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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 26 gennaio 2020

Una vittoria per un pugno di voti




Si comincia a capire il nervosismo palesato dal presidente uscente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini durante un dibattito televisivo nella trasmissione televisiva "Mattino 5".
Il video può essere visto qui sotto, preso dalla pagina Facebook "Noi con Giorgia Meloni".
Come riporta il quotidiano "Libero", le elezioni regionali in Emilia-Romagna che si stanno svolgendo oggi non sono mai state così poco scontate.
Negli altri anni, il centrosinistra vinceva nettamente.
Questa volta, la regione è contendibile.
Questo è lo stralcio preso da "Libero" che riassume il tutto:

"È una sfida aperta quella tra Lucia Borgonzoni e Stefano Bonaccini. Un testa a testa che si gioca anche sui numeri degli indecisi. Per il candidato del Pd sono 100mila i delusi necessari per portare a casa la vittoria. Differenti, invece, le cifre leghiste. La Borgonzoni, infatti, punta a il totale dei delusi e incerti e non al minimo per potersi salvare. Questi, secondo i calcoli della Lega, sono all'incirca 400mila su un totale di 3,5 milioni di votanti, praticamente 1 su 8".

In più, vi è la questione nazionale.
Queste elezioni che si stanno svolgendo in Emilia-Romagna e in Calabria hanno anche una valenza riguardo al reale consenso verso il governo nazionale.
Se la Calabria è data oramai al centrodestra, la partita in Emilia-Romagna è aperta.
In epoca repubblicana non è mai accaduto che l'Emilia-Romagna sia stata contendibile.
L'Emilia-Romagna è la regione rossa per antonomasia.
Mi ricordo del detto che dice: "Romagnolo anticlericale, marchigiano papalino".
Abitando nella Provincia di Mantova, una Provincia lombarda confinante con l'Emilia-Romagna ed affine più a quest'ultima che al resto della Lombardia, conosco molto bene la questione.
Se ci fosse stata una situazione come quelle degli anni precedenti, non ci sarebbe stata partita: Bonaccini avrebbe stravinto
Infatti, agli emiliani e ai romagnoli andava bene quel sistema.
Per anni, è sempre stato così.
Sia chiaro, gli emiliani ed i romagnoli non votavano quella compagine che garantiva quel sistema perché quest'ultimo piacesse ma votavano in quel modo perché non vedevano un'alternativa ad esso.
Oggi, invece, qualcosa è cambiato.
La crisi economica e le pessime politiche dei governi nazionali, i quali sono sempre stati espressi dagli stessi partiti che governano l'Emilia-Romagna, hanno cambiato la situazione.
Una parte degli elettori emiliani e romagnoli hanno capito che forse vi è una possibilità di cambiamento e che forse vi è un'alternativa a quel sistema che per anni hanno sostenuto con forza.
Si può liquidare come un fatto locale la vittoria del centrodestra in una città come Piacenza che è avvenuta nel 2017.
Per gli stessi emiliani, Piacenza è percepita come una città "un po' lombarda".
Il centrodestra aveva vinto già in passato in quella città.
Invece, sono clamorose le vittorie in città come Ferrara e Forlì, ove (per dirla in gergo calcistico) il centrodestra non ha mai toccato boccia.
Questo spaventa Bonaccini ed i suoi, come spaventa tutta la sinistra.
Per Bonaccini e la sinistra, anche una vittoria risicata sarebbe già una mezza sconfitta.
Sarebbe una vittoria di Pirro.
Per questo, Bonaccini e la sinistra sono nervosi.











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