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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 30 dicembre 2011

VALORI E RAPPORTI UMANI


Cari amici ed amiche.

Ho letto questo articolo della rivista L'Eco di San Gabriele (che compie 100 anni) che è intitolato "Cosa vuole Dio da me?" e che recita:

"Vorrei sapere cosa vuole Dio da me… Mi chiamo Barbara, ho appena compiuto 19 anni
e posso riassumere così il momento di confusione o, forse meglio, di incompletezza
che sto vivendo. Vengo da una famiglia cattolica e praticante e di conseguenza la mia strada
è stata contrassegnata dalla fede e dalla religione, tant’è che da piccola nutrivo il desiderio di farmi suora… Mi sono diplomata senza problemi, i prof mi giudicano intelligente, ho una bella
cerchia di amici con cui condivido emozioni ed esperienze, ho un ragazzo e a livello di svaghi non mi faccio mancare niente. Anche per quanto riguarda l’aspetto economico i miei genitori, pur con sacrifici, non mi fanno mancare niente. Insomma, dovrei considerarmi
una ragazza felice e appagata ma purtroppo non è così. Negli anni mi sono allontanata dalla chiesa a causa dei suoi tanti divieti - secondo me assurdi -e dagli atteggiamenti di un parroco
straniero le cui prediche, a mio avviso, avevano poco a che fare con gli insegnamentidi Cristo. Non avverto più, da tempo, la necessità di andare a messa e di confessarmi, anche se non ho mai
persa la fede in Dio. Quella di Dio, però, sta diventando sempre più una
presenza “passiva” che non accende il mio cuore come invece accadeva da bambina. Lo so, un conto è sognare altra cosa invece è vivere la vita di tutti i giorni con i suoi alti e bassi e le sue
contraddizioni, ma sinceramente questa vita da “adulta” non mi riempie più. Ho tutto ma nello stesso tempo è come se mi mancasse qualcosa; non sono contenta di come vivo la quotidianità
ma non so nemmeno come potrei cambiarla per sentirmi meglio. Per capirci, non so cosa Dio voglia da me… La mia felicità è solo apparente, dentro non
sono serena. Ma neanche pensare a Diomi aiuta a stare meglio. Spero tu possa perdonare la mia confusione nell’esprimerti il mio stato d’animo, ma ciò è quello che sto vivendo.
Ciao".

Questa è la risposta di padre Luciano Temperilli:


"Forse, amica, ti stai affacciando sul mistero della vita. Finora l’hai vissuta come un regalo, forse anche un po’ dovuto o preteso, in cui gli angioletti del cielo, l’affetto della famiglia, i desideri realizzati dalla generosità e dal benessere, gli amici che ti hanno fatto da corona
sono stati sufficienti a lasciarti vivere serenamente. Ora ti sei accorta che è finito questo mondo incantato, ti sei accorta che vivi, o meglio, che sei tu che vivi e sei chiamata a dare senso alla “quotidianità” che, diciamolo, spesso ci appare ripetitiva e banale. E questo,
soprattutto per chi ha coltivato sogni irrealizzabili, è la premessa per cocenti delusioni. È un po’ lasciare il nostro piccolo paradiso in cui tutto era bello e ordinato per ritrovarsi nel disordine della natura e della società. In questo contesto è giusto reinterrogarsi sui valori, sulla fede, su Dio, sui rapporti. Bisogna però superare la tentazione di banalizzare o svalutare quanto
finora ha sostenuto la vita. Non ci si può fermare in superficie ma bisogna scendere
nelle profondità. Ad esempio: dichiari assurdi i divieti della chiesa.
Forse questo aspetto merita un approfondimento.
Ci sarà pure un motivo, non sarà solo il gusto di dire no! Così il prete straniero: bisognerà approfondire forse sia il vangelo che conoscere il prete! Così la domanda cosa Dio vuole da te.
Ma per cercare la risposta bisognerà pure mettersi in ascolto! E l’ascolto passa attraverso la lettura, lo studio, il confronto, la preghiera, frequenza dei sacramenti! Insomma più che cercare se stessi nelle cose, nel mondo, nella religione, in Dio si dovrebbe cercare quanto
tutto questo dice a noi, il senso che dona alla nostra vita. Perché è pur vero che “Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito sera” (Quasimodo) però se chiudiamo la finestra impediamo anche al raggio di sole di illuminare la nostra vita. In altre parole se ci si chiude in se stessi si scopre il peso e l’angoscia della propria solitudine. Se si va in profondità si scopre che la nostra solitudine invoca una relazione, gli altri e l’altro, cioè Dio. Ma
non può esistere una relazione senza frequentarsi. Così per le persone, così per Dio. Se chiudiamo la porta e non vogliamo ascoltare chi bussa per incontrarci, potremo illuderci della nostra autosufficienza ma non ci rimarrebbe altro da vedere che il vuoto della nostra stanza.
Se uno invece è disposto ad aprire la propria porta può consolarsi con l’improvvisata di un amico o abbellire la propria stanza per un incontro atteso,
con pazienza e vigilanza.".

