide del mondo e, cosa più appetitosa per gli speculatori, la società si fonda ancora in larga parte sull'economia di risparmio, sulla proprietà e sull'investimento nel mattone.
3) Gli obiettivi delle manovre commissariate per liquidare l'Italia, a prescindere dai proclami ufficiali, sono i seguenti:
a) Prosciugare il risparmio.
b) Svendere il demanio.
c) Privarci degli asset strategici.
d) Disarticolare l'economia sociale.
e) Privatizzare (o meglio avocare all'estero) i beni pubblici.
f) Smantellare la piccola impresa.
g) Smantellare la proprietà privata (da non confondersi con le “privatizzazioni”).
h) Moltiplicare (e non contenere) la voragine debitoria.
Il tutto in cambio di niente.
E lo stesso decreto sardonicamente definito “salva-Italia”, emesso dal governo dei commissari proprio il 4 dicembre, parlerà chiarissimo. Tassando proprietà, poduzione, risparmio e consumo senza alcuna misura protettiva per le imprese e senza alcuno strumento valutario per l'export, le conseguenze saranno economicamente disastrose.
Come le manovre tributarie che, con il pretesto fiscale, penalizzeranno la piccola iniziativa con un diasavanzo tra introito fiscale e conseguente stasi produttiva che, tenuto approssimativamente conto di quanto si possa valutare nel campo del nero, da solo, inciderà in un ulteriore significativo calo del PIL nazionale. Le manovre fiscali produrranno ulteriore dissesto economico e finanziario.
A queste si aggiungano i pesantissimi interventi sul lavoro e sulla pensione, ancora una volta definiti obbligati ma giustificati con dati nent'affatto oggettivi e agevolmente smentibili.
Cosa comporterà questo in Italia?
4) Dal punto di vista politico è probabile la totale ridistribuzione di immagini e di schieramenti chiamati a confrontarsi con una lunga, forte, radicale, politica di sacrifici volta a centrare nessun obiettivo se non il saccheggio nazionale. “Alla fine del tunnel la bara”: così si può definire l'attuale linea politico-economico-finanziaria prodotta dal governo comissariato.
Possibile quindi l'avvento in controtendenza di una forte aggregazione populista i cui contorni sono tutti da definire.
5) Dal punto di vista socio-economico ciò porterà alla disarticolazione e ad un moltiplicarsi di stenti se non ad un dilagare vero e proprio di povertà.
Qui il ruolo del Centro Studi diventa duplice, sia dal punto di vista analitico-propositivo che da quello dell'intervento reale.
ORGANIZZAZIONE E PROPOSTE
Combattere la crisi
Al rimescolamento di forze e al delinearsi di possibili nuove trasversalità il Centro Studi fornirà non solo la sua disponibilità ma anche proposte concrete da veicolare e da realizzare, proposte che se recepite potrebbero far raddrizzare la barra del timone e condurre la nave sana e salva in porti sicuri.
1) In quanto alla riorganizzazione sociale ed economica il concetto perseguito è fare sinergia dal punto di vista delle iniziative, sì da produrre non solo posti di lavoro ma anche circuiti commerciali, imprenditoriali, turistici, in condizione di offrire ai singoli cittadini, alle famiglie, alle catogorie, non soltanto il sostegno di cui li priveranno l'implosione sindacale e la perdita di potere contrattuale dei medesimi organismi, ma anche possibilità di mangiare, bene, di vestirsi, bene, di andare in vacanza, bene, a costi ridotti e perfino, in prospettiva, di fare cassa di risparmio e perfino banca.
Operativamente il Centro Studi ha deciso di lanciare una campagna atta a realizzare collaborazione e sinergia nonché a suscitare intercambio di idee, proposte e collaborazioni.
La campagna si chiamerà “Combattere la crisi” e partirà con le proposte, con le idee, con gli intrecambi ma anche con la messa in evidenza di circuiti solidali già esistenti sia dal punto di vista del lavoro che da quello dell'acquisto solidale.
Una piattaforma ad anelli per la realizzazione di iniziative positive il cui scopo a termine medio è la costituzione di un club (o di più clubs) che vada(no) a rappresentare la lobby di popolo.
Tra le decisioni organizzative prese vi è appunto la costituzione del nucleo sinergico che dovrà avviare la campagna “Combattere la crisi”.
2) Restando fedeli al ruolo di Centro Studi si è comunque deciso di offrire alla politica, sia nazionale che amministrativa, una serie di formule per il possibile raddrizzamento della rotta prima del naufragio commissariato; formule comunque recuperabili in buona parte in futuro, a naufragio consumato se non si riuscirà ad impedirlo.
In tal senso abbiamo deciso di offrire nei prossimi mesi tre soluzioni ovviamente orientative ma ciononostante tecnicamente definite.
Tre progetti politici per affrontare la crisi
a) Rispetto alle privatizzazioni e in virtù delle ventilate riforme federali: proposte di una privatizzazione sociale, con azionariato popolare nelle imprese-traino della propria regione, sul modello dei Länder tedeschi.
b) Riacquisto del debito pubblico, e quindi taglio del cappio, mediante una serie d'interventi strutturali.
c) Possibilità (ovviamente alternativa al punto b) di denunciare il debito e di assumere una politica che consenta di sfidare il default senza andare in rovina ma anzi riprendendo salute (gli esempi Islanda e Argentina sono istruttivi ma molto diversi).
I tre progetti sono in fase di studio avanzato.
Quello del riacquisto del debito pubblico, frutto del lavoro dei nostri esperti in economia, è stato esposto dettagliatamente durante l'incontro ed è praticamente già disponibile per le forze politiche anche se sarà dettagliato e possibilmente reso proposta di legge nel prossimo trimestre.
Infine abbiamo stilato un calendario di massima sulle prossime iniziative incentrato su:
Conferenze internazionali in collaborazione con le Biblioteche di Roma.
Incontri nazionali sul tema “Combattere la crisi” con argomentazione delle soluzioni proposte.
In quanto alla campagna abbonamenti, diffusione, e alla campagna arruolamenti per la partecipazione alla rivista, sono argomenti insiti nella parte organizzativa cui abbiamo accennato in apertura, subordinati in ogni caso alle urgenze del circuito “Combattere la crisi”.
Per ogni approfondimento contattare redazione@centristudipolaris.org
o contattarci su Facebook.
Io penso che l'Italia non possa solo legarsi alla Germania, cosa che sembra che oggi stia facendo.
Oggi, Roma sembra una succursale di Berlino.
L'Italia è anche un "ponte" tra l'Europa anglosassone ed il Mediterraneo, ove il Regno Unito ha degli interessi particolari.
Basti pensare a Malta e Cipro, che sono isole che fanno parte del Commonwealth.
Inoltre, molti italiani sono presenti negli Stati del Commonwealth, come il Canada, l'Australia e lo stesso Regno Unito.
Quindi, deve interloquire di più con il Regno Unito ed il Commonwealth e slegarsi dalla Germania.
Inoltre, l'Italia ha rapporti ottimi con lo Stato di Israele e può bilanciare l'"anti-israelismo" che si sta facendo strada in Europa.
Solo così, l'Italia potrà prendere credibilità ed avere una maggiore forza nel mercato. Basti pensare al fatto che anche l'India, Paese che oggi sta emergendo, faccia parte del Commonwealth.
Cordiali saluti.
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