oggi, nella trasmissione "L'aria che tira" (trasmissione televisiva condotta da Myrta Merlino e che va in onda su "La 7") vi era tra gli ospiti il giudice Otello Lupacchini.
Lupacchini operò nella fine degli anni '70, nel processo contro la "Banda della Magliana", banda criminale a cui era stato legato anche Massimo Carminati, colui che oggi è protagonista della vicenda di "Mafia Capitale".
Provocatoriamente, Lupacchini ha detto una cosa importante: "L'unica società in cui vi è la meritocrazia è quella della criminalità".
Ora, io lancio una mia provocazione.
Effettivamente, in queste parole c'è del vero.
Per essere un criminale di alto livello (come un boss della mafia) non bisogna essere solo spregiudicati e pronti a fare ogni azione abietta (pur di avere un guadagno) ma anche si deve essere anche intelligenti e con una certa cultura.
Un criminale che non ha queste "qualità" resterà solo un ladro di polli o un volgare assassino.
Questo è paradossale.
Infatti, nella società degli "onesti" (la società che crede nella legge) del nostro Paese, la meritocrazia non esiste.
Si va avanti solo con la "raccomandazione".
Questo è un punto a sfavore per la quella società buona che crede alla legge, di cui noi siamo parte.
Noi non dovremmo tanto preoccuparci della mafia, piuttosto che di altre forme di criminalità, ma del fatto che la nostra società abbia perso certi valori, tra cui la cultura del merito.
Questa società non ha più una credibilità.
Forse, in tale senso, noi dovremmo imparare qualcosa dai criminali, per poterli battere poi.
Cordiali saluti
Nessun commento:
Posta un commento