ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio che mi ha dato questo pezzo dell’omelia pronunciata da San Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003, in occasione della beatificazione di Madre Teresa:
«Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore» (Mc 10, 43). È con particolare emozione che oggi ricordiamo Madre Teresa, grande serva dei poveri, della Chiesa e del Mondo intero. La sua vita è una testimonianza della dignità e del privilegio del servizio umile. Ella aveva scelto di non essere solo la più piccola, ma la serva dei più piccoli. Come madre autentica per i poveri, si è chinata verso coloro che soffrivano diverse forme di povertà. La sua grandezza risiede nella sua abilità di dare senza calcolare i costi, di dare «fino a quando fa male». La sua vita è stata un vivere radicale e una proclamazione audace del Vangelo.
Il grido di Gesù sulla croce, «Ho sete» (Gv 19, 28), che esprime la profondità del desiderio di Dio dell’uomo, è penetrato nell’anima di Madre Teresa e ha trovato terreno fertile nel suo cuore. Placare la sete di amore e di anime di Gesù in unione con Maria, Madre di Gesù, era divenuto il solo scopo dell’esistenza di Madre Teresa, e la forza interiore che le faceva superare sé stessa e “andare di fretta” da una parte all’altra del mondo al fine di adoperarsi per la salvezza e la santificazione dei più poveri tra i poveri.
«Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Questo passo del Vangelo, così fondamentale per comprendere il servizio di Madre Teresa ai poveri, era alla base della sua convinzione, piena di fede, che nel toccare i corpi deperiti dei poveri toccava il corpo di Cristo. Era a Gesù stesso, nascosto sotto le vesti angoscianti dei più poveri tra i poveri, che era diretto il suo servizio. Madre Teresa pone in rilievo il significato più profondo del servizio: un atto d’amore fatto agli affamati, agli assetati, agli stranieri, a chi è nudo, malato, prigioniero (cfr Mt 25, 34-36), viene fatto a Gesù stesso.
Riconoscendolo, lo serviva con totale devozione, esprimendo la delicatezza del suo amore sponsale. Così, nel dono totale di sé a Dio e al prossimo, Madre Teresa ha trovato il suo più alto appagamento e ha vissuto le qualità più nobili della sua femminilità. Desiderava essere un «segno dell’amore di Dio, della presenza di Dio, della compassione di Dio» e, in tal modo, ricordare a tutti il valore e la dignità di ogni figlio di Dio, “creato per amare ed essere amato”. Era così che Madre Teresa “portava le anime a Dio e Dio alle anime”, placando la sete di Cristo, soprattutto delle persone più bisognose, la cui visione di Dio era stata offuscata dalla sofferenza e dal dolore.
Ella visse per gli ultimi nella carità disinteressata (e, fatemelo dire, ben diversa da quella di alcuni che qui in Italia, per esempio, parlano di "accoglienza dei migranti") e portò il fardello di numerose croci.
Ella conobbe la "notte dello spirito", quel periodo in cui Dio mise alla prova la sua fede facendosi sentire da lei come lontano.
Nonostante il dubbio, ella non perse mai la fede ma lottò per difendere questo suo tesoro prezioso vinse questa battaglia.
Questo fa ancora oggi di Santa Teresa di Calcutta una figura sublime e da prendere come esempio di virtù secondo la parola di nostro Signore e secondo il meglio della morale umana.
Cordiali saluti.
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