Leggete quersta nota scritta dall'amica Irene Bertoglio su Facebook:
"Il fatto: una minorenne sedicenne rimane incinta. Per motivi non chiari, la famiglia di lei pretende che non porti a termine la gravidanza. Fin qui, niente di nuovo. Le cronache di ieri e di oggi sono stracolme di storie melodrammatiche di questo tipo. Ciò che è nuovo e inaspettato è il ricorso al giudice, da parte della famiglia, in modo da ottenere, a prescindere dal consenso della minore, l’autorizzazione per farla abortire. La legge, a fronte del diniego della ragazza, è ovviamente nella impossibilità di pronunciarsi, occorre il suo consenso. Del padre e della sua eventuale opinione non sembra invece che nessuno abbia tenuto conto. La giovane madre si oppone e l’incontro con il giudice si risolve in un nulla di fatto. Poi, a distanza di meno di una settimana, succede l’impensabile. La minorenne ci “ripensa”, torna sulle sue decisioni e la famiglia, dopo essersi incredibilmente procacciate tutte le autorizzazioni necessarie nell’arco di pochi giorni (quando vuole il servizio sanitario sa essere veloce ed efficiente!), riesce a farla abortire. Cosa sia accaduto nel chiuso delle mura domestiche non è dato sapere. Ma è fin troppo evidente quale ruolo possano aver giocato il peso dei ricatti e dei condizionamenti messi in essere pur di estorcere il sospirato consenso. Da genitori che non si sono fatti scrupolo nel trascinare la propria figlia in tribunale, cos’altro ci si sarebbe potuto aspettare? Le reazioni non si sono fatte attendere, anche se nella maggior parte dei casi sono state quelle di un "sentimento di umana comprensione", che rasenta il cinismo e nulla ha a che fare con la cristiana pietà. Lascia attoniti l’indifferenza con cui il fatto è stato recepito dai media: non ci si scandalizza più, dando per scontato come sia ormai nelle umane disponibilità decidere della vita e della morte anche e soprattutto di coloro – come i concepiti - che non hanno alcun mezzo per difendersi. Solidali con la giovane che, a prescindere dai suoi reali intendimenti, ha finito con il subire una intollerabile violenza. Resta il fatto che, come già denunciato da Hannah Arendt, questo nostro mondo progredito si sia ormai arreso alla ineluttabilità del male. Finendo con l’accettare con supina rassegnazione ogni sua nuova drammatica ed infernale manifestazione.".
Per legittimare l'aborto, gli abortisti parlano di "libertà di utilizzo del corpo" da parte della donna.
Il caso qui illustrato dimostra che la "libertà" di cui parlano gli abortisti altro non è che la volontà di indurre una madre ad abortire.
Infatti, quella ragazza di sedici anni non è stata lasciata libera di non abortire.
Questa è una delle tante vergogne del nostro secolo.
Cordiali saluti.
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