Riporto questo stralcio dell'articolo:
"Il primo pensiero di fronte alla tragedia di Genova è quello della nostra estrema precarietà e del nostro dovere di essere preparati alla partenza. Il nostro essere incapaci di garantire a noi stessi che tra un’ora o domani saremo ancora qui. E' molto forte la tentazione di buttare la tragedia del crollo del ponte Morandi nella rissa politica. Ma i due "colpevoli" additati, cioè l'austerity e le privatizzazioni, non colgono nel segno. Non è per mancanza di risorse, né per mancanza di investimenti del gestore privato che il cavalcavia è collassato. Si deve cercare il responsabile, che abbia un nome e un cognome. Inutile cercare un colpevole collettivo".
Si sente parlare tanto di "nazionalizzazione delle autostrade".
Ora, nazionalizzare è grande cretinata.
In primis, io sono un antistatalista convinto.
C'è chi non crede in Dio. Io credo molto in Dio e molto meno nello Stato.
Nei Paesi civili, lo Stato sta fuori dall'economia.
In secundis, nei Paesi in cui si nazionalizzano le aziende non c'è certo ricchezza.
Penso, ad esempio, al Venezuela.
Il Venezuela nazionalizza tutto e mette le aziende sotto il controllo dello Stato.
Quel Paese non è ceto virtuoso.
Dunque, l'Italia vuole essere tra i Paesi civili o tra i Paesi come il Venezuela?
Le privatizzazioni non sono il male.
Basta che siano fatte bene.
Certo, i colpevoli della tragedia del ponte "Morandi" debbono essere trovati e puniti ai sensi della legge.
Però, non si possono collettivizzare le colpe.
Riguardo all'austerity, il discorso è un po' diverso.
L'austerity ha creato problemi, anche se non è stata l'unica causa di certe cose che sono accadute.
Pensiamo alla "Gronda" che non è stata fatta.
Serve tanta testa e non la demagogia.
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