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lunedì 13 marzo 2017

Papa Francesco, quattro anni di pontificato. Luci ed ombre

Cari amici ed amiche,

certamente, quello di Papa Francesco è un pontificato che fa discutere.
Su "Il Giornale", vi è un articolo di Giordano Bruno Guerri che è intitolato "Il Papa e 4 anni di rivoluzione. A parole".
Dell'articolo, riporto questo stralcio:

"Che ai nostri giorni un successore di Pietro abbia un atteggiamento francescano è una bella novità, anche se più mediatica che di sostanza. Sembra che alloggiarlo al Santa Marta comporti un costo organizzativo più alto che se fosse rimasto nell'appartamento in Vaticano, e far portare la borsa a un collaboratore non costerebbe niente. Sono ben altre le spese sulle quali la Santa Sede potrebbe e dovrebbe tagliare. Ma di certo piace il segno simbolico che Francesco ha voluto manifestare.".



Certamente, quello di questo Papa "venuto dalla fine del mondo" è un pontificato che fa discutere.
Esso è caratterizzato da luci ed ombre.
Certamente è apprezzabile (e commendevole) la lotta contro la pedofilia del clero, che però è ostacolata.
Come ho scritto sabato nell'articolo intitolato "Le grane di Papa Francesco", su alcuni temi il Papa è andato oltre.
Ora, l'errore commesso da Jorge Mario Bergoglio (il nome di battesimo del Papa) è stato il fatto di credere di potere fare in Vaticano quello che faceva quando era arcivescovo di Buenos Aires.
Le dinamiche sono diverse.
L'arcidiocesi di Buenos Aires è solo una piccola parte della Chiesa cattolica.
Essere Papa significa dovere mediare tra le varie correnti della Chiesa e creare unità.
Il Papa deve essere al di sopra delle parti.
Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, crede ancora di potere fare quello che faceva a Buenos Aires.
Questo rischia seriamente di offuscare anche ciò che di buono egli fa.
Pensiamo alla lotta contro la pedofilia nella Chiesa.
Riguardo a ciò va citato il caso di Marie Collins, fondatrice di un'associazione per le vittime di abusi su minori da parte di sacerdoti,  che si è dimessa dalla Commissione sulla pedofilia, spiegando che "malgrado le buone intenzioni del Santo Padre", in Vaticano nei dicasteri vi è omertà.
Questo avviene perché quei cardinali che non sono della corrente "bergogliana" nel pensiero difficilmente appoggiano il Papa.
Papa Francesco ha dato troppo spesso l'impressione di agire per partito preso.
Pensiamo allo scontro con Donald Trump o a certe posizioni prese sull'immigrazione.
Certamente, è commendevole il dialogo tra i cristiani di diversa confessione.
Anzi, è scandaloso agli occhi del Vangelo che il popolo di Cristo sia così in disaccordo.
Però, ricordo che tra le varie Chiese oggi ci sono differenze.
Se, per certi versi, un dialogo con gli ortodossi è possibile (perché in fondo la loro fede è simile alla nostra, fatti salvi la Filioque ed il riconoscimento del Papa come capo visibile della Chiesa) non si può dire lo stesso con le Chiese nate dalla Riforma.
Pensiamo alla questione della successione apostolica (che tante Chiese protestanti non riconoscono) ma anche a quella del sacerdozio femminile o dei matrimoni omosessuali che certe Chiese, come la Chiesa luterana norvegese e quella svedese, celebrano.
Non si può pretendere, per esempio, che la nostra Comunione sia aperta ai protestanti, quando tra i protestanti vi sono coloro che (come ad esempio i calvinisti) non riconoscono la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia.
Tra l'altro, le Chiese protestanti non riconoscono i sette Sacramenti.
Solo una parte della Chiesa anglicana li accetta.
Inoltre, noi cattolici rispettiamo gli omosessuali ma è chiaro che non celebreremo mai matrimoni tra persone dello stesso sesso perché (pur rispettando gli omosessuali ed essendo contrari ad ogni male contro di loro) noi ci riconosciamo nelle Scritture e per le Scritture l'omosessualità è una condizione che impedisce il matrimonio.
Lo stesso Papa Francesco (tra l'altro) ha dato parere negativo riguardo ai matrimoni gay.
Dio creò Adamo ed Eva.
Torniamo anche alla questione dell'immigrazione.
Non si può chiedere di fare entrare in un Paese ogni genere di persona, soprattutto tenendo conto del fatto che il Paese in questione sia anche in crisi.
Anche la presa di posizione pro-Palestina è stata alquanto infelice, tenendo conto dell'inaffidabilità di Abu Mazen e soci.
La Chiesa di oggi è una Chiesa in cui ci sono forti divisioni.
Il Papa deve essere arbitro e non giocatore.
Riguardo alle finanze vaticane, il deficit del 2015 era di 25,6 milioni di Euro ed è stato dimezzato a 12,4 milioni di Euro.
La chiusura del bilancio è comunque in rosso e costringerà il Papa a fare altri tagli.
Ciò provocherà altri mal di pancia sotto il Cupolone.
Mi sa che dovremo pregare molto per la Chiesa...e per il Papa.
Cordiali saluti.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa immagine presa dalla pagina Facebook di Fratelli d'Italia.