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mercoledì 8 marzo 2017

Il Beato Adriano Fortescue, un esempio per noi

Cari amici ed amiche,

l'amico e collaboratore Angelo Fazio mi ha proposto una serie di massime del Beato Adriano Fortescue, Cavaliere di Malta, terziario domenicano e martire inglese nel suo Libro delle Ore, ancora conservato:

"“Prega continuamente Dio di poter compiere quello che è il suo beneplacito”; “Segui diligentemente le ispirazioni dello Spirito Santo in tutto quello che stai per fare”; “prega per la perseveranza”; “Rinnova ogni giorno i tuoi buoni propositi”; “Qualunque cosa debba fare, falla diligentemente.”".

Ringrazio Angelo. 
Il Beato Adriano Fortescue fu uno dei martiri inglesi più importanti del periodo di re Enrico VIII (1491-1547).
Nato nel Devon nel 1476, da una famiglia nobile, Adriano si sposò con Anna Stonor, da cui ebbe due figlie, e poi (dopo essere rimasto vedovo) si risposò con Anna Rede di Boarstall, da cui ebbe tre figli.
Egli fu cugino della regina Anna Bolena (1501/1507-1536).
Fu terziario domenicano.
Il 29 agosto 1534, egli fu imprigionato nella Torre di Londra ma (forse per intercessione della cugina) fu liberato nella primavera del 1535.
Tuttavia, egli fu imprigionato di nuovo nel febbraio 1539.
L'8 o il 9 luglio di quell'anno, egli fu decapitato.
L'accusa fu di tradimento, per essersi rifiutato di giurare nelle mani del re come capo della Chiesa anglicana.
Ora, a noi appare evidente che l'accusa rivolta al Beato Adriano sia stata pretestuosa.
Non giurare nelle mani del re come capo della Chiesa era visto come un tradimento ai danni del re, un re che non puntava solo ad essere il massimo rappresentante dello Stato e la sua massima autorità ma che voleva anche diventarne il pontefice massimo, quasi scimmiottandolo,  un po' come accadeva nell'Impero Romano prima dell'avvento del Cristianesimo, in cui l'imperatore era anche pontefice massimo.
Quello che con l'Atto di Supremazia del 1534 fu instaurato da re Enrico VIII (il quale, forse, ebbe la colpa di essere stato talmente credulone da credere alle balle di Thomas Cromwell, colui che veramente spinse per arrivare allo scisma anglicano,  contro la Santa Sede e le abbazie) fu un vero e proprio totalitarismo il quale (fatemelo dire) fu imposto con metodo quasi mafioso.
Infatti, si volle fare passare l'idea secondo cui una persona non doveva essere libera nella sua coscienza.
Una persona che non giurava nelle mani del re come capo della Chiesa d'Inghilterra perdeva tutto, anche la vita.
Una persona che non giurava nelle mani del re come capo della Chiesa d'Inghilterra, agli occhi di chi promosse lo scisma,  doveva essere ridotto allo stato di un reietto.
Non si poteva neppure dire che il re era uno scismatico. Ricordo che re Enrico VIII fu scomunicato due volte, prima da Papa Clemente VII (nel 1533), poi da Papa Paolo III (nel 1539). 
Si favorirono la delazione (per denunciare coloro che non giuravano o che dicevano che il re non era il capo della Chiesa) e la diffamazione.
Pensiamo, per esempio, alla politica intrapresa contro i monaci dal Cancelliere dello Scacchiere Thomas Cromwell (1485-1540), contro cui si fecero dei pamphlet.
In poche parole, facendo una sorta di terrorismo, tutti dovevano riconoscere il re (e non più il Papa) come capo spirituale.
Non farlo significava "tradire il re ed attentare alla sua maestà".
Non importava il riconoscimento del re come legittimo capo dello Stato, cosa che sarebbe stata ovvia.
Non bastava essere il suddito più leale e devoto.
Si imponeva di riconoscere il monarca anche come capo della Chiesa.
Chi non faceva ciò finiva male.
Un esempio fu quello dell'ex-Lord Cancelliere Thomas More (San Tommaso Moro, 1478-1535) che fu decapitato per non avere giurato nelle mani del re come capo della Chiesa. 
Non ci fu libertà di coscienza.
Sia chiaro, non ho nulla contro la Chiesa anglicana (con la quale auspico un dialogo sereno, costruttivo ed onesto) ma ho solo voluto fare capire come andarono certe cose.
Del resto, le varie ribellioni che ci furono contro la politica religiosa di re Enrico VIII (specie nello Yorkshire) dimostrano che il popolo non approvava quanto si stava facendo.
Quei sudditi non avevano nulla contro il re come capo dello Stato ma non potevano accettare il fatto che egli avesse potere su ciò che riguardava l'anima, la parte più intima di ogni persona. 
Uno Stato si avvia verso la barbarie, quando cerca di negare la libertà di coscienza in una questione in cui il potere temporale non ha competenza.
Forse, il tema è molto attuale.
Pensiamo a questioni come l'aborto, l'eutanasia o il matrimonio tra persone dello stesso che sono questioni che toccano anche le coscienze delle persone.
Un sindaco che non vuole celebrare un matrimonio omosessuale o un medico che vuole fare obiezione di coscienza riguardo all'aborto fa qualcosa contro le istituzioni?
A ben guardare, egli non fa nulla contro le istituzioni ma vuole ribadire solo il fatto che un Paese civile non può imporre nulla contro la coscienza di una persona.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
Cordiali saluti. 








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