Io commento sia lettera di Barbara e sia la risposta di padre Luciano.
La lettera è quella di una persona che ha messo in discussione tutto ciò che la circonda.
Per la ragazza in questione valgono le parole della Lettera agli Ebrei (capitolo 5, versetti 13-14) che recita:

"[13] Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino.

[14] Il nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo. ".

Finché era minorenne, Barbara aveva la sua cerchia di amici, l'affetto dei suoi genitori ed ogni cosa quasi come se fossero scontati.
Crescendo, l'approccio al mondo cambia e spesso si impara ciò in maniera dolorosa.
Molto spesso, tante cose che prima erano scontate poi non lo sono più ed ogni cosa viene messa in discussione.
Lo so bene io, che ho perso tante amicizie che davo per scontate (e forse non so se ne troverò di nuovo) e che, crescendo, mi sono trovato di fronte problemi che prima non conoscevo.
Ho dovuto mettere in discussione ogni cosa.
Commentndo anche la lettera di padre Luciano, faccio una considerazione.
Oggi noi viviamo l'epoca della grande comunicazione e di internet.
Possiamo comunicare con il mondo intero.
Eppure, paradossalmente, si è soli.
Può sembrare paradossale ma è così.
Molti pensano che internet possa facilitare (se non surrogare) le relazioni umane.
La realtà non è così.
I rapporti umani (per essere tali) devono essere vissuti in prima persona.
Rapporti come l'amicizia o l'amore sono rapporti di comunione e di condivisione dei valori.
Un'autentica comunione non può esserci attraverso internet.
Internet tende a "drogare" certe situazioni.
Apre il mondo ad ogni uomo e mette in comunicazione parecchie persone tra loro in modo facile.
I rapporti umani, però, non sono così.
Essi vanno vissuti giorno per giorno e condividendo gioie e dolori con il proprio prossimo.
Lo stesso discorso vale per il rapporto con Dio.
Essere "amici di Dio", significa essere presenti nel luogo in cui egli si trova, ad esempio, andando a Messa, e cercare di ricordarsi che lui c'è per noi.
Anche il rapporto con Dio va vissuto in prima persona.
Visto che siamo ancora in periodo natalizio, ricordatevi di ciò.
Ricordatevi, ad esempio, di un vostro amico lontano e che non vedete da molto tempo.
Telefonategli, mandategli un biglietto di auguri o andate a farglio visita.
Fareste una cosa buona per lui, per voi stessi ed anche agli occhi di Dio.
Chi è cattolico può chiedere anche l'intercessione di San Gabriele dell'Addolorata, che è raffigurato qui sopra.
Lui che è patrono dei giovani conobbe certe vicende inerenti ai rapporti umani e a quelli con Dio.
In vita, lui fu un vero cristiano.
Quello che Cristo ci trasmise ci insegna a metterci in discussione ogni giorno.
Cordiali saluti.

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