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lunedì 27 marzo 2017

Il Cristianesimo non condanna certo la proprietà privata

Cari amici ed amiche,

riprendo un vecchio articolo intitolato "Il capitalismo non è figlio della Rivoluzione francese".
In quell'articolo avevo cito le parole del vescovo di Worcester Thomas Cobham (vissuto tra il XIII ed il XIV secolo) che scrisse sul suo "Manuale di Confessione":

"Vi sarebbe una grande mancanza in molti Paesi se i mercanti non portassero ciò che abbonda in un luogo in un altro dove queste stesse cose mancano. Perciò possono a buon diritto ricevere il prezzo del loro lavoro".

Ora, ci sono certi teorici "cristiani" che dicono che "la proprietà privata è un furto", che "i beni debbono essere in comune" ed altre frasi di tenore simile.
In realtà, non sta scritto da nessuna parte (né sulla Bibbia né in nessun altro scritto cristiano) che la proprietà privata sia di per sé un fatto un negativo.
Gesù Cristo ci disse solamente di non mettere le ricchezze e gli averi al primo posto della propria vita.
Ora, i primi cristiani mettevano i beni in comune per uno stato di necessità, perché tra loro c'erano tanti poveri.
Però, avere dei beni materiali e dirsi per la difesa della proprietà privata non significa essere dei "non cristiani".
Cordiali saluti.

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