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mercoledì 7 marzo 2012

IL VERO VOLTO DI LUCIO DALLA




Cari amici ed amiche.




L'amica Stefania Ragaglia mi ha inoltrato questo testo su Facebook:



"Papanews
Il cattolico Lucio Dalla
di Bruno Volpe
CITTA' DEL VATICANO - Quando l'abito non fa il monaco. E neppure il marxista. Da sempre additato come una delle voci musicali della sinistra, e in particolare del comunismo, l'artista Lucio Dalla racconta in esclusiva la sua verità a 'Petrus'.
Maestro, Lei per anni ha partecipato ai Festival dell'Unità e ai raduni comunisti. A Settembre, invece, si è esibito alla cattolicissima 'Agorà dei Giovani' di Loreto. Sarà mica stato folgorato sulla via di Damasco?
"La ringrazio per l'opportunità che mi dà per sfatare questa leggenda: non sono mai stato né marxista, né comunista. Se mi sono esibito alle manifestazioni di sinistra è perché sono un professionista: gli organizzatori mi hanno pagato ed io ho cantato. Punto. Non credo che un cattolico - perché io tale sono - debba rifiutare le offerte che gli vengono fatte solo per una questione ideologica....
Si racconta che Lei sia una sorta di 'maniaco della perfezione' nel lavoro.
"E' così. Io credo nella ricerca del bello, nella santità e nella mistica del lavoro, che poi vuol dire santificarsi per mezzo della propria professione".
Una logica che coincide con quella di San Josemarìa Escrìva, il fondatore dell'Opus Dei.
"Esatto. Sa, apprezzo molto questo Santo".
Lucio Dalla cattolico e devoto dell'Opus Dei: chi l'avrebbe mai detto?
"Che c'è di male? Trovo il messaggio di San Josemaria di straordinaria attualità. Il Santo spagnolo non faceva del lavoro un idolo, ma affermava che qualsiasi attività, anche la più semplice, deve essere eseguita con scrupolo, professionalità e dedizione. Così ci si santifica nel lavoro e si
santifica il lavoro".
Ci parli di qualche altro segno distintivo del Dalla credente.
"Certo. Reputo l'aborto, ad esempio, una cosa negativa. La vita va difesa sempre e comunque, dal suo momento inziale sino alla fine naturale....
Cerco di contrastare ogni forma di ateismo e di secolarismo, fenomeni che, lamentabilmente, mortificano purtroppo i nostri tempi".
Ha letto l'Enciclica del Santo Padre sulla Speranza: che impressione Le ha fatto?
"L'ho trovata ineceppibile. Papa Benedetto XVI ha dimostrato ancora una volta di essere un grande e fine intellettuale. Qualche 'bello spirito' vuol farlo passare per nemico della ragione, ma il livello della sua catechesi è così elevato da sfuggire a quelle menti che ricercano, nel mondo attuale,
solo l'insulto. Il Papa afferma, saggiamente, che fede e ragione devono e possono essere amiche e che non sono affatto categorie contrapposte. Io la penso come lui".
Se dovesse dedicare una canzone al Pontefice, quale sceglierebbe?
"Senza dubbio la mia 'Inri', nella quale si parla di due angeli, uno che rappresenta il bene, l'altro che rappresenta il male. Dio, nella sua perfezione, ha creato il concetto di libertà. La libertà, però, non rappresenta un arbitrio, ma implica la responsabilità. Ognuno può scegliere tra bene e male, e Dio non lancia anatemi. Alla fine giudicherà nella sua
infinita misericordia, e sarà giudice sì severo ma buono. La salvezza è alla portata di tutti. Molti si chiedono, ed è spesso causa di crisi della fede: come è possibile la presenza del male nel mondo? Le sofferenze servono a
forgiare e fortificare la nostra fede.... Del resto, il diavolo nel deserto ha tentato Gesù, che seppe resistere dandoci un altro grandissimo esempio di fortezza davanti alle tentazioni".
Sappiamo che Lei si interessa anche di dialogo interreligioso.
"Sì, e lo ritengo necessario, a condizione di non perdere la propria identità".
Da addetto ai lavori, che ci dice del canto gregoriano?
"Solo gli ignoranti lo possono screditare. Rappresenta un patrimonio della nostra storia. E poi a me piace anche la Messa tridentina per la sua ricchezza di spiritualità. Bene ha fatto il Papa a liberalizzarla".
Maestro Dalla, per terminare: l'Italia può avere speranza in un futuro migliore?
"Guai a vivere senza speranza. Ma ognuno deve fare attivamente la propria parte senza rassegnazione".".




Ringrazio l'amica Stefania Ragaglia, che stimo.

Esprimo volentieri un mio parere. Lo faccio da mantovano, da persona che vive in un contesto simile a quello del defunto Lucio Dalla.

Infatti, com'è noto, Lucio Dalla era emiliano.

Ora, Mantova e la sua provincia sono un po' come l'Emilia-Romagna.

Come nella Provincia di Mantova, in Emilia-Romagna c'è una "coesistenza" (che per certi versi è anomala) tra una forte tradizione religiosa e l'ideologia marxista.

Spesso e volentieri in zone come l'Emilia-Romagna (o la Provincia di Mantova) diventa difficile distinguere un cattolico da un comunista.

A meno che una persona non sia apertamente schierata contro quell'ideologia che in quelle zone è dominante (come il sottoscritto) diventa difficile fare una distinzione tra l'essere cattolico e l'essere comunista.

Conosco tante persone che alla domenica vanno in chiesa e quando votano mettono la croce sul simbolo del Partito Democratico o dei partiti propriamente comunisti.

Dal mio punto di vista, dal punto di vista di una persona che vive in quel contesto ma che a tempo stesso ne rifiuta l'ideologia dominante, ciò è inconcepibile.

Spesso e volentieri mi confronto (e a volte mi scontro) con loro.

Però, in quel contesto c'è questa sorta di "compromesso".

E così, ci sono i "comunisti da oratorio", coloro che frequentano i gruppi parrocchiali ed i circoli ARCI o che leggono la Bibbia ed "Il capitale".

Chi la pensa in modo diverso o dissimula o si confronta e si scontra.

Io tendo a scegliere la seconda opzione.

Certamente, Lucio Dalla agiva da professionista.

Forse, però, io credo che egli abbia teso anche a dissimulare la propria ideologia.

Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.