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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 12 febbraio 2016

Caso Regeni, altre due parole

Cari amici ed amiche,

oggi si celebreranno a Fiumicello (in Provincia di Udine) i funerali di Giulio Regeni, il giovane ricercatore trovato morto in Egitto.
Ora, è giusto che ci sia il cordoglio per questo ragazzo e che si faccia chiarezza sulla sua morte.
Però, serve anche una riflessione e la faccio partendo dall'articolo de "Il Giornale" che è intitolato "Quando Morsi torturava dov’erano gli islamisti in piazza per Giulio?".
Qui in Italia non poteva mancare la mobilitazione di alcuni gruppi islamisti che hanno annunciato una manifestazione per sabato, con volantino firmato dall’International "Coalition for Egyptians Abroad” e dal “Comitato Libertà e Democrazia per l’Egitto", realtà quest’ultima, vicina ai Fratelli Musulmani egiziani e con dirigenti immortalati tempo addietro nella sede dell’Alleanza Islamica d’Italia assieme a Salah Sultan, membro dei Fratelli Musulmani egiziani, segnalato in più occasioni per le sue visioni radicali e per le sue dichiarazioni anti-cristiane e anti-ebraiche; Sultan è legato all’ex governo islamista di Mohamed Morsi e nell'estate 2013 venne ripreso sul palco di Raba’a al-Adawiyya mentre protestava contro la destituzione del suo presidente.
Un’occasione da non perdere per attaccare il governo di Abdelfattah al-Sisi? L’ultima frase del volantino della manifestazione è eloquente: “fermiamo il regime”. In un volantino del “Comitato Libertà e Democrazia in Egitto” con oggetto “In morte di Giulio Regeni”e dopo una prima parte dedicata al ricercatore, si legge: “Il regime di al-Sisi non ha risparmiato nessuno e oggi l’Egitto è una fabbrica di malcontento e insicurezza, l’esplosione dell’aereo russo e la strage dei turisti messicani ne sono la riprova”. E ancora: “Auspichiamo un deciso impegno da parte delle nostre istituzioni nell’indagare e fare giustizia e non permettere al regime di chiudere la faccenda con un nulla di fatto, nel tentativo maldestro di salvaguardare la propria immagine ed i rapporti con l’Italia”.
Insomma, il “Comitato” sembra non avere dubbi sulla responsabilità di al-Sisi, nonostante le indagini siano ancora ben lontane da una soluzione. E’ possibile che nel messaggio si cerchi di colpire il turismo e l’economia dell’Egitto e i rapporti tra Roma e Cairo? E’ una domanda più che legittima.
Ergo, qualcuno vuole delegittimare il governo di al-Sisi agli occhi dell'Italia e del mondo?
Inoltre, dov'erano gli islamisti, che oggi sono piazza per Giulio,  quando il leader dei Fratelli Musulmani, Mohamed Morsi, era al potere in Egitto e faceva torturare gli oppositori politici?
Quelle torture ci furono.
Inoltre, va chiarita anche un'altra cosa: l'Egitto non sta vivendo una bella situazione. Il Paese è in uno Stato di guerra.
Da una parte, c'è un governo militare,  che certamente non è democratico, ma dall'altra ci sono gli islamisti e (per quanto possa essere cattivo) questo governo militare è un argine contro l'Isis, che nella vicina Libia sta prendendo il potere, e gli islamisti.
Forse, Regeni (che collaborava con "Il Manifesto")  si è trovato ad avere a che fare con una situazione più grande di lui.
Cordiali saluti.

2 commenti:

  1. La morte di chiunque mi porta ad augurare un buon riposo eterno, con la speranza che si sia riconciliato con Dio.
    Per me non è chiaro cosa stesse facendo questo giovanotto: scriveva per Il Manifesto e basta, o quella era una copertura per la sua attività di spionaggio ? Forse non lo sapremo mai
    Non dico che Al Sisi sia una mammoletta ma è un argine contro i Jihadisti amici dei Fratelli Musulmani che invece sostengono Morsi, sostenuto a sua volta dalla sinistra italiana e mondiale

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.