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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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lunedì 14 settembre 2020

Il Concordato è stato cestinato?


Prendo spunto da queste parole dell'amico Filippo Giorgianni su Facebook:


"A marzo dicevamo che i Vescovi (tranne D’Ercole), gettando nel cesso un Concordato, erano degli atei ma tanta pretaglia ci dava degli esagitati appecoronandosi al Governo... oggi scopriamo che il Papa ha firmato due giorni fa un documento curiale che recita quanto segue e che noi già dicevamo all’epoca:«Si confida nell’azione prudente ma ferma dei Vescovi perché la partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia non sia derubricata dalle autorità pubbliche a un “assembramento”, e non sia considerata come equiparabile o persino subordinabile a forme di aggregazione ricreative. Le norme liturgiche non sono materia sulla quale possono legiferare le autorità civili, ma soltanto le competenti autorità ecclesiastiche (Sacrosanctum Concilium, 22)»".

Concordo con queste parole.
Quanto fatto questo Governo riguardo alle norme liturgiche è assai più simile a ciò che fanno governo totalitari come quelli della Cina o della Corea del Nord che a quello che fanno dei governi di area occidentale, ovviamente senza il relativismo.
Lo Stato non può mettere le mani nella Chiesa.
Le norme liturgiche non possono essere dettate dallo Stato ma solo dalla Chiesa.
Questo fu capito anche da San Tommaso Moro (7 febbraio 1478-6 luglio 1535).
Egli sostenne che il Parlamento non potesse esprimersi in favore del re come capo della Chiesa d'Inghilterra.
Per questo motivo, egli pagò con la vita la sua non adesione allo Scisma anglicano.
Ora, qui in Italia, vige un Concordato.
Il Governo non avrebbe dovuto mettere le mani sulla Chiesa riguardo alle norme liturgiche.
Invece, il Governo ha fatto ciò.
Ha imposto ai preti di non dare l'ostia sulla lingua e ha contingentato la frequenza alle messe.
Il Governo è andato oltre alla sua sfera di competenza.
Anche molti vescovi e molti parroci hanno le loro colpe riguardo a ciò, per il fatto di avere permesso ciò.
Il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni d'Ercole, aveva posto delle questioni corrette.



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