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venerdì 17 gennaio 2020

Noi siamo ancora un Paese democratico?

Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo di Federico Punzi che è intitolato "Referendum elettorale troppo manipolativo, ma la Consulta può manipolare la Costituzione a suo piacimento e convenienza politica".
Ne riporto questo stralcio:

"Come ampiamente previsto, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum elettorale avanzata da ben otto Consigli regionali, a guida Lega e centrodestra, che mirava ad abrogare la quota proporzionale dell’attuale legge per l’elezione della Camera e del Senato passando quindi ad un sistema maggioritario di soli collegi uninominali.


In attesa di leggere le motivazioni, la bocciatura, così come sommariamente spiegata dal comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Consulta, sembra confermare, purtroppo, che ormai la materia elettorale è preclusa al voto referendario dei cittadini, in violazione de facto della Costituzione, che specifica molto chiaramente le uniche leggi che non si possono sottoporre a referendum abrogativo (“le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”)".

Sono perfettamente d'accordo con codeste parole.
Io mi chiedo se l'Italia sia ancora un Paese democratico, un Paese in cui il popolo che vota sceglie coloro che lo governano, o se sia una "democrazia guidata", un Paese in cui il popolo che vota può scegliere chi governa solo se piace ad alcuni poteri anche sovranazionali, come certi poteri europei e (da cattolico, mi spiace dirlo) da una certa parte della Chiesa cattolica.
Perché noi non possiamo avere un sistema elettorale maggioritario?
Con un sistema elettorale maggioritario vince chi prende più voti e chi vince governa, senza dovere fare dei passaggi inutili in Parlamento.
Con un sistema elettorale maggioritario, le forze politiche possono coalizzarsi prima del voto, così da dare uno schieramento ben definito dopo il voto. 
Un sistema maggioritario è la quintessenza della democrazia, a differenza di quello proporzionale.
Il sistema proporzionale, infatti, è un sistema che sacrifica la governabilità per la rappresentanza e che favorisce le alchimie di palazzo a scapito del voto democratico.
Con un sistema proporzionale non ci sono vincitori e vinti ma tutti vincono perché non c'è una maggioranza.
Con un sistema proporzionale, le maggioranze si fanno in Parlamento ed il popolo non conta nulla.
A questo punto, se i governi non sono eletti dal popolo e se la Corte costituzionale boccia una proposta di referendum sensata e legittima e che non rientra tra le materie su cui non è prevista la possibilità di fare tale consultazione, io (comune cittadino) mi faccio due domande sull'utilità del voto.
A questo punto, se non avessi senso civico, in occasione delle elezioni, io me ne andrei al mare e consiglierei agli altri di astenersi dal voto.
La storia dice che il sistema proporzionale non è democratico e non garantisce la governabilità.
Appare evidente che si voglia tutelare un sistema inviso alla maggioranza del popolo.
Dunque, noi siamo ancora un Paese democratico?
Io comincio ad avere forti dubbi.





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