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venerdì 2 agosto 2019

Il santo che fermò Hitler

Ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio che mi ha segnalato un articolo del sito dell'Associazione Tradizione Famiglia Proprietà che è intitolato "L’uomo che fermò Hitler".
Dell'articolo, scritto da Marco Giglio, riporto questo pezzo:

"Alle ore 23.00 il generale Ritter von Leeb riceve direttamente da Hitler il via libera. Alle ore 3.00 egli schiera le sue Panzerdivisionen sul confine e ordina l’attacco. In quell’istante succede un fatto inimmaginabile, raccontato dallo stesso generale:

“Dopo aver ordinato alle mie truppe di attaccare la Svizzera, successe un fatto che sconvolse la mia vita. Vidi intere divisioni ferme, senza poter avviarsi e senza poter sparare un solo colpo. Dopo aver ricevuto con stupore i rapporti dei miei subordinati feci rapporto al Führer. Infuriato, egli minacciò di fucilarmi se l’attacco non fosse avvenuto entro l’ora. Hitler non voleva credere che nessun carro armato, nessun camion e neanche una moto potessero partire. Lo stesso succedeva con gli aerei della Luftwaffe. Dopo tre tentativi, i mezzi erano ancora fermi, e gli aerei rimanevano a terra. Alla fine Berlino si arrese, e diede l’ordine di ritirata su tutto il fronte. In quel momento, i mezzi ripartirono senza alcun problema. La luce nella notte, una figura protesse la Svizzera e mi umiliò davanti al mio Führer”.

Il fatto sconvolse tanto von Leeb che, dopo aver comandato l’offensiva tedesca in Francia (giugno) e in Russia (settembre), col grado di Feldmaresciallo, diede le proprie dimissioni ritirandosi quindi a vita privata. Venne a morire nel 1956. Va detto, a onor del vero, che egli fu sempre uno strenuo avversario di Hitler e del nazismo.

A cosa si riferiva von Leeb con “la luce nella notte” e “una figura protesse la Svizzera”?

Molte testimonianze attestano che quella notte del 13 maggio 1940 una mano luminosa apparve nel Cielo, come proteggendo la Svizzera dai nazisti. Il comandante svizzero Langendorf, per esempio, scrisse: “La sera del 13 maggio 1940 apparve nel cielo una mano. La mano sembrava simboleggiare uno Stop”.

Lo stesso dichiara il brigadiere Hans Felix Pfenninger: “Sì, abbiamo visto nel cielo una mano, non solo io ma anche i miei soldati. Abbiamo dovuto riferire tutto ciò, sotto giuramento, al generale Guisan [Henri Guisan, Comandante capo delle forze svizzere, ndr]. Come evangelico, questo fu per me inspiegabile, e quindi mi sono convertito al cattolicesimo”.

Un medico militare, il dott. Walter Döbeli, scrisse: “Come protestante, debbo ammettere che fu san Nicola di Flüe colui che apparve in cielo e fermò la Wehrmacht, così salvando molte vite svizzere”.

A guerra finita, lo stesso Governo svizzero dichiarava per bocca del Consigliere federale Kaspar Villiger: “La guerra è finita e noi siamo convinti che, al fianco delle nostre truppe, vi sia stato il nostro patrono san Nicola di Flüe. Egli ha salvato la nazione dalla guerra”"
.

Per certi versi, questo articolo può farci capire qualcosa riguardo alla natura del popolo svizzero.
In primo luogo, in Svizzera ci sono popolazioni di lingua tedesca.
Eppure, durante il periodo del nazismo, gli svizzeri-tedeschi non si fecero prendere dal miraggio del pangermanesimo e dalle sirene della Germania nazista.
In secondo luogo, il fatto che anche i protestanti riconoscano un miracolo di San Nicola di Flue (1417-21 marzo 1487), dice molto su quello che unisce veramente il popolo svizzero.
Oltretutto, queste santo è patrono della Svizzera e della Guardia Svizzera Pontificia, quel corpo militare creato da Papa Giulio II nel 1506 e che nel 1527 protesse il suo successore, Papa Clemente VII, mentre fuggiva a Castel Sant'Angelo, quando i lanzichenecchi dell'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d'Asburgo arrivarono a Roma.
Il popolo svizzero ha un'anima francofona, una germanofona, una italofona ed una parlante romancio.
Le sue due religioni predominanti sono il protestantesimo ed il cattolicesimo.
Eppure, tutti gli Svizzeri, siano essi di lingua francese, tedesca, italiana o romancia e protestanti o cattolici, si sentono parte di un'unica grande famiglia.
Per certi versi, questo può essere sintetizzato in un monumento come la cattedrale di Basilea, nella quale riposano ancora oggi le spoglie di Erasmo da Rotterdam.
Sebbene avesse criticato alcuni aspetti del cattolicesimo dell'epoca, questi rimase cattolico fino alla morte (avvenuta fra l'11 ed il 12 luglio 1536) ma fu sepolto in una cattedrale oramai passata al protestantesimo.
Così, gli svizzeri germanofoni non sentono il desiderio di unirsi alla Germania né quelli di lingua italiana sentono il desiderio di unirsi al nostro Paese.
Questo è veramente grande e deve servire di lezione anche per noi italiani, che siamo presi dalle nostre divisioni tra nord e sud, tra i "polentoni" ed i "terroni".
In compenso, tra noi vi sono persone prive di amore patrio, dato che si dicono pronte a svendere la nostra sovranità ad un'Unione Europea che è illiberale e tecnocratica.
La Svizzera è un Paese federalista, con forti autonomie, ma si riconosce in un'unica grande famiglia.
Quindi, anche la figura di San Nicola di Flue è un simbolo del popolo svizzero.
Il santo protesse il suo popolo dal nazismo, che voleva assoggettare la Confoederatio Helvetica.
Eppure, il santo intercedette per fermare i nemici.
Egli fece fermare i nazisti per salvare tutti gli svizzeri, fossero stati romanci, svizzeri-tedeschi, svizzeri-francesi o svizzeri-italiani e di religione protestante o cattolica.
Forse, il fatto che questi svizzeri non vogliano entrare in questa Unione Europea (e hanno pienamente ragione) ci deve servire di lezione.
Essi si sentono un popolo, un popolo accogliente che però tiene alla sua integrità. 
Questo ci deve fare riflettere sul significato della parola "popolo". 

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