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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 10 febbraio 2016

Le foibe? Non furono diverse dalla Shoah!



Cari amici ed amiche,

oggi è il Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe.
Tra il 1040 ed il 1945, con fare da banditi e terroristi, i partigiani comunisti di Tito uccisero parecchi italiani (secondo alcune stime 11.000 e secondo altre addirittura 20.000) in Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia.
Tanti altri italiani furono costretti a lasciare i loro beni e a trasferirsi qui in Italia, ove vi era un'opinione pubblica in buona parte traviata da certa propaganda e quindi molto ostile nei loro confronti.
I partigiani di Tito fecero cose immonde.
Pensiamo a quanto accadde alla giovane Norma Cossetto (1920-1943).
I partigiani jugoslavi (e comunisti) di Tito la presero, la torturarono, la stuprarono, la uccisero e la gettarono nella foiba carsica di Villa Surani.
Una ragazza di soli 23 anni finì la sua vita in questo modo orrendo.
L'amico e socio Angelo Fazio (che ringrazio) mi ha portato all'attenzione questa testimonianza di Roberto Spazzali:

"Fummo condotti in sei, legati insieme con un unico filo di ferro, oltre a quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo i soli pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze. Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un filo di ferro, ci fu appeso alle mani legate un masso di almeno 20 kg. Fummo sospinti verso l’orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa. Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, c’impose di seguirne l’esempio. Poiché non mi muovevo, mi sparò contro. Ma a questo punto accadde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicché, quando mi gettai nella foiba, il masso era rotolato lontano da me. La cavità aveva una larghezza di circa 10 m. e una profondità di 15 sino la superficie dell’acqua che stagnava sul fondo. Cadendo non toccai fondo e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole “un’altra volta li butteremo di qua, è più comodo”, pronunciate da uno degli assassini. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott’acqua schiacciandomi con la pressione dell’aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutive, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese, per tema di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo.".

Quello che fecero i partigiani di Tito non fu diverso da quello che fecero i Turchi nel Genocidio Armeno ed i nazisti nella Shoah.
I partigiani di Tito fecero queste cose non contro dei pericolosi nazisti (sia chiaro, nessuno avrebbe meritato di morire in quel modo) ma contro dei civili, donne, uomini, vecchi e bambini, che ebbero la "colpa" di essere italiani.
Come i Turchi fecero i crimini contro gli armeni perché erano armeni, i nazisti fecero i crimini contro gli ebrei perché erano ebrei, i partigiani jugoslavi di Tito fecero quello che fecero agli italiani perché erano italiani.
Ancora oggi, purtroppo, a certa gente non piace che si racconti questa storia.
Infatti, quello che i partigiani di Tito fecero fu fatto con la "benedizione" dei comunisti italiani.
Ai "nipoti" di questi ultimi questa storia è scomoda.
In "nome dell'antifascismo", qui in Italia vi è chi vuole che la storia delle foibe resti nell'ombra.
Così, chi (come me) vuole sapere come andarono realmente le cose e le vuole raccontare viene accusato da alcuni di essere un "fascista", un "revisionista" o un "nemico del popolo e della Costituzione".
In siciliano, di fronte a queste accuse, io rispondo: "Minni futtu!".
Traduco: "Me ne frego!".
Me lo impone la mia coscienza.
Come ho scritto sul blog "Ribellione Nazionale", coloro che vogliono che questa storia non sia raccontata sappiano che prima o poi tutti noi dovremo fare i conti con la storia ed il suo giudizio.
Questo vale anche per loro.
Fino ad ora, loro l'hanno fatta franca perché si sono sono creati un sistema culturale ad hoc.
Però, oggi, le cose sono cambiate.
La verità non può essere infoibata.
Cordiali saluti.





2 commenti:

  1. Ne ho sentiti tantissimi di questi crimini orrendi che sono passati di bocca in bocca e stanno finalmente venendo a galla: non serve perchè a loro, ai comunisti, non interessa, sono sordi a qualunque accusa e al massimo se insistiamo ci bollano da fascisti

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.