si parla della Svezia come un "modello da seguire" per ciò che concerne l'immigrazione, l'accoglienza e l'integrazione.È davvero così.
L'articolo del sito "Gatestone" che è intitolato "Svezia: Una morte per immigrazione" ci dice il contrario. L'articolo è scritto da Ingrid Carlqvist.
Esso cita, come esempio, un caso avvenuto il 26 gennaio 2016, quello di Alexandra Mezher.
La polizia si era recata alle prime ore del mattino in un centro di accoglienza che ospitava "minori profughi non accompagnati", a Mölndal, dopo la segnalazione di una rissa con coltelli. Purtroppo, ella era arrivata troppo tardi.
L'addetta della struttura Alexandra Mezher giaceva a terra in un lago di sangue, dopo essere stata accoltellata da uno dei "minori" di cui si occupava. La giovane era morta in ospedale poche ore dopo.
La polizia aveva arrestato un ragazzo che aveva affermato di essere di nazionalità somala e di avere 15 anni con l'accusa di omicidio e di tentato omicidio ai danni di uno dei giovani che avrebbero cercato di intervenire. L'omicida era stato poi arrestato. Secondo il quotidiano locale GT, il personale aveva ripetutamente lanciato l'allarme sul fatto che l'aggressore avesse problemi psichiatrici.
La vittima era figlia di immigrati libanesi cristiani, sfuggiti 25 anni fa alle violenze in Libano. La madre di Alexandra, Chimene Mezher, aveva detto al quotidiano britannico Daily Mail:
"Abbiamo lasciato il Libano per sfuggire alla guerra civile, alla violenza e al pericolo. Siamo venuti in Svezia, dove abbiamo costruito la nostra famiglia, al sicuro. Ma adesso qui non siamo più sicuro. (...) Voglio solo sapere perché (...) perché Alexandra? Lei voleva solo aiutarli, ma le hanno fatto questo. Voglio delle risposte".
Chimene Mezher aveva accusato i politici svedesi di aver ucciso sua figlia.
La polizia aveva arrestato un ragazzo che aveva affermato di essere di nazionalità somala e di avere 15 anni con l'accusa di omicidio e di tentato omicidio ai danni di uno dei giovani che avrebbero cercato di intervenire. L'omicida era stato poi arrestato. Secondo il quotidiano locale GT, il personale aveva ripetutamente lanciato l'allarme sul fatto che l'aggressore avesse problemi psichiatrici.
La vittima era figlia di immigrati libanesi cristiani, sfuggiti 25 anni fa alle violenze in Libano. La madre di Alexandra, Chimene Mezher, aveva detto al quotidiano britannico Daily Mail:
"Abbiamo lasciato il Libano per sfuggire alla guerra civile, alla violenza e al pericolo. Siamo venuti in Svezia, dove abbiamo costruito la nostra famiglia, al sicuro. Ma adesso qui non siamo più sicuro. (...) Voglio solo sapere perché (...) perché Alexandra? Lei voleva solo aiutarli, ma le hanno fatto questo. Voglio delle risposte".
Chimene Mezher aveva accusato i politici svedesi di aver ucciso sua figlia.
Il commissario nazionale della polizia svedese Dan Eliasson (nella foto con la vittima) aveva mostrato "comprensione" per l'immigrato.
In Svezia sono aumentati stupri e violenze.
Quello che è peggio è il fatto che in Svezia a certe notizie non venga dato risalto, in nome del "politicamente corretto".
Questo è grave.
Per anni, le autorità svedesi hanno permesso tutto ed oggi gli svedesi ne pagano le conseguenze.
Questo è un dato di fatto.
Cordiali saluti.
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