Chiusure domenicali, un rischio per le imprese e per la nostra libertà

Questo è un articolo di Daniele Capezzone sul sito "Atlantico Quotidiano" che è intitolato "Chiusure domenicali: libertà di impresa sotto attacco".
Riporto questo stralcio dell'articolo:

"Il tema delle aperture domenicali è prepotentemente ritornato al centro del dibattito coinvolgendo ognuno di noi. Il ministro dello sviluppo economico Di Maio ha annunciato che a breve una legge impedirà ai negozi e ai centri commerciali di tenere aperto nei giorni festivi, domeniche comprese. Il vice premier mira a smantellare il cosiddetto “Salva Italia” messo a punto dal governo Monti che, all’articolo 31 prevede la liberalizzazione dell’apertura dei negozi lasciando agli esercenti totale autonomia".

Sono perfettamente d'accordo con quanto scritto nell'articolo.

Quello che vuole fare il ministro Luigi Di Maio rischia di essere un danno per la libertà d'impresa nel nostro Paese.

Ergo, se un commerciante vuole tenere aperto il suo negozio di domenica deve essere libero di farlo.

Ora, il rischio è questo: se calasse la libertà di impresa calerebbero anche gli investimenti.

Ergo, qui in Italia non si farebbe più impresa.

Senza impresa non ci sarebbe più l'occupazione.

Oltretutto, tanti consumatori possono fare spesa solo nei weekend, poiché negli altri giorni lavorano.
Questo è un dato di fatto.
Oltretutto, non vale nemmeno la questione del cattolicesimo.
In primis, sulla Bibbia (Vangelo secondo San Marco, capitolo 2, versetto 27) c'è scritto che "il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato".
In secundis, esiste la messa vespertina, che si celebra dall'ora nona del giorno che precede la domenica o di qualsiasi altro giorno di festa di precetto.
La messa vespertina vale per la stessa festa di precetto.
Quello che Di Maio vuole proporre sa tanto di dirigismo.