l'amico e collaboratore Angelo Fazio (che ringrazio) mi ha portato all'attenzione questo articolo di "Tempi" che è intitolato "Bisanzio fu distrutta in un giorno. La conquista islamica secondo il grande Solov’ëv".
Dell'articolo riporto questo stralcio:
"L’islam è il bizantinismo coerente e sincero, liberato da ogni contraddizione interiore. È una reazione piena e completa dello spirito orientale contro il cristianesimo, è un sistema nel quale il dogma è intimamente legato alle leggi della vita, nel quale la credenza individuale è in perfetto accordo con lo stato sociale e politico.
Già sappiamo che il movimento anticristiano, che si era manifestato nelle eresie imperiali, era culminato nel VII e nell’VIII secolo in due dottrine, l’una delle quali (quella dei monoteliti) negava indirettamente la libertà umana, mentre l’altra (quella degli iconoclasti) rifiutava implicitamente la fenomenalità divina. L’affermazione diretta ed esplicita di questi due errori costituì l’essenza religiosa dell’islam, che vede nell’uomo una forma finita senza alcuna libertà e in Dio una libertà infinita senza alcuna forma. Una volta che Dio e l’uomo siano stati così fissati ai due poli dell’esistenza, non vi è più alcun nesso fra loro, e ogni realizzazione discendente del divino al pari di ogni spiritualizzazione ascendente dell’umano resta del tutto esclusa; e la religione si riduce a un rapporto puramente esteriore tra il creatore onnipotente e la creatura che è privata di qualsiasi libertà e non deve altro al suo signore se non un semplice atto di devozione cieca (è questo il senso del termine arabo islam). Questo atto di devozione, espresso in una breve formula di preghiera che si deve ripetere immutabilmente ogni giorno a ore fisse, è tutta l’essenza religiosa dello spirito orientale che ha detto la sua ultima parola per bocca di Maometto.
A questa semplicità dell’idea religiosa corrisponde una concezione non meno semplice del problema sociale e politico: l’uomo e l’umanità non sono chiamati a realizzare alcun progresso essenziale; non si dà rigenerazione morale per l’individuo e a maggior ragione per la società; tutto è abbassato al livello dell’esistenza puramente naturale; l’ideale è ridotto a una misura che gli garantisce una realizzazione immediata. La società musulmana non poteva avere altro scopo se non l’espansione della sua forza materiale e il godimento dei beni della terra. Tutto il compito dello Stato musulmano, compito che gli sarebbe ben difficile non adempiere con successo, consiste nel diffondere l’islam con le armi e nel governare i fedeli con un potere assoluto e secondo le regole di una giustizia elementare fissate nel Corano.
Nonostante l’inclinazione alla menzogna verbale, tipica di tutti gli orientali come individui, il perfetto accordo tra le credenze e le istituzioni dà a tutta la vita musulmana un carattere di verità e di onestà che il mondo cristiano non è mai riuscito a raggiungere. La cristianità nel suo insieme è senz’altro in via di progresso e di trasformazione; e l’altezza stessa del suo ideale non ci consente di giudicarla definitivamente sulla base dei suoi diversi stati passati e attuali. Ma il bizantinismo, che è stato ostile per principio al progresso cristiano, che ha voluto ridurre tutta la religione a un fatto compiuto, a una formula dogmatica e a una cerimonia liturgica – questo anticristianesimo nascosto sotto una maschera ortodossa – ha dovuto soccombere nella sua impotenza morale di fronte all’anticristianesimo aperto e onesto dell’islam. È curioso constatare come la nuova religione, con il suo dogma fatalista, sia apparsa proprio nel momento in cui l’imperatore Eraclio inventava l’eresia monotelita, quella cioè dietro la quale si celava la negazione della libertà e dell’energia umana. Con questo artificio si voleva consolidare la religione ufficiale, e ricondurre all’unità l’Egitto e l’Asia. Ma l’Egitto e l’Asia preferirono l’affermazione araba all’espediente bizantino.
Se non si tenesse in conto il lungo lavorio anticristiano del Basso Impero, non vi sarebbe nulla di più sorprendente della facilità e della rapidità che caratterizzarono la conquista musulmana. Cinque anni furono sufficienti per ridurre a un’esistenza archeologica tre grandi patriarcati della Chiesa orientale. Il fatto è che non vi erano conversioni da compiere, ma solo un vecchio velo da strappare. La storia ha giudicato e condannato il Basso Impero. Esso non solo non ha saputo compiere la propria missione – fondare lo Stato cristiano – ma si è attivamente adoperato per far fallire l’opera storica di Gesù Cristo. Non essendo riuscito a falsare il dogma ortodosso, lo ha ridotto a una lettera morta; ha voluto minare alla base l’edificio della pace cristiana attaccando il governo centrale della Chiesa universale; e nella vita pubblica ha sostituito la legge del Vangelo con le tradizioni dello Stato pagano.
I bizantini hanno creduto che, per essere veramente cristiani, fosse sufficiente conservare i dogmi e i riti sacri dell’ortodossia senza preoccuparsi di cristianizzare la vita sociale e politica; hanno creduto che fosse cosa lecita e degna di lode confinare il cristianesimo nel tempio e abbandonare l’agone pubblico ai principi pagani. Non poterono certo lagnarsi del loro destino. Hanno avuto quello che volevano: hanno conservato il dogma e il rito e solo la potenza sociale e politica è caduta in mano ai musulmani, eredi legittimi del paganesimo".
Il sultano turco Maometto II (1432-1481) non voleva la riunificazione dei cristiani, cosa per cui lavorò seriamente l'imperatore bizantino Costantino XI Paleologo (1405-1453).
L'imperatore lavorò per riportare la Chiesa ad essere una ma ebbe contro molti suoi consiglieri, come il Mega Dux Loukas Notaras (morto nel 1453), il quale affermò di preferire il turbante turco alla mitra papale ma che alla fine fu ucciso da coloro indossavano quei turbanti che egli preferì alla mitra papale.
A Maometto II faceva comodo quella cristianità divisa, tanto che egli nominò come Patriarca di Costantinopoli l'anti-unionista Gennadio Scolario (1405-1473), il quale fu di fatto un funzionario al soldo del sultano.
Noi dobbiamo cercare di imitare quei grandi bizantini come l'imperatore Costantino XI, il Mega Logoteta Giorgio Sphranzes e tutti coloro che lavorarono seriamente per l'unità dei cristiani che furono prima cristiani che greci, a prescindere dal rito greco-ortodosso (che ancora oggi rappresenta una grande tradizione) o latino, e non personaggi come Notaras e Scolario che, in nome della loro grecità, dovettero soccombere di fronte all'avanzata dai turchi, portando alla fine la gloriosa civiltà bizantina.
L'imperatore Costantino XI non fu solo un eroe bizantino ma un eroe per tutta la cristianità.
L'imperatore Costantino XI non fu solo un eroe bizantino ma un eroe per tutta la cristianità.
Cordiali saluti.
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