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giovedì 2 marzo 2017

Obiezione, piccoli dittatori abortisti crescono...e si vuole imporre un nuovo totalitarismo

Cari amici ed amiche,

vi invito a leggere l'articolo di Stefano Fontana su "La Nuova Bussola Quotidiana" che è intitolato "Obiezione di coscienza, piccoli dittatori crescono".
Dell'articolo, riporto questo stralcio:

"Nel numero di Micromega in edicola, Paolo Flores d’Arcais chiede che venga vietata per legge l’obiezione di coscienza ai medici e al personale sanitario nei reparti che praticano l’aborto. Lo fa sulla scia della polemica circa il concorso della Regione Lazio per due posti di medico al San Camillo di Roma, concorso riservato ai soli candidati abortisti. La cosa, tuttavia, è destinata ad ampliarsi ben oltre questo caso, dato che, per esempio, anche a Treviso è stato indetto un concorso per due biologi riservato a chi non abbia remore morali verso la fecondazione assistita.

Flores sostiene che abortire è un diritto della donna e lo Stato i diritti li deve garantire. Poi dice che se un medico non vuole praticare aborti, faccia dell’altro, si occupi di altri campi, oppure non faccia il concorso. Se uno vuole attenersi al principio “non uccidere”, poi non deve arruolarsi in polizia o nell’esercito e quindi invocare il diritto di coscienza di non sparare. Faccia un altro mestiere.

Poi aggiunge che se passa l’idea che uno possa fare obiezione di coscienza quando qualcosa non è in accordo con le sue opinioni personali, succederebbe il caos. Anche un giornalaio potrebbe appellarsi all’obiezione di coscienza e non venderti una rivista che contrasta con le sue idee. Infine si chiede se sarebbe accettabile «che il 70% dei medici (in alcune regioni il 90%) si rifiutasse di fare trasfusioni perché la religione dei Testimoni di Geova le reputa un delitto? Chi non le vuole fare scelga un altro mestiere». In conclusione: chi ha un ruolo nello spazio pubblico deve essere indifferente al bene e al male e svolgere la funzione di dar corso ai diritti, oppure faccia dell’altro.

Il diritto all’obiezione di coscienza non trova la propria motivazione nella coerenza soggettiva con se stessi, la cosiddetta autenticità. Antigone non ha affrontato la morte per essere coerente con se stessa, ma con la “legge degli Dei”. Socrate non ha bevuto la cicuta per essere coerente con se stesso, ma con la Verità, al cui tribunale aveva sottoposto anche la Bulé di Atene.

So bene che il diritto all’obiezione di coscienza nel significato di Flores è frutto del soggettivismo moderno, secondo cui non ci sono verità ma solo opinioni e il valore non sta nelle idee professate ma nella sincerità con cui le si professa. Ma proprio qui è l’assurda contraddizione: dopo aver puntato sul diritto alla fedeltà assoluta alle proprie opinioni garantita dallo Stato, ora i sostenitori della democrazia del vuoto come Flores si accorgono che se così fosse la società non potrebbe reggere e perfino i giornalai farebbero quello che vogliono. Però, anziché correre ai ripari ripristinando il fondamento vero dell’obiezione di coscienza, ossia la realtà e la verità, preferiscono impedire quella stessa obiezione di coscienza soggettiva – come coerenza con le proprie opinioni – che essi stessi hanno culturalmente prodotto. L’esito è totalitario.".



In pratica, per Paolo Flores D'Arcais (nella foto) un dottore non potrebbe dire di "no" ad una donna di abortire.
Se questi signori sono democratici io sono il re d'Inghilterra.
Ora, chi la pensa come Paolo Flores D'Arcais e dice che un medico non debba fare obiezione di coscienza nei casi di aborto e di eutanasia non sa cosa sia la democrazia.
Chi la pensa come Paolo Flores D'Arcais nega l'essenza stessa di un pensiero veramente democratico e che tiene conto della libertà di tutti.
Ora, Paolo Flores D'Arcais dice che "abortire è un diritto".
Se è così, deve essere diritto anche l'obiezione del medico.
Inoltre, io sfido chiunque a trovare una donna che sceglie di abortire a cuor leggero.
Nessuna donna con un minimo di senso di umanità sceglierebbe mai di abortire come se si togliesse un vestito di dosso.
Una donna che abortisce avrà sempre problemi.
Ella si sentirà in colpa e vivrà sempre male.
Questo non è un concetto insito solo nella Bibbia e nella dottrina della Chiesa cattolica ma, prima di tutto, lo dice una legge della natura che lega una madre al proprio figliolo.
La donna è tale anche perché è madre. 
Una donna che abortisce è devastata.
Solo una donna senza valori abortirebbe a cuor leggero e senza sentirsi in colpa. 
Ora, la legge 194 tiene conto di ciò e non tratta solo la questione dell'aborto ma anche la questione dell'assistenza alle donne e quella della prevenzione.
Per questo, pur nella loro coerenza, le parole di Paolo Flores D'Arcais cozzano anche con il buonsenso.
Termino, ricordando un medico è tale per salvare le vite e non per toglierle.
Cordiali saluti.







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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screenshot del Corriere della Sera.