Riporto codesto stralcio dell'articolo:
"Un esempio è una mia amica residente a Salto, in Uruguay. Si chiama Stephanie Caracciolo e collabora con me sul mio blog “The Candelabra of Italy”. Lei vuole avere un legame fortissimo con l’Italia. Per esempio, mi chiede spesso dell’Italia e delle elezioni. Oltre a ciò, sta facendo anche delle ricerche sul suo albero genealogico, io le sto dando una mano.
Molti giovani che discendono dagli italiani emigrati (come Stephanie, che nel 2018 ha compiuto trent’anni) vogliono custodire e anzi rafforzare i legami con l’Italia, vogliono imparare la lingua italiana e tutti gli usi dell’Italia. Anzi, per certi versi, ho notato che si sentono a tutti gli effetti italiani e che si sentono più attaccati all’Italia di quanto non lo sono molti dei loro coetanei che stanno qui, nel nostro Paese".
Limitare lo ius sanguinis nella trasmissione della cittadinanza italiana rischia è deleterio.
Infatti, significa rinnegare delle persone che (nolenti o volenti) con l'Italia hanno un legame.
Oltretutto, noi assistiamo ad un paradosso.
Coloro che vogliono togliere la cittadinanza italiana ai bisnipoti degli italiani all'estero sono le stesse persone che incoraggiano l'immigrazione clandestina dall'Africa e che vogliono fare diventare italiani i loro figli, con lo ius soli.
Queste persone preferiscono coloro che con l'Italia non c'entrano nulla a coloro che hanno un minimo di sangue italiano.
Per essere italiani, gli immigrati debbono integrarsi.
Purtroppo, molti di loro non si integrano.
Mi ricordo che alcuni degli amici del Comitato Manifestazioni Roncoferraro (associazione di cui sono vicesegretario dal 2016) hanno invitato alcuni immigrati del Nord Africa di collaborare.
Ebbene, questi ultimi hanno detto che prima avrebbero dovuto consultare l'imam.
Non se n'è fatto nulla.
Questa non mi pare una volontà di integrazione.
Per essere italiani, gli immigrati debbono integrarsi.
Purtroppo, molti di loro non si integrano.
Mi ricordo che alcuni degli amici del Comitato Manifestazioni Roncoferraro (associazione di cui sono vicesegretario dal 2016) hanno invitato alcuni immigrati del Nord Africa di collaborare.
Ebbene, questi ultimi hanno detto che prima avrebbero dovuto consultare l'imam.
Non se n'è fatto nulla.
Questa non mi pare una volontà di integrazione.
Questa è una follia.
Per essere italiani bisogna sentirsi italiani.
Se io andassi a vivere negli USA e la città in cui andrei a vivere facesse un evento e se fossi invitato a ad essere partecipe, io sarei ben felice di partecipare a quanto si sta...e non chiederei consiglio al prete cattolico.
Del resto, al Comitato Manifestazioni Roncoferraro mancano anche i giovani italiani.
Nel consiglio di amministrazione, l'elemento più giovane sono io e ho trentotto anni.
Al di là delle varie considerazioni sul caso, qui si tocca l'altro punto della questione.
Per essere italiani bisogna sentirsi italiani.
Se io andassi a vivere negli USA e la città in cui andrei a vivere facesse un evento e se fossi invitato a ad essere partecipe, io sarei ben felice di partecipare a quanto si sta...e non chiederei consiglio al prete cattolico.
Del resto, al Comitato Manifestazioni Roncoferraro mancano anche i giovani italiani.
Nel consiglio di amministrazione, l'elemento più giovane sono io e ho trentotto anni.
Al di là delle varie considerazioni sul caso, qui si tocca l'altro punto della questione.
Che i giovani discendenti degli italiani all'estero si impegnino di più a difendere la cultura italiana dei loro coetanei che stanno qui in Italia è assodato.
Molti giovani italiani che stanno qui in Italia non si impegnano (per esempio) nel fare eventi culturali nel paese o nella città in cui vivono.
Mi sembra che siano lontani dal sentirsi parte del popolo italiano.
Invece, io so di molti giovani discendenti da italiani nel mondo che non solo si impegnano a valorizzare la cultura italiana ma anche quella delle regioni e delle città d'origine dei loro avi.
Molti giovani italiani che stanno qui in Italia non si impegnano (per esempio) nel fare eventi culturali nel paese o nella città in cui vivono.
Mi sembra che siano lontani dal sentirsi parte del popolo italiano.
Invece, io so di molti giovani discendenti da italiani nel mondo che non solo si impegnano a valorizzare la cultura italiana ma anche quella delle regioni e delle città d'origine dei loro avi.
Oltretutto, gli italiani all'estero contribuiscono non poco all'export dei prodotti italiani nel mondo.
Anche questo è un dato importante.
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