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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 23 agosto 2018

Una verità intoccabile: la politica non serve a fare l'economia

Stamane, ho scritto su Facebook queste parole:
"C'è chi non crede in Dio. Io non credo nello Stato. Lo Stato deve solo fare il controllore e non l'imprenditore. Oggi, noi paghiamo quanto ci fu nel famoso "boom economico". Certo, in quegli anni c'erano dei buoni manager ma c'era anche una grande corruzione."

L'amico e collaboratore Angelo Fazio (che ringrazio) mi ha segnalato questo pezzo scritto da Thomas Jefferson, che è stato tratto da "Notes on the State of Virginia", il quale è stato citato in "John Perry Barlow, Dichiarazione d'indipendenza del cyberspazio":

"È solo l'errore che ha bisogno del sostegno del governo. La verità può esistere da sola".

L'idea di uno Stato che vuole fare l'imprenditore e che interviene nell'economia (con nazionalizzazioni e quant'altro) è aberrante.
Lo Stato deve fare il controllore e garantire la convivenza civile tra persone e non fare l'imprenditore.
Lo Stato che entra a gamba tesa nell'economia porta solo miseria.
Pensiamo (ad esempio) al Venezuela di Hugo Chavez e di Nicolas Maduro.
I governi venezuelani del regime bolivariano hanno fatto nazionalizzazioni molto forti e non hanno certo portato ricchezza.
Anzi, il Venezuela è oggi un Paese ridotto alla miseria.
Questo avviene perché la presenza dello Stato nell'economia impedisce di fare una vera concorrenza.
Quando manca la concorrenza, la competitività viene meno.
Quando viene meno la competitività, l'economia muore.
Ringrazio l'amica e collaboratrice Francesca Padovese, che mi ha segnalato un articolo di Andrea Zambrano che è intitolato "Stato assente, la sussidiarietà in realtà era clientelismo".
Riporto questo stralcio dell'articolo:

"Per una sussidiarietà che esce sconfitta, trionfa invece il clientelismo. Portato avanti da pezzi di Stato rappresentati da politici che dovevano vigilare e a quanto pare non l’hanno fatto. O meglio: dovevano approntare quelle strutture di vigilanza che evidentemente non hanno fatto il loro lavoro. E’ il trionfo delle politiche clientelari che svela il principio di sussidiarietà viziato che in Italia è andato sotto il nome di privatizzazioni.

Tutto questo è stato possibile perché la politica ha smarrito la sua funzione di bene comune, abbandonandosi di volta in volta alle ideologie del momento o degli interessi personalistici di consorterie più o meno note. Venuta meno l’esigenza del bene comune, la sussidiarietà che stava alla base del principio di privatizzazioni, di per sé sacrosanto e giusto, si è trasformata in cooperazione all’inettitudine portata avanti su molti livelli fino a condizionare persino il Privato, di solito esente da questo vizio.

E il vizio ha divorato tutto, fino al collasso finale. Ecco perché le analisi di Giorgetti e Delrio e la constatazione del Procuratore, unite ad altre che in questi giorni fotografano l’assenza dello Stato, sono giuste ma puntano il dito contro un sintomo. Diverso sarebbe cercare le ragioni di questo male, di questa assenza di Bene comune che si stende come un deserto arido su tutte le branche del potere.

Il peccato di superbia di cui ha sofferto e soffre tutt'ora la politica è proprio questo fatto di non ritenersi creatura che dipende da un Creatore al quale rendere conto, ma artefice in tutto e per tutto del potere che gli deriva e si autodetermina. Abbiamo visto che lo usa o per rispondere a ideologie o per assecondare consorterie privatistiche. Utilizzando così il potere, la politica si è autocondannata alla paralisi fino all’ammissione finale della sua autoreferenzialità e perniciosità per i cittadini".

Questa storia ricorda un po' quello che fece nel XVI secolo re Enrico VIII d'Inghilterra, quando ruppe con la Chiesa cattolica (nel 1534) ed iniziò la soppressione dei monasteri (1536-1540).
Contro la Chiesa cattolica e le realtà monastiche si fece una propaganda (spesso fondata su fake news) riguardo alla corruzione da essa portate.
Poi, quando lo Stato prese il controllo della Chiesa inglese e fece sopprimere i monasteri, nacquero le clientele politiche dei nobili che comprarono le terre monastiche, generando un giro di affari in cui lo Stato fece il commerciante.
Ci furono nuove corruttele.
Lo Stato deve fare il suo mestiere, ossia garantire l'ordine pubblico e la convivenza civile tra le persone.
Lo Stato che si impiccia dell'economia squalifica sé stesso e fa danni.


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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".