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martedì 20 dicembre 2011

SUICIDI, IL LATO DRAMMATICO DELLA CRISI



Cari amici ed amiche.

Leggete questo toccante articolo de "Il Giornale del Sud" che è intitolato "Quando la crisi porta alla morte, tutti pazzi per lo Stato".
Purtroppo, tra i suoi tanti lati drammatici, questa crisi ne ha uno ancora più drammatico.
L'articolo in questione parla del suicidio di un imprenditore veneto, Giovanni Schiavon.
Schiavon, 59 anni, era titolare dell'azienda "Eurostrade 90" e risiedeva a Vigonza, un paese in Provincia di Padova.
La sua azienda era entrata in crisi ed i suoi conti non quadravano.
Il dramma l'ha portato al suicidio con un colpo di pistola.
Purtroppo, il caso di Schiavon non è l'unico.
Ci sono stati altri suicidi e tanti imprenditori come lui sono in gravi difficoltà.
Queste difficoltà, però, colpiscono tutti.
Colpiscono gli imprenditori, che non sono più capaci di fare lavorare la gente, colpiscono il mercato che si impoverisce e colpiscono anche i giovani, che (come me) cercano lavoro.
Ad esempio, ho fatto tante domande di lavoro nella zona di Castel d'Ario, Villimpenta e non solo.
Molti imprenditori mi hanno risposto dicendo: "Siamo in difficoltà e non possiamo assicurarti il posto di lavoro".
Bisogna capire il perché di questo meccanismo perverso.
Il perché sta nel "sistema Italia" che è esploso.
In Italia non si riesce a fare una seria politica del mercato del lavoro (poiché subito scatta la protesta dei sindacati) e vi sono una burocrazia asfissiante ed un fisco pesante.
Quindi, vi sono un costo del lavoro altissimo, tasse a non finire, una burocrazia che serve più a mantenere una pletora di impiegati pubblici (spesso favoriti da certi politici) ed una scarsa libertà d'impresa, anche a causa della rigidità della Costituzione e del sistema stesso.
Non è un caso se cito come esempi Gordon Ramsay e Steve Jobs.
Quest'ultimo aveva incominciato a costruire il suo impero lavorando in un garage.
Se fosse vissuto in Italia, la Guardia di Finanza sarebbe venuta da lui e l'avrebbe stroncato.
Quanto a Ramsay, se si fosse trovato di fronte alla burocrazia come quella italiana, non avrebbe aperto il suo primo ristorante a Chelsea (Londra) nel 1993.
Chi (dopo tante vicissitudini) riesce ad aprire un'azienda qui in Italia è costretto a fare una "corsa ad ostacoli" tra tasse (come l'ICI, l'IVA, l'IRPEF e l'IRAP), questioni burocratiche e quant'altro.
Quando l'imprenditore non ce la fa più, ecco che entra in scena la banca, a cui egli si rivolge.
La banca vuole delle garanzie e se l'imprenditore non le fornisce ecco che ci sono i problemi.
Il fallimento è dietro l'angolo.
Forse, per questo motivo, il fallimento di un'impresa viene visto come il fallimento di un uomo, l'imprenditore.
Quest'ultimo, infatti, non vede nella sua impresa solo qualcosa da lasciare ai suoi posteri, i suoi figli in primis, ma un traguardo raggiunto, dopo le tante difficoltà che ho citato.
Il fallimento dell'azienda diventa per lui il fallimento personale e questo rischia di portarlo all'autodistruzione, il suicidio.
Per questo, urgono delle serie riforme.
Casi simili non devono più ripetersi.
Non devono più esserci vedove, vedovi, genitori e figli che piangono per il proprio caro (o la propria cara) che ha deciso di togliersi la vita!
Inoltre, va notato che non vi sono solo gli imprenditori che si suicidano ma anche persone comuni che non riescono a trovare a lavoro o che sono in difficoltà e che meditano atti estremi.
Stamattina, su "Canale Italia", ho sentito il talk show che era presentato da Vito Monaco. A questo talk show partecipano ospitti di vario tipo (spesso politici) e telefonano varie persone da casa. Tra gli ascoltatori che da casa hanno telefonato ve n'è stato uno che ha lanciato un messaggio inquietante.
Un certo Pasquale di Bari ha raccontato la sua drammatica storia e, ad un certo punto, ha affermato che se non dovesse più farcela, lui andrebbe a Roma e farebbe il kamikaze.
Quando ho sentito una cosa del genere sono rimasto inquieto.
Questa crisi sta avendo dei gravi effetti anche a livello psicologico.
Qualcuno di "coloro che stanno a Roma" non hanno ancora capito la gravità della situazione.
Per questo, giudico negativa la manovra di Monti, una manovra fondata solo sulle tasse.
Cordiali saluti.

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.