Sul blog di Marcello Veneziani vi è un articolo intitolato "Roma, l’Italia e la Chiesa, dieci anni in retromarcia".
Ne riporto questo stralcio:
"Proposi che l’iniziativa coinvolgesse i massimi esponenti della Chiesa e dello Stato, dal Papa Benedetto XVI al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’evento fu realizzato, al posto del Pontefice intervenne alla cerimonia il segretario di Stato vaticano, cardinal Bertone, insieme alle massime autorità pubbliche. Paolo Mieli giorni fa ricordava sul Corriere della sera che quel 19 settembre di dieci anni fa era stato in effetti il primo atto ufficiale della Chiesa di riconoscere il XX settembre 1870 e quel che ne segue, ben oltre il Concordato del 1929 e le dichiarazioni dei pontefici italiani in favore dell’Italia unita. Organizzammo una grande mostra sulle radici dell’identità nazionale che inaugurò Napolitano, pubblicammo il catalogo, facemmo un convegno in Campidoglio e in altre sedi, ad alto livello, ma nel silenzio assordante dei media perché la matrice dell’iniziativa non era conforme al potere mediatico-culturale e politico-ideologico vigente.
Sono passati solo dieci anni eppure tutto ci sembra così lontano, così anacronistico, così surreale. La Chiesa che si occupa di Roma e della sua storia, ma figurarsi; l’Italia che ricorda i suoi eventi più significativi e istituisce eventi che non siano in tema di antifascismo; il Comune di Roma che solleva lo sguardo dalle buche, dai topi e dai monopattini e rievoca le sue storiche svolte. Vi immaginate Papa Bergoglio alle prese con questi temi, ma anche Mattarella che si occupa di temi storici oltre i soliti canonici del secolo scorso, o addirittura Virginia Raggi che pensa alla storia di Roma capitale e alla civiltà cattolica? Pensate che i protagonisti dell’era grillina, trasformista, bergogliana, euro-sinistra si possano occupare di un evento storico che non riguarda l’accoglienza, le varie omotransislamofobie, o l’antifascismo ma la storia civile e religiosa d’Italia e di Roma?".
Sono passati solo dieci anni eppure tutto ci sembra così lontano, così anacronistico, così surreale. La Chiesa che si occupa di Roma e della sua storia, ma figurarsi; l’Italia che ricorda i suoi eventi più significativi e istituisce eventi che non siano in tema di antifascismo; il Comune di Roma che solleva lo sguardo dalle buche, dai topi e dai monopattini e rievoca le sue storiche svolte. Vi immaginate Papa Bergoglio alle prese con questi temi, ma anche Mattarella che si occupa di temi storici oltre i soliti canonici del secolo scorso, o addirittura Virginia Raggi che pensa alla storia di Roma capitale e alla civiltà cattolica? Pensate che i protagonisti dell’era grillina, trasformista, bergogliana, euro-sinistra si possano occupare di un evento storico che non riguarda l’accoglienza, le varie omotransislamofobie, o l’antifascismo ma la storia civile e religiosa d’Italia e di Roma?".
Sia chiaro, questa mia constatazione non è un attacco al Papa ma è una constatazione di natura politica di un dato di fatto.
Papa Francesco si rifà esattamente e pedissequamente al collettivismo delle reducciones dei gesuiti in Sud America.
Egli ha un concetto secondo i quali i nemici sono i liberali, i cattolici conservatori, i conservatori americani (e gli USA in genere) ed il capitalismo.
Stando in quest'ottica, anch'io mi posso considerare "nemico" di Papa Francesco, essendo io filo-americano, liberale nell'idea politica, economica e sociale e conservatore riguardo al cattolicesimo.
Papa Francesco esprime un'idea populista dalla quale attinsero anche Juan Domingo Peron, Simon Bolivar e Fidel Castro.
In nome dell'antiamericanismo e dell'anticapitalismo, si debbono mettere insieme tutte quelle forze antitetiche al capitalismo e a ciò che è americano.
Questo spiega, per esempio, l'apertura del Vaticano alla Cina, piuttosto che il non riconoscimento (sempre da parte del Vaticano) di Gerusalemme quale capitale di Israele.
Secondo l'idea bergogliana, vanno bene i peronisti, i cattolici di sinistra e persino gli islamici ed i comunisti.
Ergo, vanno bene tutti coloro che non hanno idee atlantiste e che non sono conservatori.
Una caratteristica del populismo è proprio l'individuazione di un nemico contro il quale aizzare il popolo.
Per il pensiero bergogliano applicato nella maniera più ortodossa, il nemico è il conservatore, è il liberale ed è il sostenitore delle politiche atlantiste, perché contrari all'idea collettivista e pauperista che quel pensiero ha.
Questo spiega anche l'endorsement che il Papa fa nei confronti dell'attuale Governo.
Il Papa si comporta più da capopopolo che da Vicario di Cristo, nel parlare di ambiente e di politica, trascurando proprio Cristo stesso.
Purtroppo, gli effetti di questa concezione politica sta causando non pochi danni alla Chiesa, la cui immagine si rispecchia perfettamente in quella attuale di Roma.
La nostra capitale è nel degrado totale.
Purtroppo, questo declino è condiviso dalla Chiesa o da una parte molto consistente di essa, con tutte le problematiche che stanno emergendo.
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