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lunedì 19 agosto 2019

Cinesi a Palermo, un bene o un male?

Sulla pagina Facebook "Quartiere Villa Tasca-Palermo", vi è questo articolo preso da "Live Sicilia":

"PALERMO SEMPRE PIÙ "MADE IN CHINA": IN ARRIVO CINQUE NUOVE APERTURE DI IMPRENDITORI CINESI
Un business senza tregua che sembra non conoscere crisi. E' quello dei cinesi a Palermo, che in pieno centro hanno avviato un nuovo ristorante e presto inaugureranno altre quattro attività. Un vero e proprio boom, alimentato dalle oltre quattrocento imprese già esistenti in città e in provincia e dalle altre che a breve apriranno le porte al pubblico.

E si investe ancora una volta nel settore "food": il nuovo ristorante di cucina italo-cinese si trova in un'area altamente commerciale, in piazza Castelnuovo, a pochi metri dal Teatro Politeama. Sempre in pieno centro, e precisamente in piazza San Francesco di Paola, un altro locale sarà avviato a metà agosto, mentre è prevista per la fine di ottobre l'apertura di altre tre attività nella zona di viale del Fante.

Insomma, l'economia del popolo delle lanterne rosse continua ad essere in fermento nel capoluogo siciliano e dopo l'avvio di un ufficio amministrativo in via Lincoln e di agenzie di viaggio per puntare sul turismo, è stata anche siglata l'intesa con Ctrip, il colosso asiatico che gestisce milioni di viaggiatori. Il protocollo è stato firmato pochi giorni fa nella sede dell'assessorato regionale al Turismo a Palermo, con Sicindustria e Confcommercio Sicilia, con l'obiettivo di aumentare il numero dei turisti cinesi nell'Isola.

Con oltre trecento milioni di utenti in Cina, Ctrip si impegna a distribuire le sue piattaforme online e le connessioni con i media per promuovere destinazioni turistiche ed esperienze locali siciliane verso il mercato turistico cinese di alto profilo: dalle stazioni balneari e spa termali, ai percorsi enogastronomici, gli itinerari d'arte e di storia.

Un business che continua a crescere, quindi, grazie al turismo e al commercio, con la creazione, tra l'altro, di nuovi posti di lavoro. Negli ultimi mesi, con l'apertura dei nuovi esercizi commerciali tra via Emerico Amari, via Cavour, via Maqueda e via Pignatelli Aragona, il numero dei palermitani che ha trovato un'occupazione in ristoranti, centri commerciali e caffetterie gestite da cinesi è aumentato.

"Si tratta inevitabilmente di nuove possibilità lavorative per i giovani disoccupati - dice Marco Mortillaro, commercialista e direttore dell'associazione "Cinesi d'Oltremare" -. Ricordiamo infatti, che i palermitani con regolare busta paga sono già più di 350, un numero destinato a crescere visto che le imprese italiane chiudono e licenziano in seguito ad una crisi sempre più forte. In un territorio dove la parola d'ordine è "partire" cercando fortuna al Nord o nel resto d'Europa, le attività commerciali cinesi rappresentano una realtà concreta di lavoro, al punto che è attualmente aperta la ricerca di di camerieri e di personale specializzato. Gli interessati si possono rivolgere alla comunità Cinesi d'Oltremare".

Un piccolo impero che a Palermo ha accolto a marzo il presidente Xi Jinping, che durante il suo tour a Palazzo dei Normanni aveva promesso ai palermitani un maggior numero di presenze cinesi nel capoluogo siciliano. "Gli investimenti in città non si fermano - precisa Mortillaro - e vengono effettuati nella legalità e nel rispetto delle norme fiscali. Basti pensare che i commercianti cinesi vengono sottoposti a controlli costanti che mirano ad accertare il pagamento delle tasse, al quale è vincolato il rinnovo del loro permesso di soggiorno. Un circuito che coinvolge positivamente anche tutti i dipendenti. Nelle nuove attività sono più di dieci i giovani assunti"
.

Che i disoccupati trovino lavoro è positivo ma riguardo alle attività cinesi vi è una controindicazione: il dumping che danneggia la nostra imprenditoria.
I cinesi sono degli esportatori.
Essi esportano le merci dal loro Paese.
Ora, questo è un problema, specie per ciò che concerne quei prodotti che sono simili ai nostri, i quali sono venduti ad un prezzo inferiore rispetto ai nostri. 
Questo danneggia la nostra imprenditoria, la quale è vessata anche da un sistema che ha una burocrazia prolissa, un fisco esoso e tante altre criticità che creano grossi problemi.
Dunque, bisogna vedere il pro ed il contro.
Certamente, oggi i cinesi possono creare molte opportunità.
Però, domani, quando il mercato italiano non sarà più conveniente ad essi, i cinesi se ne andranno via e (per dirla in gergo) noi resteremo con il sedere per aria.
Qui sta il problema.
Dunque, bisogna fare sì che la nostra imprenditoria possa alzare la testa ed iniziare a produrre, tagliando tasse e burocrazia e facendo serie riforme.
Se non facessimo ciò, il futuro nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti sarebbe oscuro. 

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