ubi a l'imperio 'n salir fuit Costantino...pria forastiero...
cum la domina sempri 'n pigliar est homo...
et pur si 'n petra fatto sempri mira fiero...
pur si sanza l'occhi...come di gote 'n mancar...
cum fauci per arme 'l Mietitor...
ché 'n di Sheol onne alma da ille capta 'n fossa...
come ubi arde l'aeterna brace...
non a cader abbia...et per serbar alma, membra et ossa...
per iusto fare 'l Pane 'n Cielo...et lungi tener da la fornace...
ad orar le genti abbiano per de 'l Padre misericordia...
sì 'n Sacrificium Christi pro Redemptione gentis mundi...
et che l'orar mova da le praecordia!
Questa mia poesia parla della raffigurazione della morte nella cattedrale di Treviri, in Germania.
Dal 293, Treviri fu sede del Cesare d'Occidente e Costantino (274-337, che poi divenne imperatore romano con il nome di Costantino I) ebbe lì il suo regno, dal 306 al 324.
Dal III secolo AD, Treviri fu anche sede vescovile.
Questa scultura risale al XVII secolo.
Questa immagine ci ricorda la caducità della vita.
Con la sua falce, "la morte miete il grano del respiro".
Si suol dire questo.
Tutti noi dovremo morire.
La morte è per noi cristiani qualcosa di transitorio poiché Dio ci chiamò alla resurrezione.
Però, vi è qualcosa di peggiore della morte, la dannazione eterna.
Ogni uomo è tenuto a pregare per le anime dei propri cari estinti, perché possano trovare salvezza e misericordia.
Cordiali saluti.
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