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lunedì 26 dicembre 2011

SAN LEONE MAGNO E LA STORIA


Cari amici ed amiche.

Su Facebook, mi è capitato di leggere questa nota di Giovanni Covino che prende spunto da alcuni discorsi di San Leone Magno.
Essa è intitolata "Riconosci, cristiano, la tua dignità. Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa" e recita:

"Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.

Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l'impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l'assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell'amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l'umanità nella sua miseria! O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi, «e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo» (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani.

Deponiamo dunque «l'uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricòrdati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricòrdati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo. ".

Ringrazio l'amico Angelo Fazio, che l'ha portata alla mia attenzione.
E' una bella nota e credo che valga la pena di commentarla, tenendo conto anche del fatto che io abiti a Roncoferraro, un Comune della Provincia di Mantova in cui operò proprio San Leone Magno e che fa parte proprio del Vicariato di San Leone Magno.
Siamo nel 452 AD e, dopo avere devastato la sede patriarcale di Aquileia, il terribile popolo degli Unni ed il suo re Attila si stabilirono nel nord Italia. Attila portò la sua corte a Milano, una delle ex-capitali dell'Impero Romano d'Occidente.
Nel Palazzo Reale di questa città fece fare un mosaico in cui vi era ritratto lui che veniva servito dai due Cesari, quello dell'Impero Romano d'Occidente e quello dell'Impero Romano d'Oriente, che, prostrati ai suoi piedi, gli versavano fiumi d'oro.
Attila volle arrivare a Roma, ove l'imperatore Valentiniano era fuggito, per reclamare il matrimonio con la principessa Onoria.
A differenza di Alarico dei suoi Visigoti, che saccheggiarono Roma nel 410 AD, Attila e gli Unni non erano cristiani e quindi non avrebbero risparmiato nemmeno le chiese.
Con la sua orda di barbari, Attila partì per Roma, spostandosi a sud-est.
Arrivò nell'Ager Ambulejanus, quella zona vicina al fiume Mincio che corrisponde alla zona sud all'attuale Comune di Roncoferraro. Il centro della zona fu Governolo, una frazione del Comune di Roncoferraro. Qui si trovò faccia a faccia con Papa Leone Magno che gli venne incontro e lo convinse a ritirarsi. Ne parlai in un precedete articolo del 16 novembre 2010 che è intitolato "Dove avvene l'incontro tra Attila e Papa Leone Magno?".
Pare che il re Unno fosse stato convinto a ritirarsi perché vide dietro al Papa un vecchio (forse San Pietro) che si agitava dietro di lui e che lo turbò.
Anche l'esperienza di San Leone Magno fu, a tutti gli effetti, una testimonianza della fede cristiana.
Pensate, quanto fu importante l'opera di quell'uomo che da Roma si mise in cammino verso per incontrarare un re barbaro che avrebbe potuto ucciderlo senza battere ciglio e convincerlo a recedere dal suo proposito.
Egli non ebbe paura di niente.
Egli non temette i pericoli che avrebbe potuto incontrare durante il viaggio.
Tenete conto del fatto che l'Italia di allora fu una terra di scontro tra bande e di banditi.
Inoltre, le strade non erano più curate e vi erano molte malattie, a cominciare dalla malaria, la peste e le malattie respiratorie.
L'Impero Romano d'Occidente si era di fatto dissolto e ventisei anni dopo scomparve anche a livello formale.
San Leone Magno non temette neppure quel re barbaro.
Egli andò di fronte a quell'uomo che avrebbe potuto ucciderlo e lo affrontò.
Non lo fece con le spade o con le lance ma lo fece con la sua fede e vinse.
Infatti, Attila tornò sui suoi passi.
Essere cristiani vuole dire anche questo.
Molti cristiani di oggi non hanno lo stesso coraggio che ebbe San Leone Magno di fronte ad Attila.
Se lo avessero, tante cose andrebbero meglio.
Come disse il Beato Giovanni Paolo II, non dobbiamo avere paura!
Cordiali saluti.

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